Arrestato idraulico 55enne insospettabile
Completamente nuda, in ginocchio e con le braccia legate a una sbarra orizzontale come crocifissa. Così è stato trovato il cadavere di una donna lo scorso lunedì mattina intorno alle 11 in via Cimitero di Ugnano, nella zona di Scandicci, a Firenze. Scandicci, tristemente famoso per i delitti tra il 1968 e il 1985 attribuiti al mostro di Firenze, ritorna a pensare a quella triste vicenda: molti di quei delitti terribili sono stati commessi proprio in quella zona a sud di Firenze e due sicuramente a Scandicci. La vittima è Andrea Cristina Zamfir, una prostituta romena di 26 anni trovata morta, con le mani legate ad una sbarra con il nastro adesivo, sotto un cavalcavia alle porte di Firenze. Le indagini sono coordinate da Paolo Canessa, lo stesso Pm che indagò sui delitti del “mostro di Firenze”. Quello che lascia pensare ad un serial Killer è il fatto che vi sono casi di violenza analoghi a questo, avvenuti negli anni precedenti, ma che non sono mai terminati con la morte delle prostitute.
Il caso più indietro negli anni sotto osservazione risalirebbe al 2006: all’epoca un uomo venne indagato ma poi fu prosciolto. Un anno fa, sempre in via Cimitero di Ugnano, era capitato un caso proprio simile. Era il 28 marzo del 2013, in quel caso la donna, una prostituta di 46 anni, con le sue urla aveva richiamato l’attenzione di alcune persone del luogo che avevano dato l’allarme. Ai carabinieri, che la trovarono nuda e con le braccia legate con dei lacci a una transenna spartitraffico, raccontò che un suo cliente l’aveva portata lì, immobilizzata, violentata e infine rapinata. Così dalle indagini è emersa l’ipotesi che dietro i ripetuti casi di prostitute seviziate e legate a Firenze e Prato, sarebbero sette negli ultimi otto anni e che siano opera di una sola persona.
La polizia scientifica, ha eseguito analisi su diversi campioni di Dna che potrebbero essere associati al presunto maniaco seriale, sono stati sentiti nuovi testimoni, in particolare sarebbero state ascoltate alcune prostitute che in passato avrebbero denunciato casi di violenza sessuale da parte di loro clienti. Una prostituta, il cui caso è quello che più si avvicina al caso di Zamfir per le modalità con cui è stato trovato il corpo, ha anche fornito un identikit.La prostituta, che è stata sentita dagli inquirenti, ha raccontato di essere stata legata a un palo dal suo cliente e poi seviziata con le braccia incrociate sul viso con il nastro adesivo. Dalla sua testimonianza ne è uscita l’identikit di un uomo italiano, tra i 50 e i 60 anni grasso e con pochi capelli. Un altro indizio che si è rivelato fondamentale è stato il nastro adesivo proveniente dai magazzini dell’ospedale di Careggi e utilizzato dal maniaco per legare i polsi alle sue vittime durante gli atti di violenza sessuale. È così che gli agenti sono arrivati a Riccardo Viti, un fiorentino di 55 anni, un insospettabile idraulico. Sarebbe anche responsabile di altre simili violenze avvenute negli scorsi anni. L’uomo è stato preso nella sua casa di via Locchi, alla immediata periferia nord di Firenze, nei pressi dell’ospedale di Careggi. “È finita, è finita. Ho fatto una sciocchezza, Sono finito. Ormai non mi salva nessuno”, sarebbero state le prime parole dell’uomo. Tra gli elementi che hanno portato al fermo ci sarebbe il nastro adesivo con il logo dall’azienda ospedaliera che è stato trovato in casa sua e con il quale era stata immobilizzata la vittima.
A Riccardo Viti gli investigatori sono arrivati anche ricostruendo tutto il percorso della sua auto, da quando ha preso a bordo la ragazza fino all’arrivo in via del cimitero di Ugnano, con le videoregistrazioni delle telecamere di sicurezza disseminate lungo il percorso. L’auto di Viti è stata trovata parcheggiata nei pressi dell’abitazione dell’uomo e sequestrata. Al momento dell’arresto l’uomo aveva con sé anche il giubbotto indossato quella sera. Inoltre, è stato rinvenuto nella sua abitazione lo scotch uguale a quello usato per legare la ragazza. Lo scotch sarebbe stato preso dai magazzini dell’ospedale di Careggi, a pochi minuti dalla casa del sospettato, dove lavora la compagna dell’uomo. La svolta alle indagini è arrivata grazie al rcordo di un poliziotto. L’agente, che ora lavora alla squadra mobile, si è ricordato di un intervento con la volante di circa due anni fa richiesto da prostitute in cui emergevano modalità di violenza analoghe a quelle dell’inchiesta. Furono identificate delle persone fra cui lo stesso Viti. Oltre alla confessione spontanea ed immediata del colpevole, il profilo genetico di Viti coincide con il Dna trovato sul luogo del delitto. “Ma che sei te il mostro di Ugnano” avrebbe chiesto l’anziana madre al figlio durante la pesiquizione, “Sì, sì, l’ho fatto io, non pensavo che morisse, ho fatto una bischerata”. Così l’idraulico ha fatto una prima ammissione mentre la squadra omicidio della questura di Firenze lo stava arrestando nella sua casa di via Locchi dove vive con gli anziani genitori, persone bravissime secondo i vicini per i quali il colpevole sarebbe anche lui una persona gentile anche se “un po’ ruvido e strano, a volte infantile”.Soddisfazione per come si sono svolte le indagini è stata espressa dal questore di Firenze, Raffaele Micillo“ perché la squadra mobile ed i carabinieri sono riusciti a catturare la bestia”. Era stato lo stesso questore a definire l’autore del gesto “una bestia”, pur dispiacendosi, ha detto, di paragonarlo agli animali. L’uomo arrestato, ha aggiunto Micillo, “è sicuramente responsabile del gesto e, probabilmente, degli altri fatti simili riscontrati precedentemente”.
La vittima, Andrea Cristina Zamfir, sarebbe madre di due figli piccoli, uno di tre anni e l’altro di uno che vivrebbero con i nonni in Romania. La polizia romena ha già comunicato ai genitori la notizia della morte della loro figlia. Sembra che i genitori fossero all’oscuro che la loro figlia si prostituisse e si drogasse dato che lei aveva raccontato che a Firenze aveva trovato un lavoro come cameriera in un ristorante. Il compagno della Zamfir si è presentato fuori dalla questura. L’uomo, Yean Ion Manta, 36 anni, romeno, piange e appare visibilmente scosso: “Andreea Cristina non si drogava e non si prostituiva. A casa non avevamo i soldi per mangiare. La sera in cui è morta – ha aggiunto – Cristina uscì intorno alle 22, mi disse che aveva un appuntamento di lavoro come baby sitter. Poi non l’ho più sentita, non ha più risposto al telefono e ai miei sms”.