Il blocco conservatore del Partito Popolare (PPE) mantiene la leadership all’interno del Parlamento Europeo con 212 seggi contro i socialisti del PSE, ma a vincere sono soprattutto i partiti euroscettici che avranno oltre 140 seggi, pur non rappresentando un blocco omogeneo
Sono queste le proiezioni effettuate dall’Istituto di rilevamento statistico sulla base dei risultati delle elezioni europee nei 28 paesi membri della Ue, con i liberali che restano il terzo gruppo parlamentare con 71 deputati, seguiti dai Verdi con 55. Ma tutte e quattro le formazioni filoeuropee hanno perso voti e seggi (523 contro 612 del 2009). Il PPE ne ha 63 in meno, i socialisti 10, i liberali 14 e i verdi 3. In crescita figura la sinistra radicale, che passa da 35 a 45 seggi, mentre risulta complessa la situazione a destra, con il gruppo di euroscettici che ruota attorno all’Ukip britannico di Nigel Farage con 36 seggi e i partiti che si sono alleati con il Fronte Nazionale di Marine le Pen (gli austriaci della FPO e gli olandesi del PVV) che avranno i numeri per formare un proprio gruppo, con 40 eurodeputati dei quali la metà francesi. Il leader del PPE e candidato alla Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha reclamato la vittoria e ha detto che spetta ai popolari scegliere il futuro presidente, che verrà eletto dai capi di Stato all’interno del Consiglio europeo, ma con la ratifica dell’Assemblea di Strasburgo. Il presidente uscente, Jose’ Manuel Barroso, ha fatto appello alle forze europeiste a unirsi per fronteggiare la vittoria dell’estrema destra. Secondo Barroso, le forze politiche rappresentate in seno alla Commissione (conservatori, socialisti e liberali) sono quelle che avranno la maggioranza anche nel nuovo Parlamento.
Ha scatenato un terremoto politico in Francia l’affermazione del Front national di Marine Le Pen. All’Eliseo lunedì mattina, il presidente francese Francois Hollande ha convocato una riunione per “trarre le conseguenze” dei risultati del voto europeo che ha visto il Partito socialista conquistare solo il terzo posto. Il premier Valls ha escluso lo scioglimento dell’Assemblée Nationale e le dimissioni del suo governo. “Un mandato è stato affidato per 5 anni. Il quinquennio deve arrivare a compimento”, ha dichiarato su RTL. Per Juncker “l’estrema destra e i populisti non hanno vinto queste elezioni, anche se il loro rafforzamento in alcuni Paesi mi preoccupa”, afferma il candidato dei popolari del Ppe alla presidenza dell’esecutivo Ue in un tweet, commentando il risultato delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Al Parlamento europeo il Ppe “ha un vantaggio a doppia cifra. Questo mi dà, in quanto candidato alla presidenza della Commissione, il diritto di cercare una maggioranza in Parlamento e in Consiglio”, aggiunge. “Gli elettori hanno mandato un avvertimento a tutti i partiti tradizionali e di governo. I cittadini europei sono stufi di disoccupazione, austerità e della caduta della qualità della vita”. Così Bernadette Ségol, segretario generale della Ces, Confederazione europea dei sindacati, commenta il risultato delle elezioni europee. “Per i cittadini – prosegue Segol – la crisi non è finita. Salvare l’euro è stato un inizio, ma la vera sfida è che i 26 milioni di disoccupati che ci sono in Europa tornino a lavorare. Continuare con l’austerità non è la risposta. L’Europa ha bisogno di grandi investimenti ai livelli europeo e nazionale per guidare la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro”. Inoltre Segol sottolinea che “l’Ue è spesso accusata di essere un progetto elitario, e perseguendo politiche economiche che fanno pagare ai cittadini gli errori delle banche, ha fortemente rafforzato questa impressione. Ci deve essere un cambiamento nella politica. L’Ue deve concentrarsi sulle esigenze dei suoi cittadini”. Non solo. L’Unione, dice ancora Segol, “deve essere chiara nel dire no al razzismo e deve riconquistare gli elettori scettici affrontando la crisi della disoccupazione”.
La prima prova delle politiche della nuova Ue ci sarà, ricorda Segol, “con le raccomandazioni a giugno di politica economica della Commissione europea agli Stati membri”. “Il Parlamento europeo deve insistere per decidere chi diventa presidente della Commissione europea, carica che – conclude – deve essere determinata dalle elezioni europee, non dai capi di governo a porte chiuse”. La Confederazione europea dei sindacati (Ces) fondata nel 1973, oggi rappresenta 85 organizzazioni sindacali di 36 paesi europei.