Lo sfidante presidenziale afghano Abdullah Abdullah fa un passo indietro: le sue richieste per un ballottaggio “equo’’ non sono state accolte e quindi, ha annunciato, non parteciperà al secondo turno delle presidenziali, in programma per il prossimo 7 novembre. Però, ha aggiunto, non ha chiesto ai suoi elettori di boicottare la consultazione elettorale, che va comunque avanti, con un candidato unico, il presidente uscente Hamid Karzai, e soprattutto ha esortato i suoi sostenitori a mantenere la calma, “a non scendere in piazza e a non manifestare’’.
“È stata una decisione difficile’’, ha detto Abdullah ai giornalisti dopo un incontro con i suoi sostenitori in una grande tenda ad ovest di Kabul. Un decisione presa “per protestare contro il cattivo comportamento del governo e della Commissione elettorale indipendente’’.
Abdullah aveva posto a Karzai un ultimatum, chiedendo in particolare la rimozione del responsabile della Commissione elettorale indipendente, ovvero un ex collaboratore dello stesso Karzai, e di tre ministri, tra cui quello degli interni, da lui considerati responsabili delle diffuse frodi che hanno marcato il primo turno delle presidenziali, il 20 agosto scorso. Condizioni che il presidente ha respinto.
In queste condizioni, ha ddichiarato Abdullah, “il secondo turno sarebbe ancora peggiore del primo’’, in cui circa un milione di voti sono stati annullati e l’iniziale consenso del 56,6 per cento attribuito a Karzai è stato poi ridotto al 49,7, contro il 30,59 di Abdullah.
Un alto responsabile della campagna del presidente Karzai, Moin Marastyal, ha intanto rapidamente fatto sapere che la consultazione elettorale andrà avanti ugualmente: “Per quanto ci riguarda, andiamo avanti con il ballottaggio’’, ha detto; mentre Wahid Omar, portavoce dello stesso team presidenziale, ha detto di ritenere che “le elezioni vadano fatte e che il processo vada concluso’’, perché “bisogna dare al popolo afghano il diritto di votare’’.
Resta da vedere come sarà l’afflusso alle urne, che già al primo turno è stato solo del 38 per cento e marcato da diffuse violenze scatenate dai talebani.
Resta anche da vedere se la legittimità del presidente Karzai, che avrà dunque ora un nuovo mandato di cinque anni, non verrà apertamente contestata dai suoi molti oppositori.
In ogni caso, Abdullah ha tenuto a precisare che la sua decisione “è definitiva’’ e che “non è stata presa in cambio di chissà cosa, con chicchessia’’, come a smentire le voci secondo cui ci sarebbero in corso trattative per una sua partecipazione di alto profilo nel prossimo esecutivo.
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