Rajoy: “Juan Carlos è stato il più grande sostenitore della nostra democrazia”
Juan Carlos, 76 anni, rinuncia al trono avviando di fatto la procedura di successione prevista dalla Costituzione. La monarchia spagnola, con Juan Carlos di Borbone, era tornata a regnare nel Paese con la morte di Francisco Franco, nel novembre del 1975. Preparato negli anni alla “Jefatura del estado” in chiave franchista da parte dello stesso “caudillo”, Juan Carlos non appena salito al trono, in un passaggio epocale della storia di Spagna, ha saputo però invertire velocemente la rotta, traghettando la nazione in pochi anni e senza odi tra le parti, dalla dittatura alla democrazia, guidando da palazzo la cosiddetta “transizione”. Nato a Roma il 5 gennaio 1938, dove era esiliata la famiglia reale spagnola per la proclamazione della Repubblica nel 1931, Juan Carlos è il figlio di Don Juan di Borbone e Battenberg, conte di Barcellona e capo della Casa Reale dalla rinuncia di suo padre, Alfonso XIII. È sposato dal 1962 con Sofia di Grecia, dalla quale ha avuto tre figli, la primogenita Elena, poi l’erede Felipe ed infine l’Infanta Cristina.
La transizione verso la democrazia, in una fase in cui la fine del franchismo non era affatto scontata, lo ha visto al centro del processo già dal suo primo messaggio alle “Cortes”, cioè al parlamento spagnolo, in cui affermò di voler essere “il re di tutti gli spagnoli, senza eccezioni”. Nel 1977 arrivarono così le prime elezioni democratiche in Spagna dal 1936, e a seguire l’elaborazione dell’attuale Costituzione. Fu protagonista, anche controverso ma alla fine vincente nell’apprezzamento generale dell’opinione pubblica spagnola, nel fallimento del tentativo di golpe di alcuni alti vertici militari il 23 febbraio del 1981, con l’irruzione del tenente colonnello Antonio Tejero in parlamento. Respingendo ogni tentativo di ritorno al passato e rivolgendosi direttamente ai militari, Juan Carlos con uno storico messaggio televisivo alla nazione di fatto ristabilì l’ordine democratico con l’automatico ed immediato rientro dei pochi ma importanti reparti che già si stavano dirigendo verso i centri nevralgici di alcune città spagnole.
Da quel momento la Spagna intera tornò ad essere nell’affetto della gente più che monarchica “juan carlista”. È stato anche, durante il suo regno, punto fermo dello Stato nella lotta al terrorismo degli indipendentisti baschi dell’Eta. Nel 1995, un fallito tentativo degli indipendentisti baschi di assassinare il re, provocò un’ondata di choc in tutto il Paese. Per molti, Juan Carlos era “il miglior ambasciatore della Spagna” mentre anche chi non era monarchico, come il leader comunista Santiago Carrillo, dichiarava che sarebbe stato “un eccellente presidente della repubblica”. Solo pochi irriducibili repubblicani o gruppi indipendentisti erano ostili al sovrano. Ma l’idillio fra il re e il suo popolo si è incrinato nel 2012, quando una frattura all’anca in Botswana ha rivelato che Juan Carlos era impegnato in una battuta di caccia all’elefante in Botswana. La vacanza di lusso del re mentre la Spagna era in preda alla crisi economica indignò gran parte dell’opinione pubblica, tanto che Juan Carlos decise, per la prima volta in vita sua, di scusarsi in pubblico.
Il consolidamento dell’istituzione monarchica nel tempo si è comunque realizzato completamente, anche se negli ultimi anni ha subito forti scossoni dovuti ad una serie di vicende, anche giudiziarie, che hanno visto coinvolto ad esempio il marito dell’Infanta Cristina, l’ex giocatore pallamano basco Urdangarin. Grande sportivo, appassionato velista, Juan Carlos parlerà di nuovo nel corso della giornata alla nazione per annunciare la sua decisione di lasciare il trono a Felipe, preparato da tempo al suo futuro da re contemporaneo. Già convocato invece dal premier Rajoy un consiglio dei ministri straordinario, che dovrà approvare una legge organica per rendere concreta la successione del 46enne principe delle Asturie. “Juan Carlos è stato il più grande sostenitore della nostra democrazia – ha detto Rajoy – . Il simbolo migliore della strada che gli spagnoli hanno percorso insieme in pace e libertà”.