In futuro quasi ogni economia domestica dovrà pagare il canone radio-tv. Respinta una richiesta borghese che voleva esentare le aziende
Dopo il Consiglio nazionale anche gli Stati hanno approvato la modifica della Legge federale sulla radiotelevisione (LRTV) con 25 voti contro 11 e 5 astenuti. In futuro il canone radio-tv sarà uno solo e dovrà essere pagato da quasi tutti i cittadini. Il sistema attuale di riscossione è superato e complicato e lo scopo della revisione è di semplificarlo. L’entrata in vigore è prevista per il 2018. L’evoluzione digitale ha investito tutti i media e consente di usufruire dei programmi radio-televisivi sugli smartphone, sui computer e tablet. Diventa così difficile vincolare l’obbligo di pagare il canone. Il ministro delle comunicazioni, Doris Leuthard, ha detto che è necessario un nuovo sistema di riscossione del canone e ha criticato i politici che si riscaldano sul canone: “Tutti avete un Laptop finanziato dalla Confederazione, dunque un apparecchio di ricezione”. Un’esenzione dall’obbligo di pagare il canone è, di fatto, contro la legge. È giusto dunque che tutti vengano chiamati alla cassa.
Con la riforma più persone pagheranno il canone e in compenso il governo prevede di ridurre la tassa da 462.40 franchi a 400 franchi annui. Chi vorrà essere esentato dovrà chiederlo esplicitamente, mentre chi riceve prestazioni complementari AVS/AI o soggiorna in un’istituzione come una casa per anziani sarà esentato. Inoltre gli Stati hanno bocciato una proposta del Nazionale che voleva concedere un’esenzione di cinque anni alle economie domestiche che non hanno un apparecchio radio-tv: troppe le spese di controllo e di amministrazione e soprattutto ci sarebbe un rinvio degli inconvenienti dell’attuale sistema. Il Consiglio degli Stati si è anche opposto al Governo e al Nazionale che chiedevano di rimborsare alle economie domestiche o imprese i soldi pagati in eccesso dal 2007 e che non sono stati potuti essere versati ai media privati. 14 franchi per ognuno sono pochi e genererebbero notevoli spese di amministrazione. I consiglieri di stato preferiscono destinarli per un quarto alla formazione dei giornalisti e il resto alla promozione di nuove tecnologie.
Il progetto della LRTV ha però incontrato una forte resistenza dai ranghi borghesi. Su proposta di Hans Altherr (PLR) la destra aveva tentato di rinviare il dossier in commissione, chiedendo di attendere il dibattito sul servizio pubblico. In realtà è poi emerso che la destra auspicava l’esenzione delle imprese dal canone. Inoltre non era disposta ad accettare nuovi oneri per le imprese che passerebbero da 40 a 200 milioni di franchi. A loro avviso gli imprenditori pagherebbero doppio, dato che pagano anche in qualità di cittadini. Se si esentano le imprese, saranno le economie domestiche a pagare di più o la Società svizzera di radiotelevisione (SSR) taglierebbe le sue prestazioni, hanno ribattuto i sostenitori della riforma. Doris Leuthard ha precisato che le piccole e medie imprese (PMI) con un fatturato inferiore ai 500.000 franchi (oltre il 70%) sarà esentato e per le altre imprese il canone sarà calcolato in base al giro d’affari. La proposta della destra è stata bocciata con 24 voti contro 14, ma i borghesi non si danno per vinti e non escludono il referendum. Il dossier tornerà al Nazionale per appianare alcune divergenze.