La Commissione europea ha approvato finanziamenti per oltre 200 milioni di euro destinati a 196 nuovi progetti nell’ambito del programma “Life+” per la conservazione e il miglioramento dell’ambiente.
Il nostro è il Paese che riceverà il maggior numero di stanziamenti per un totale di 40 programmi e 92,5 milioni di euro che verranno distribuiti sull’intero territorio nazionale, con il coinvolgimento di enti locali, imprese, centri di ricerca e università.
Tre i campi di azione del programma europeo – natura e biodiversità, politiche e governance ambientali, informazione e comunicazione – anche se ad aggiudicarsi la quota più alta di fondi saranno i progetti che si occupano della gestione dei rifiuti e delle risorse naturali, seguiti dal capitolo cambiamenti climatici e risorse idriche.
“Questo è un grande passo in avanti per l’Italia in vista della prossima conferenza di Copenaghen”, ha affermato il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, commentando il primato italiano sul fronte dei finanziamenti stanziati dall’Ue per l’attuazione del “Life+”.
Questo, invece, il commento del Commissario europeo per l’Ambiente Stavros Dimas: “Sono convinto che questi progetti recheranno un sostanziale contributo alla tutela della natura e al miglioramento dell’ambiente, contribuendo altresì a sensibilizzare gli Europei sulle principali sfide ambientali cui siamo confrontati, in particolare i cambiamenti climatici e la perdita della biodiversità.”
Nel Belpaese la rivoluzione “green” vanta anche un notevole impegno da parte delle imprese, l’85% delle quali sta già investendo nella sostenibilità e la responsabilità sociale, nonostante le negative ripercussioni della crisi economica e i timidi segnali di ripresa.
Lo afferma uno studio condotto dalla ‘Det Norske Veritas’ e dall’università Bocconi di Milano, che ha coinvolto circa settemila aziende di tutto il mondo, di cui oltre due mila italiane.
Imprenditori e manager dimostrano dunque di essere consapevoli dell’importanza della tutela dell’ambiente, della sicurezza sul lavoro e dell’efficienza energetica per poter essere veramente competitivi a livello internazionale.
Spicca inoltre il dato relativo alla volontà delle piccole imprese di incrementare i livelli di investimento in questo ambito (26% contro una media del 15%). E per sostenere le buone intenzioni degli imprenditori occorrerebbe abolire l’Ici per gli impianti che producono energie rinnovabili. La proposta è stata lanciata dal Kyoto Club, insieme alle associazioni di categoria e a quelle ambientaliste.
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