I gruppi più colpiti da povertà reddituale sono le famiglie monoparentali e le persone con un basso livello formativo
Sono ritenute povere persone che non dispongono di risorse finanziarie sufficienti per sostenere le spese necessarie come l’affitto, le assicurazioni, nonché le necessità generali (generi alimentari, abbigliamento e altre) che permettono una vita integrata socialmente.
Per condurre una vita al di sopra del minimo esistenziale una persona sola deve avere a disposizione più di 2.200 franchi al mese, mentre due adulti con due figli (meno di 14 anni d’età) più di 4.050 franchi, altrimenti cadono nell’indigenza e possono essere considerate povere. Sono i criteri dell’Ufficio federale di statistica (UST) che definiscono la povertà reddituale. Per molte persone arrivare a fine mese non è per nulla facile. In Svizzera una persona su 13 può essere considerata povera, un dato che equivale a 590.000 persone, il 7.7% della popolazione in economie domestiche. Il rischio di entrare in questa categoria è stimato per oltre un milione di persone. Sono i dati emersi nell’ultima statistica federale sui redditi e le condizioni di vita nel 2012, dalla quale emerge anche che di questi poveri 130.000 avevano un lavoro. Dal 2007 (9.3%) la quota di povertà non è cambiata di molto ed è scesa dell’1.6%. Il lato negativo dei dati è che, dopo il chiaro calo del 2009, il tasso di povertà non è più sceso, ma se si vede l’aspetto positivo, allora si può constatare come la crisi finanziaria non abbia fatto aumentare il numero di chi vive sotto la soglia di povertà.
Come negli anni precedenti in cima alla classifica dei bisognosi ci sono le famiglie monoparentali con un tasso di povertà del 16.5%, mentre gli adulti che vivono soli sono il 17.9% e le economie domestiche con persone fuori dal mondo del lavoro il 20.2%. Il 13.9% sono i poveri senza formazione post-obbligatoria, quota che diminuisce se il livello di formazione è alto. Non sorprende dunque che i tassi più bassi (3.5%) si registrino in economie domestiche con diverse persone che hanno un’attività lavorativa, che di per sé consente di mettersi al riparo dalla povertà. La quota di chi è occupato, è marcatamente più bassa in confronto alle persone di 18 anni e più senza lavoro (15.7%). Un tasso alto si registra per gli anziani sopra i 65 anni (16.4%), cifra che però va interpretata con cautela, dato che, rispetto ad altre classi di età, i pensionati possono ricorrere al patrimonio accumulato, che nella statistica non è preso in considerazione, per coprire le spese correnti.
Comunque in un contesto europeo la Svizzera si può sentire in parte sollevata. L’impatto della povertà resta decisamente inferiore a questi paesi. Per il confronto a livello internazionale viene impiegato il tasso di rischio povertà, che in Svizzera, con il 15.9%, è inferiore alla media dell’Unione Europea (UE) con il 16.9%. L’UST ha calcolato i dati sulla base di un campione di 7000 economie domestiche, nelle quali vivono più di 17.000 persone, che hanno il loro domicilio stabile in Svizzera.
Gaetano Scopelliti