298 vittime. È il bilancio del disastro dell’aereo della Malaysian Airlines precipitato in Ucraina, a 60 km dal confine con la Russia
La compagnia ha riferito che a bordo vi erano 283 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio di nazionalità malese. Il Boeing 777 in volo tra Amsterdam e Kuala Lumpur sarebbe precipitato non lontano da Donetsk, dove sono in corso combattimenti tra i separatisti filorussi e l’esercito ucraino. Secondo l’Interfax, il Boeing sarebbe stato abbattuto mentre volava a 10mila metri di altezza. A far luce sull’accaduto potrebbe essere quanto contenuto nella scatola nera. I separatisti hanno inoltre promesso libero accesso a soccorritori e inquirenti sul luogo dove si è schiantato il Boeing. Lo comunica da Vienna l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). I ribelli di Donetsk hanno accettato di isolare l’area per permettere il recupero dei corpi delle vittime e l’accesso a inquirenti ucraini e internazionali, oltre che agli osservatori dell’Osce. Il presidente Obama ha assicurato al presidente ucraino Poroshenko la disponibilità americana “a offrire immediatamente tutta l’assistenza possibile” per far luce sulla vicenda. “Poroshenko – sottolinea una nota della Casa Bianca – ha accolto positivamente l’aiuto degli investigatori internazionali per garantire un’indagine trasparente e completa”. Fra le vittime c’è anche Joep Lange, un importante scienziato nel campo della lotta contro l’Aids. Lo ha reso noto l’International Aids Society, di cui l’olandese Lange è stato presidente. Secondo i giornali australiani, un centinaio dei 283 passeggeri erano in viaggio per partecipare a una conferenza internazionale sull’Aids iniziata lo scorso fine settimana a Melbourne. Visto i problemi riscontrati nell’accedere alla zona del disastro aereo, Europa e Stati Uniti si mostrano più duri con la Russia. Merkel, Cameron e Hollande hanno chiesto a Mosca di permettere l’accesso agli ispettori Osce sul luogo del disastro, altrimenti l’Ue “ne trarrà le conseguenze”. Minacce che hanno smosso qualcosa, tanto che dal Cremlino un portavoce del governo olandese ha fatto sapere che Vladimir Putin, durante una nuova telefonata con il premier Mark Rutte, si è impegnato in prima persona a garantire “piena cooperazione” per far sì che le scatole nere del velivolo siano consegnate agli ispettori internazionali e che l’accesso al sito della sciagura sia assicurato senza ulteriori limitazioni. Era già noto, infatti, che i separatisti erano in possesso di “materiale che potrebbe provenire dalle scatole nere” dell’aereo malese precipitato in Ucraina. A renderlo noto uno dei loro leader, Alexandre Borodai, aggiungendo di essere pronto a consegnarlo agli esperti internazionali incaricati delle indagini, perché i ribelli “non hanno specialisti e non si fidano di quelli ucraini”. Così, nonostante delle prime notizie di una presunta intercettazione fratta filtrare dall’intelligence di Kiev che rivelerebbe un ordine di far sparire le scatole nere dato da Mosca ai separatisti, nella notte tra lunedì e martedì scorso i ribelli filorussi hanno consegnato le due scatole nere, a quanto pare intatte, agli esperti di Kuala Lumpur e hanno annunciato il cessate il fuoco in un raggio di 10 chilometri nella zona dell’est dell’Ucraina in cui è precipitato l’aereo della Malaysia. Lo rendono noto i principali media internazionali. Nel frattempo divaga sconcerto e rabbia per il trattamento riservato alle vittime della sciagura. La missione Osce, accompagnata da un gruppo di ribelli è riuscita a verificare la presenza di gran parte dei corpi delle vittime della sciagura su un treno alla stazione della città di Torez, diverse miglia distante dal sito della tragedia. I corpi hanno occupato cinque carrozze del treno, apparentemente refrigerate e con destinazione incerta. Pare però che la prima sosta del treno sarà Kharkiv, a 300 chilometri di distanza, in mano alle forze lealiste, che dispone di tutte le strutture adeguate per le autopsie e gli esami del Dna. E dove tutto è pronto per accogliere i parenti delle vittime, lo ha affermato il presidente ucraino Petro Poroshenko. Incertezza anche per il numero delle vittime caricate sul treno: Kiev riferisce che nei vagoni refrigerati ci sono 252 corpi, mentre gli esperti internazionali parlano di 282. Gli ispettori hanno potuto visionare solo sommariamente i cadaveri su tre vagoni refrigerati, in mezzo a un fetore insopportabile, circondati da miliziani armati e ostili, non potendo neppure contare i corpi per confermarne il numero.