Bruxelles ha respinto la domanda di rinegoziare l’accordo, ma il Governo svizzero presenterà entro l’anno il progetto di legge per i contingentamenti
Le misure proposte per l’attuazione dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” sono incompatibili con l’accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC). Il Governo vuole fissare dei contingenti per tutti gli stranieri, frontalieri inclusi, a partire da un soggiorno di quattro mesi, ma rinuncia a riproporre lo statuto di stagionale e a restringere il diritto al ricongiungimento famigliare. Sono stati i primi passi di un lungo processo e su questa base, a inizio luglio, il Consiglio federale aveva chiesto formalmente all’Unione europea (Ue) di rinegoziare il trattato. Ma era prevedibile che l’Ue non avrebbe preso in considerazione la proposta e in una missiva ufficiale approvata dagli ambasciatori dei 28 paesi dell’Ue e firmata dalla responsabile della politica estera Catherine Ashton, ha ribadito il rifiuto a rinegoziare l’accordo. Per Bruxelles l’introduzione dei contingenti, di tetti massimi e la scelta prioritaria nel mondo del lavoro dei cittadini svizzeri sono un contraddizione con l’accordo. La linea direttiva abbozzata dal governo svizzero e trasmessa come richiesta formale di modificare l’accordo, resta inaccettabile.. Il “no” dell’Ue vede aumentare il rischio che l’accordo potrebbe essere rescisso.
Ma il ministro della Giustizia Simonetta Sommaruga non si è scoraggiata e intende applicare alla lettera l’iniziativa. Entro la fine dell’anno sarà presentato il progetto di legge per i contingentamenti, che sarà sottoposto al parlamento nel 2015. La strategia da seguire non è ancora chiara, perché secondo Sommaruga, ci sono alcune varianti su cui discutere e sarebbe sbagliato “concentrarsi e approfondire su una sola strategia”. La possibilità di cancellare la libera circolazione è stata presa in considerazione anche dal presidente della Confederazione Didier Burkhalter durante le festività del 1. agosto. Bisogna trovare una soluzione che accumuni il controllo dell’immigrazione e la via bilaterale, altrimenti “se non sarà possibile, l’accordo sarà rescisso”. Uno spiraglio rimane aperto nell’ultima frase della missiva: l’Ue è disposta a discutere dei “problemi di applicazione dell’accordo”, ma in nessun caso sull’accordo stesso. Comunque le posizioni di Svizzera e Ue restano distanti, così di avere l’impressione che l’accordo non è più salvabile. Un eventuale cancellazione potrebbe essere anche sopportata dalla Svizzera, ma l’Ue ha minacciato di annullare tutti gli altri accordi bilaterali. Questo è ritenuto dagli esperti inverosimile, poiché implica il consenso di ogni singolo stato e del Parlamento europeo. Per il governo svizzero sarà un compito arduo evitarne l’annullamento quando si avvieranno le prossime trattive.
Il “no” di Bruxelles non ha sorpreso i parlamentari svizzeri, ma ha suscitato reazioni contrastanti. Per il PS l’abbozzo del Consiglio federale è fallito, poiché “la soluzione dei contingenti non è attuabile”. Il PBD non punta più ad una trattativa ed esige una nuova votazione sulla libera circolazione delle persone per salvarla. Più ottimisti i partiti borghesi del PLR e PPD che puntano ancora al dialogo. L’UDC non disdegna una trattativa e come paese non membro ha il diritto di concordare con l’Ue altre soluzioni sull’immigrazione, ma o si tratta o “fra tre anni la Svizzera dovrà denuncerà l’intesa”.