Per la prima volta Papa Francesco ha visitato il continente asiatico per celebrare la giornata gioventù
È stata una messa coloratissima e piena di costumi esotici e pagode, quella che Papa Francesco ha tenuto la scorsa domenica in Corea del Sud, 6000 giovani provenienti da 22 paesi del continente hanno festeggiato insieme al Pontefice. Il Papa ha poi invitato i 5000 religiosi, che lo hanno accolto molto festosamente, a seguire radicalmente lo stile evangelico della povertà. “Questo nostro bisogno fondamentale di essere perdonati e guariti è in se stesso una forma di povertà che non dovremmo mai dimenticare, nonostante tutti i progressi che faremo verso la virtù”, ha detto Bergoglio, per poi ammonire: “L’ipocrisia di quegli uomini e donne consacrate che professano il voto di povertà e tuttavia vivono da ricchi, ferisce le anime dei fedeli e danneggia la Chiesa”. Con i religiosi il Papa doveva presiedere i Vespri, ma, a causa della visita prolungata con i disabili, ha accorciato il programma. “C’è un piccolo problema”, ha spiegato: “Se c’è una cosa che mai si deve trascurare è la preghiera, ma oggi faremo la preghiera da soli, vi spiego perché non possiamo pregare i vespri insieme: sono venuto in elicottero, e con il decollo dell’elicottero, se non decolliamo in tempo, c’è pericolo di finire sfasciati su una montagna”, a causa del maltempo. Prima di fare rientro a Seoul, il Papa ha fatto una visita ai leader laici della Chiesa coreana. “Come dimostra l’esempio dei primi cristiani coreani – ha detto loro – la fecondità della fede si esprime in solidarietà concreta nei confronti dei nostri fratelli e sorelle, senza alcun riguardo alla loro cultura e allo stato sociale, poiché in Cristo ‘non c’è greco o giudeo’”, ha detto loro il Papa.
L’aiuto ai poveri, ha continuato, “non si esaurisce con l’assistenza caritativa, ma deve estendersi anche ad un impegno per la crescita umana. Assistere i poveri è cosa buona e necessaria, ma non è sufficiente”, perché, ha detto a braccio, questa umanità sia “minacciata dalla cultura del denaro che lascia senza lavoro tante persone. Noi possiamo dire: noi gli diamo da mangiare. Ma non è sufficiente. Chi è senza lavoro deve sentire la dignità di portare il pane a casa, vi affido questo lavoro”. I cristiani non vengono “per conquistare, ma per essere parte di un dialogo e della società; la cosa importante è camminare insieme”. Lo ha detto Papa Francesco, parlando a braccio ai vescovi di 35 Paesi asiatici che ha incontrato nel santuario di Haemi. “Non mi riferisco – ha aggiunto il Papa – solo al dialogo politico, ma anche al dialogo umano e fraterno”. “Spero fermamente che i Paesi del vostro Continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena non esiteranno a promuovere un dialogo a beneficio di tutti”, ha detto Francesco. “Quando guardiamo al grande Continente asiatico, con la sua vasta estensione di terre, le sue antiche culture e tradizioni, siamo consapevoli che, nel piano di Dio, le vostre comunità cristiane sono davvero un pusillus grex, un piccolo gregge – ha sottolineato il Papa – al quale tuttavia è stata affidata la missione di portare la luce del Vangelo fino ai confini della terra”. “Il Buon Pastore, che conosce e ama ciascuna delle sue pecore, guidi e irrobustisca i vostri sforzi nel radunarle in unità con Lui e con tutti gli altri membri del suo gregge sparso per il mondo. Affido ciascuno di voi all’intercessione di Maria, Madre della Chiesa – ha concluso Francesco, rivolgendosi a 68 vescovi di 35 paesi asiatici – e impartisco di cuore la mia benedizione, quale pegno di grazia e pace nel Signore”.
L’invito ai giovani – ”Svegliatevi, alzatevi!”. E’ l’esportazione che Papa Francesco ha rivolto ai giovani durante l’omelia. ”Wake up, wake up”, ha ripetuto più volte il Papa in inglese. Il Papa ha battezzato Lee Ho Jin, padre di uno dei ragazzi morti nel naufragio del traghetto Sewol, nel quale lo scorso aprile sono morte 293 persone, e 10 disperse, in gran parte ragazzi della scuola superiore. Lee ha scelto di chiamarsi Francesco. Gli organizzatori locali stimano in circa un milione le persone presenti alla messa che il Papa, con il cardinale Pietro Parolin e l’arcivescovo Andrew Yeom Soo-jung, celebra presso la Porta di Gwanghwaum di Suel. Durante il rito, celebrato in latino e coreano, il Pontefice ha beatificato Paul Yun Ji-Chung, primo martire della Chiesa coreana e altri 123 suoi compagni, uccisi durante la persecuzione del 1791.
Nuovo messaggo di Papa Francesco al Presidente della Repubblica popolare della Cina Xi Jinping. Sul volo di ritorno dalla Corea a Roma, così come aveva fatto sul volo di andata, Jorge Mario Bergoglio, al quale, per la prima volta nella storia, le autorità di Pechino hanno permesso di sorvolare la Cina, ha inviato un messaggio augurale al suo Presidente. Si tratta di una consuetudine per tutti i paesi sorvolati da un aereo papale ad ogni viaggio internazionale, ma, nel linguaggio delle feluche, è un segnale di dialogo tra Cina e Santa Sede, che non hanno rapporti diplomatici dall’epoca di Mao Tse-tung (1951). “Ritornando a Roma dopo la mia visita in Corea, desidero rinnovare a Vostra Eccelenza e ai vostri concittadini la certezza dei miei migliori auspici, mentre invoco benedizioni divine per la vostra terra”, scrive il Papa a Xi Jinping. Al messaggio augurale all’andata – che, secondo alcune ricostruzioni, non sarebbe giunto tempestivamente a Pechino a causa di un disguido tecnico – ha risposto non già lo stesso presidente, ma un portavoce del ministero degli Esteri cinesi: “Abbiamo ricevuto le osservazioni di Papa Francesco. La Cina è sempre stata sincera nel migliorare le sue relazioni con il Vaticano e ha sempre fatto sforzi positivi in questo senso”.