Tutta la Svizzera ha seguito la faccenda di Geri Müller, Consigliere nazionale e sindaco di Baden, il politico che è stato accusato dalla stampa domenicale di aver inviato foto in cui appare nudo, fotografie scattate nel suo ufficio. Senza entrare troppo nel merito della faccenda facciamo un piccolo riassunto dell’accaduto: Müller ammette di aver avuto una relazione tramite chat. Il consigliere nazionale ha affermato che la donna in questione “ha esercitato una enorme pressione nei miei confronti minacciando di divulgare alla stampa e a terze persone elementi di carattere privato per farmi del male”. Müller afferma anche di aver tentato di dissuadere la donna e di convincerla a rispettare la sua sfera privata.
Il consigliere nazionale fa anche prova di autocritica: “devo rimproverarmi, credevo che elementi privati sarebbero rimasti privati”. Müller afferma anche di aver lui stesso contattato la polizia dopo che la donna ha minacciato di suicidarsi.
La “Schweiz am Sonntag” sostiene che durante una chiacchierata su internet (tramite chat) Müller abbia inviato alla donna foto in cui appare nudo. Queste fotografie sarebbero state scattate anche in edifici pubblici e durante il tempo di lavoro. Il giornale afferma di basarsi su documenti in suo possesso.
Sono quasi infinite le polemiche che sono seguite alla pubblicazione della faccenda pubblicata dal giornale “Schweiz am Sonntag”, tutta la Svizzera ha discusso sulla faccenda di Müller, trattando diversi argomenti e mettendo in discussione diversi punti importanti. Fino a che punto un politico deve avere la coscienza pulita? Quanto possono rivelare i media sulla vita privata di un cittadino?
Le reazioni sono state così critiche non solo perché Müller è un politico, ma perché è un politico molto stimato e un sindaco molto amato dai cittadini di Baden, ma riveste anche un ruolo dal quale i giovani possono prendere esempio ed è lì che bisogna chiedersi se è giusto quello che Müller ha fatto? Nei tempi di internet, smartphone etc. siamo costantemente connessi a internet, alle chat, messaggi etc. e purtroppo questo suscita anche cyberbullismo, mobbing e perfino minacce. Pochi mesi fa il tribunale di Horgen ha condannato a quattro anni di reclusione un ragazzo di 22 anni, proprio per aver minacciato giovani ragazze chiedendogli di inviare sempre più foto in cui erano nude. Ovviamente non c’è paragone con quello che è successo a Müller, che sostiene che tutte le azioni tra lui e la donna erano concorde, però quello che si nota è che l’invio di messaggi e foto sono un punto molto discusso tra i giovani. Forse, visto anche che si tratta di due persone adulte, si può dire anche “che voi che sia!”, ma forse darebbe troppo l’idea che l’invio di materiale privato, come fotografie del proprio corpo, sia una cosa banale. Inutile spiegare che non è assolutamente banale, ma che è un’azione che ha spinto diversi giovani a conseguenze spesso drastiche come il suicidio perché non sapevano più come uscirne fuori. Per quanto internet ci dia autonomia e libertà, ci insegna sempre di più che una semplice fotografia, inviata magari anche per scherzo, può essere diffusa per tutta la rete e raggiungere chissà quante persone e piattaforme. È anche vero che tutti noi siamo solo esseri umani e capita fare un errore, ma essendo incaricato del ruolo del sindaco, essendo un punto di riferimento per i cittadini e per i giovani, Müller avrebbe dovuto fare soprattutto una cosa: avrebbe dovuto essere consapevole del fatto che la sua vita privata non riguarda nessuno, ma quello che ha fatto durante le ore di lavoro da sindaco non è molto esemplare.