Ennesimi casi di padri che uccidono i figli
Chi ha figli lo sa che esistono momenti in cui cresce quella sensazione forte di non farcela più, una sensazione di esaurimento quando non si riesce a far calmare il bambino, e quel piccolo non vuole smettere di piangere diventa estenuante. Si dice che l’amore per il proprio figlio è la cosa più profonda che ci possa essere e che questo sentimento aiuti i genitori a superare i momenti difficili. La realtà però è che le notizie di genitori che trascurano, maltrattano e perfino uccidono i figli sembrano non finire mai e ancora una volta ci chiediamo PERCHÉ?
Si chiama Luca Giustini, ferroviere 34enne, l’uomo che la settimana scorsa ha ucciso la figlioletta di appena 18 mesi, Alessia, mentre era nella culla, sferrandole tre coltellate, una delle quali l’ha colpita al cuore. Al momento dell’omicidio Giustini era solo in casa con la bimba, mentre la moglie 32enne Sara Bedini, infermiera, era al mare con l’altra figlia della coppia e i nonni. Dopo aver ucciso Alessia, l’uomo l’ha chiamata al telefono: “Vieni, ho fatto un casino”, le ha detto. Giustini, che ha colpito la figlia con un coltello da cucina, è stato portato nella caserma dei Carabinieri, che si trova nello stesso stabile dove vive la famiglia, attraverso il garage, per paura di un possibile linciaggio. Chi lo ha visto ha detto che sembrava assente, in stato di choc. I carabinieri hanno sentito parenti, vicini, amici per cercare di capire cosa possa essere scattato nella mente dell’uomo, ma al momento non è emerso nulla che possa giustificare l’accaduto, se non un raptus improvviso, forse scatenato dal pianto ininterrotto della piccola.
Frasi confuse, farneticanti, quasi incomprensibili sono contenute dei manoscritti sequestrati dai carabinieri di Ancona a Luca Giustini. Si tratta di alcuni quaderni scritti a mano che i militari hanno trovato nell’automobile dell’uomo. Secondo quanto si apprende le frasi farebbero riferimento a un presunto disegno di Dio e, durante il colloquio con uno dei medici del reparto di psichiatria, dove è ricoverato Giustini avrebbe detto di aver sentito una voce che gli diceva di uccidere la figlia. Pochi giorni da questo delitto è avvenuta un’altra terribile tragedia che si è consumata in un’abitazione di San Giovanni la Punta, nel catanese, dove un uomo di 47 anni, Roberto Russo, ha ucciso a coltellate la figlia Laura di 12 anni e ferito in maniera grave un’altra figlia di 14 anni.
A Motta Visconti il 14 giugno scorso Carlo Lissi stermina la sua famiglia uccidendo la moglie e i due figli di 5 anni e venti mesi, simulando poi una rapina. Dopo il triplice omicidio, Lissi si era fatto una doccia in cantina, si era rivestito ed era andato a vedere la partita della Nazionale con l’Inghilterra con gli amici in un pub del paese. Dopo poche ore però crolla confessando di aver ucciso a coltellate tutta la sua famiglia. Un delitto efferato seguito poche settimane dopo da un altro fatto di sangue costato la vita a Ilaria Abbate. La giovane donna era stata ferita una domenica mattina mentre insieme alla sua amica Ilaria Toni e al suo piccolo di due anni e mezzo stavano andando in piscina. A sparare contro di lei, contro il bambino e anche contro l’amica era stato Riccardo Bazzurri, l’ex compagno della Abbate. Bazzurri morto poco dopo in ospedale dopo la sparatoria aveva rivolto l’arma contro se stesso. Il bambino, ferito in maniera gravissima venne subito trasportato al Meyer di Firenze dov’è tutt’ora ricoverato in condizioni ancora molto gravi.
Il 9 agosto in Basilicata Vito Tronnolone, carrozziere in pensione di 65 anni, uccide con una pistola la moglie Maria Stella Puntillo, 57, ed i due figli Luca e Chiara, di 32 e 27, e si toglie la vita con la stessa arma, regolarmente detenuta. Erano da pochi giorni rientrati a San Fele, in provincia di Potenza, da Lastra a Signa (Firenze) dove risiedevano da decenni. Anche se non è un padre, Un ulteriore caso di maltrattamento su bambini che si è verificato in Svizzera, nel Canton Turgovia, riguarda un uomo che per professione sta molto a contatto con i piccoli, si tratta di un babysitter 45enne che ha messo più volte le mani addosso a otto bambini piccoli. “Mi pento molto di quello che ho fatto. Mi rimprovero continuamente e mi disprezzo – ha detto l’uomo davanti al tribunale distrettuale di Kreuzlingen – Vorrei essere morto e vorrei invalidare tutto. Ma purtroppo non posso”.
Secondo quanto pubblicato dalla “Thurgauer Zeitung”, l’uomo che prende contributi dell’invalidità, si sarebbe presentato davanti al tribunale con due ore di ritardo. L’accusa è di aver messo le mani addosso a otto bambini di età compresa tra 3 e 13 anni dal 2001 al 2008. In questo periodo l’uomo avrebbe avuto la possibilità di mettersi in contatto con le sue vittime tramite il lavoro da babysitter e insegnante di chitarra. Con videocamere, posizionate prima dell’arrivo dei bambini, il 45enne ha filmato come mette le mani addosso ad un bambino. Davanti al tribunale l’uomo ha raccontato di aver avuto un’infanzia terribile. È cresciuto in un istituto cattolico dove sarebbe stato picchiato e violentato dai compagni di scuola più grandi. Soffrirebbe inoltre di depressione cronica e avrebbe intenti suicidi ogni secondo giorno. Il difensore ha argomentato che l’uomo non avrebbe mai applicato violenza fisica e che da tre anni sarebbe in terapia prendendo medicine che mostrano un miglioramento. Il tribunale non ha accettato la richiesta del pubblico ministero di una reclusione senza condizionale di cinque anni. L’uomo è stato condannato per abuso ripetuto, atti sessuali con bambini e pornografia a 36 mesi di reclusione in parte, 18 mesi di questi li dovrà passare in prigione.