Renzi: “Abbiamo un anno di tempo per riformare la scuola: basta con i precari e la supplentite”
Così Matteo Renzi presenta la riforma della scuola elaborata dalla ministra Stefania Giannini con l’assunzione di 150mila precari per decreto in un solo anno, a partire dal prossimo anno scolastico. È questo uno dei punti salienti della “Buona Scuola”, la riforma del governo Renzi arrivata come decreto e non come disegno legge: una scelta che il premier ha fatto per accelerare i tempi e permetterne l’attuazione, rinunciando alla discussione parlamentare. L’urgenza e la necessità indicate dall’esecutivo per il decreto passano dall’attuale situazione economica che ha bisogno di un rilancio a partire dall’educazione e dalla cultura, ma soprattutto per i tempi stretti per l’avvio della riforma dal 2015-2016, con tutti i provvedimenti pronti al massimo per luglio. La riforma della scuola passa da alcuni punti, pubblicati anche sul sito passodopopasso.italia.it: si inizia con una fase di ascolto pubblica fino a novembre, poi si passerà alla realizzazione pratica della riforma.
Il punto centrale della riforma è l’“essere un progetto educativo” di più ampio respiro, ha spiegato Renzi, ma la vera novità è l’assunzione per decreto di 150mila precari storici nell’organico della scuola italiana. Su questo punto, l’attesa per la sentenza della Corte Europea, chiamata a dirimere la questione dagli stessi precari, ha avuto un suo peso: in caso di un pronunciamento a favore dei docenti, come è probabile, nei prossimi mesi l’Italia dovrebbe pagare multe salatissime. Da qui la necessità di ripensare il ruolo dei precari con l’abolizione delle supplenze e lo smaltimento delle graduatorie ad esaurimento, come già anticipato dalla ministra Stefania Giannini. Una “visione” generale della riforma della scuola più che disegni di legge e decreti, che prevede una rivoluzione con l’abolizione delle supplenze e la lotta al precariato. Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, illustra il piano del governo Renzi per la scuola dal Meeting di Rimini. L’intervento è stato seguito con molta attenzione dalle parti in causa per capire cosa arriverà sul tavolo dell’esecutivo al prossimo Consiglio dei ministri. Non decreti e disegni di legge, ma linee guida che porteranno a una riforma della scuola incentrata sulla figura degli insegnanti con il rinnovo del contratto previsto per il 2015.
“Vogliamo abolire il precariato e le supplenze che non servono né a chi le fa né a chi le riceve”, ha dichiarato la titolare del dicastero dal palco di Rimini. L’obiettivo principale è quello di abolire il precariato partendo dall’attuale sistema delle supplenze, andando a lavorare anche sul concetto di maggiore autonomia degli istituti a cui la Giannini sta puntando dall’inizio del suo mandato. “Le supplenze vanno riconsiderate perché si sa già dall’inizio dell’anno scolastico quali sono i posti da sostituire stabilmente”. La ministra presenta il piano per la riforma della scuola che passa anche e soprattutto dalla riforma delle supplenze e dal tema, molto delicato, del precariato. “I supplenti non saranno eliminati fisicamente”, ironizza la Gianni. L’obiettivo è di “ragionare in termini di organico funzionale e non di organico di diritto che si distingue dall’organico funzionale”. Si lavorerà quindi sulla differenza tra “organico di diritto”, cioè il numero di insegnanti che ogni scuola riceve in base alle iscrizioni, alla formazione delle classi e al trend degli ultimi anni, e tra “l’organico funzionale”, il numero di personale che realmente serve per coprire tutte le attività scolastiche. I supplementi rientrerebbero nell’organico funzionale, diventando una voce delle docenze assegnate alle scuole per coprire ogni evenienza, dalle supplenze lunghe a quelle brevi, oltre alle attività extra. Un modo per garantire la continuità didattica e aprire le porte di una maggior stabilizzazione, con contratti di più anni, a 100mila precari, ma che mette in allarme altri 460mila precari.
“Chi fa di più prende più soldi”. Chiaro e netto il disegno che muove il governo nella riforma della scuola alla voce stipendi e che dovrebbe rientrare nella discussione sul rinnovo del contratto degli insegnanti previsto per il 2015. Legato alla riforma delle supplenze c’è anche il contratto che potrebbe prevedere nuove figure professionali o cambiare le mansioni di alcuni insegnanti che andrebbero a coordinare progetti formativi; si punta ad accorciare il percorso per gli insegnanti con tirocini reali e non formali. Sembra tramontare l’ipotesi della ripartizione dei docenti secondo il grado di anzianità: i cambiamenti a livello contrattuale per gli insegnanti passeranno, nelle parole del ministro, alla “meritocrazia”, tenendo presente il ruolo svolto dall’insegnante, il merito e il tempo dedicato all’insegnamento. Premiati i più bravi dunque, mentre per gli altri è chiaro che “se non si svolge il proprio dovere si può anche essere penalizzati. Ma voi – dice rivolgendosi alla platea di Rimini – non credo abbiate paura di essere valutati per il vostro lavoro”. Nella riforma del governo non è previsto un cambiamento dei cicli scolastici, ma una nuova visione della scuola che “guardi ai prossimi 20 anni”. Si punta a garantire una maggiore autonomia agli istituti e si riprendono in mano temi già messi a punto dagli altri governi e si disegna una scuola che guardi al futuro: più informatica, più inglese, wi-fi in tutte le scuole e più alternanza scuola-lavoro. Il tema è delicato perché, come spiega la ministra, aprire la formazione al mondo del lavoro aiuta a contenere la dispersione scolastica che è “ancora altissima e noi dobbiamo evitare di perdere questi ragazzi”. Si vuole costruire “una via italiana al modello duale tedesco”, chiarisce. Solo il 9% degli istituti ha l’alternanza scuola-lavoro e solo l’1% delle imprese è coinvolto. Bisogna cambiare questa tendenza, spiega la Giannini, aprendo le porte anche a sponsor privati per la creazioni di laboratori al passo con i tempi che diventino luoghi di vera formazione al lavoro. “I laboratori sono cruciali, ma non se dotati di strumenti utilizzati dalle imprese 30 anni fa: servono stampanti 3D, laser, nuove tecnologie. Dobbiamo guardare avanti, a ciò che servirà al paese nei prossimi 20 anni”, ribadisce.