Il piano di Renzi passa con 130 si’ contro 20 no. Attacchi di D’Alema e Bersani: meno slogan e attenzione al metodo Boffo
Il fatidico giorno che segna all’insegno del cambiamento e’ arrivato e Renzi ha avuto la meglio. Il suo piano del lavoro passa con 130 si’ contro 20 no e 11 astenuti. In questi termini la direzione del Pd ha approvato l’ordine del giorno sulla riforma del lavoro del governo Renzi. Dunque si cerchera’ di raggiungere gli obiettivi prefissi, quali la creazione di una rete più estesa di ammortizzatori sociali ai precari; una riduzione delle forme contrattuali a partire dai Co.co.pro; nuovi servizi per l’impiego; La sostituzione del reintegro con l’indennizzo per i licenziamenti. Il reintegro, pero’, resta per il licenziamento discriminatorio, e aggiunge anche il reintegro per il licenziamento disciplina, segno di apertura del premier in direzione. Ma il Pd si spacca, e la minoranza non si risparmia nei confronti del premier. In modo particolare sono D’Alema e Bersani a scagliarsi contro Renzi. Il primo lo accusa di affidarsi un po’ troppo agli slogan “voglio meno slogan, meno spot e un’azione di governo più riflettuta” intima D’Alema, ma ancora piu’ duro appare l’attaco di Bersani che lo accusa di utilizzare un metodo boffo.. “Noi sull’orlo del baratro non ci andiamo per l’articolo 18. Ci andiamo per il metodo Boffo, perchè se uno dice la sua, deve poterla dire senza che gli venga tolta la dignità. Io voglio poter discutere prima che ci sia un prendere o lasciare, prima che mi si carichi della responsabilità di far traballare un partito o il governo” dice l’ex segretario. Attacchi nei confronti di Renzi arrivano anche da Pippo Civati, che accusa il premier di affidarsi ad una politica di destra: “ho visto un premier che diceva cose di destra, simili a quello che diceva la destra 10 anni fa”,ha detto Civati, chiedendosi anche se “qualche emendamento delle minoranze vedrà il favore del Pd perchè è anche da questo che si vede il tono della mediazione”. Non tardano le risposte da parte di Renzi, che durante il suo discorso conclusivo in direzione ha sottolineato che a lui tocca goveernare “quando non c’è crescita, il presidente D’Alema ha avuto una fortuna opposta”, mentre rivolgendosi a Bersani a cui esprime la sua totale “solidarietà se qualcuno ha usato con lui il metodo Boffo.
Io al massimo ho usato un metodo buffo, magari a volte discutibile”. Per quanto riguarda la mediazione accennata da Pippo Civati, Renzi espone la sua teoria del partito come una ditta: “: “Le mediazioni vanno bene, il compromesso va bene, ma non si fanno a tutti i costi i compromessi. Non siamo un club di filosofi ma un partito politico che decide, certo discute e si divide ma all’esterno è tutto insieme. Questa è per me la ditta”. Ma poi il premier torna ad affermare l-importanza di riformare il diritto del lavoro “a chi mi dice che eliminando l’articolo 18 togliamo un diritto costituzionale, rispondo che il diritto costituzionale non sta nell’articolo 18, ma nell’avere almeno un lavoro. Se fosse l’art.18 il riferimento costituzionale allora perchè per 44 anni c’è stata differenza tra aziende con 15 dipendenti o di più? Bisogna avviare una riforma dello statuto che estenda a tutti il welfare e elimini contratti come i co.Co.Pro” dice Renzi. Poi la proposta: “L’attuale sistema del reintegro va superato, certo lasciandolo per discriminatorio e disciplinare. Quello che vi propondo è di cambiare. Questa riforma è di sinistra, se la sinistra serve a difendere i lavoratori e non i totem. Se serve a difendere il futuro, e non il passato. Se serve a difendere tutti, non qualcuno già garantito”.
Sorprendentemente Renzi si apre ai sindacati: “Sono pronto a riaprire la sala verde a Cgil, Cisl e Uil” su tre temi, “una legge sulla rappresentazione sindacale; la contrattazione di secondo livello e il salario minimo”. I sindacati confederali rispondono di essere pronti al confronto. Ma non si sentono rassicurati sul tema dell’articolo 18. La linea di Renzi, sottolinea la Cgil, resta “ancora vaga, indefinita e contraddittoria”. E anche la Uil avverte: “Se si toccano le tutele di chi già ce le ha e non si prevedono tutele crescenti per chi non le ha, sarà sciopero generale”