Nella predica del venerdì sera colui che parlava a nome della Guida Suprema, Alì Khamenei, ha ufficialmente affossato la trattativa che era faticosamente iniziata tra l’Aiea, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica dell’Onu, e l’Iran, dicendo in sostanza che di portare l’uranio in Russia non se ne parla nemmeno.
Il rifiuto è venuto dopo che l’Iran aveva accettato di riprendere le trattative e dopo la sua proposta di farlo arricchire all’estero, in Russia, tradizionalmente benevola verso l’Iran.
Quando la proposta è stata accettata, ha preteso di comprare l’uranio all’estero, non di portare quello in suo possesso nei vari siti segreti. Il perché era ovvio: l’uranio comprato e arricchito all’estero sarebbe servito per il nucleare civile, quello in patria per quello militare. Poi, dopo un tira e molla durato alcuni giorni, messo di fronte ad una scelta definitiva, l’Iran ha dovuto scoprire le sue carte. La presa di posizione di venerdì sera è un’implicita ammissione delle mire del regime iraniano, che sono quelle di costruire l’arma nucleare per servirsene. La disponibilità al dialogo mostrata dall’amministrazione americana di fatto non interessa al regime, che in questo periodo sta mostrando il suo vero volto.
Lo studente in matematica che ha chiesto pubblicamente e direttamente alla Guida Suprema perché non si può esprimere un’opinione diversa da quella ufficiale è scomparso e non si sa che fine abbia fatto, ma lo si immagina. Le pubbliche manifestazioni di protesta contro i brogli elettorali di giugno si sono concluse con l’imprigionamento di numerose persone, picchiate e torturate e poi impiccate. Si tratta di una risposta, quella del regime, che non ammette dubbi. Tanto più che le manifestazioni di protesta sono riprese e con esse anche i pestaggi, le torture e le esecuzioni. La Russia ha già fatto sapere che con la chiusura del dialogo le sanzioni sono inevitabili e indirettamente ha fatto capire che lei non potrà più opporvisi. Hillary Clinton, Sottosegretario di Stato americano, ha più volte chiaramente detto che “la pazienza ha un limite” e crediamo che i limiti siano già stati superati.
Cosa può aver spinto il regime ad assumere una posizione di chiusura e di scontro? Quale scopo pensa di raggiungere? Al punto in cui erano arrivate le trattative è chiaro che il regime, se vuole costruire la bomba atomica, non aveva altra scelta e lo scopo è quello di mettere l’uno contro l’altro i Paesi che formano il Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Francia e Inghilterra sono i più decisi a rendere più dure le sanzioni, Russia e Cina no, e mentre l’Onu discute sulle misure da adottare, l’Iran può continuare a lavorare indisturbato.
Insomma, il ping-pong lo ha rilanciato all’interno del campo “avversario”, approfittando del fatto che siccome Obama ha ricevuto il Nobel per la Pace in un certo senso si trova con le mani legate. Indubbiamente, il regime sta giocando pesante, ha lanciato una sfida alla comunità internazionale che è anche la reazione di chi è disperato e gioca il tutto per il tutto, il cui esito non è possibile prefigurare, ma certamente dal Medio Oriente non verranno buone notizie.
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