Esistono cose davvero noiose come virus sui computer, messaggi a catena, paparazzi, vediamo chi sono i “colpevoli” di queste azioni noiose
Oggigiorno siamo talmente abituati agli avvisi dei nostri programmi anti-virus sui computer che non ci fermiamo mai a riflettere sulla stranezza della cosa. Trattiamo il virus sul nostro computer quasi come un problema che prima o poi capita a tutti, una cosa di cui ci si rassegna alla presenza. In realtà dietro ad ogni virus c’è qualcuno che con intenzione cerca di danneggiare il computer di un altro, a volte senza nessun motivo, ma chi è che inventa una cosa del genere? Difficile crederci, ma questa invenzione “noiosa” ha le sue origini in un ragazzo 15enne vendicativo. Per divertimento, noia, o forse più per vendicarsi di certe persone, Rich Skrenta voleva rovinare i computer di altri senza rendersi colpevole. Così ha creato il “Elk Cloer”, il primo virus per computer, scritto nel 1982 dall’allora quindicenne Rich Skrenta per il sistema operativo Apple II. Il virus si diffuse tramite i floppy disk. Se il computer veniva avviato dal floppy disk infetto, il virus si eseguiva automaticamente. Il virus non alterava il normale svolgimento delle attività al computer, ma monitorava il lettore floppy disk. Quando veniva inserito un floppy non infetto, Elk Cloner creava automaticamente una nuova copia di sé stesso sul supporto.
“Chi riceve sto messaggio avrà fortuna fino a maggio, se ne mandi almeno 3 avrai fortuna x ben oltre…e se più ne manderai presto anche un bacio riceverai…”, avete sicuramente già ricevuto uno di questi messaggi a catena, uno dei metodi più nuovi ancora sono le bacheche sui social network piene di post tipo “Se hai un cuore condividi per i bambini poveri”. Prima di tutto questo, quindi prima di e-mail, messaggi e post sui social network, questi messaggi venivano diffusi tramite le lettere, chiamate anche le catene di Sant’Antonio. Le catene di Sant’Antonio traggono il proprio nome, nella lingua italiana, dal fenomeno che consisteva nell’inviare per posta lettere ad amici e conoscenti allo scopo di ottenere un aiuto ultraterreno in cambio di preghiere e devozione ai santi. Sono inoltre sempre esistiti due tipi di lettere a catena, quella di cui lo scopo era di ricavare soldi e quella di cui lo scopo era quello di raggiungere più persone possibili. Entrambi i modi esistono da centinaia di anni, quelle “innocenti” come quella che risale addirittura al 1795 erano noiose, ma almeno non causavano danni a nessuno. Nel 1888 però qualcuno ha scoperto come fare effettivamente soldi e così è nata la prima lettera a catena truffante. Ms. Wood di New Hampshire ha ricevuto una lettera in cui venivano chiesti contributi per l’educazione di persone povere in un comune. L’autore non si è mai scoperto, le lettere erano firmate con il pseudonimo “Mrs. Geo A. Haman”. Mentre le e-mail che riceviamo oggi hanno come obiettivo i nostri dati bancari etc. Haman aveva a che fare con persone del diciannovesimo secolo, persone semplici quindi con i risparmi sotto il cuscino o nascosti in giardino. Questo truffatore quindi ha capito che l’unica possibilità di fare davvero soldi era quella di raggiungere più persone possibili chiedendo piccole donazioni. Per risparmiare le spese di spedizione inoltre è nata l’idea di incoraggiare le persone a inoltrare la lettera ad altre persone. La lettera di “Mrs. Haman”, facendo il conto con i tempi e l’attendibilità di quei tempi, ha raccolto cinque donazioni da 10 cent. Ma da lì è successo molto, i truffatori “moderni” riescono a volte a raccogliere somme davvero alti.
È diventata ormai una vera industria, fare fotografie dei VIP nella loro vita privata. Vogliamo a tutti costi vedere Lady Gaga senza trucco, l’abito da sposa di Amal Alamuddin o cosa fanno i figli di Angelina Jolie e Brad Pitt. Vogliamo che le star ci intrattengano anche quando non recitano. Sono i fotografi, chiamati paparazzi, che seguono le star sempre, ventiquattro ore su ventiquattro alla ricerca del miglior scatto da vendere. Ma non sempre c’è stata questa professione che si dedica alle vite private dei VIP. Infatti questi paparazzi sarebbero nati nel 1962, quando Richard Burton e Liz Taylor, che stavano recitando insieme in un film, sono stati fotografati in una situazione “molto privata” su uno yacht nel mediterraneo. In quei tempi, i due erano considerati i più grandi VIP al mondo e che ci sia stata una chimica particolare tra i due attori non era un segreto. I giornali però avevano bisogno di ulteriori prove, non bastavano le voci che correvano. Così alcuni fotografi spudorati hanno cominciato a seguire ossessivamente gli attori finché il 18 giugno 1962 Marcello Geppetti è stato al posto giusto nel momento giusto. Con questa semplice fotografia Hollywood ha avuto il suo primo scandalo.
2 commenti
Salve,
su questo vostro post vedo pubblicata una fotografia di Marcello Geppetti, tra l’altro famosissima, scattata a Ischia il 18 giugno 62.
Non è affatto di Quinto Felice, infatti l’attribuzione da loi riportata è errata non solo nel nome ma anche nella data. Noi gestiamo l’archivio di Geppetti e queto negativo è nel nostro archivio, ma è storia che lo scoop sia di Geppetti. La preghere di riattibuire immediatamente la fotografia a Marcello Geppetti che è stato uno dei principali fotografi d’assalto romani, socio fondatore dell’AIRF e riconosciuto dalla critica tra Cartier Bresson e Weegee. Mi farà piacere se vorrà contatarmi o visitari alla dolceVita GALLERY di via palermo 41 a Roma.
Gentile Andrea
La ringraziamo per la segnalazione e ci scusiamo per l’errore.
Redazione La Pagina