È la prima volta che Pechino fissa una data approssimativa per il picco di emissioni, indicando quando cominceranno a ridursi
Obama incassa la terza vittoria nel suo viaggio in Asia. Dopo l’accordo sul commercio di prodotti tecnologici e quello sulla non aggressione militare, Stati Uniti e Cina sono riusciti a trovare un punto di convergenza per ridurre le emissioni di gas serra. I due principali responsabili del riscaldamento del pianeta (da soli producono circa il 45% delle emissioni di anidride carbonica) così fanno sperare a una conclusione positiva della conferenza dedicata al clima prevista per il prossimo anno a Parigi. Ma non a tutti, negli Usa, piace l’accordo sino-americano: Obama dovrà affrontare l’opposizione all’interno del Congresso, ora controllato dai repubblicani, e non sarà facile. Un cambio di strategia impensabile fino a dieci anni fa. Il trattato di Kyoto, infatti, naufragò proprio per colpa di Washington e Pechino che decisero di non aderirvi. Questo mentre molti esperti cercano di smorzare gli entusiasmi: l’intesa Usa-Cina potrebbe non essere abbastanza per evitare che la temperatura della Terra cresca di due gradi, il limite entro il quale il Pianeta entrerebbe in un pericoloso e irreversibile riscaldamento che porterebbe alla scomparsa di terreni coltivabili, scongelamento dei ghiacciai e innalzamento del livello dei mari.
“Alla luce del contesto internazionale, considero questo accordo una buona notizia. Il fatto che Cina e Stati Uniti, i due paesi a più elevate emissioni di gas a effetto serra e maggiori responsabili del cambiamento climatico, abbiano deciso di ridurre le loro emissioni, costituisce un importante passo in avanti”. È quanto ha commentato lo scorso mercoledì il ministro francese degli Affari Esteri, Laurent Fabius, sullo storico accordo di principio raggiunto da Pechino e Washington per la riduzione delle emissioni di gas serra. “Insieme all’accordo europeo dell’ottobre 2014, che va nella medesima direzione, questa decisione, anche se resta limitata, dovrebbe spingere tutti i paesi ad impegnarsi concretamente contro il cambiamento climatico”, ha dichiarato ancora Fabius, il commento è stato diffuso in Italia dall’ambasciata di Francia. “Questo accordo deve favorire l’instaurarsi di un clima costruttivo in vista dei prossimi negoziati, la COP 21 a Lima nel dicembre 2014 e soprattutto la decisiva COP 21 nel dicembre 2015 a Parigi, che sarà presieduta dalla Francia”, ha aggiunto ancora il capo della diplomazia di Parigi. Gli Stati uniti si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas serra del 26-28 per cento entro il 2025, rispetto ai livelli registrati nel 2005. Da parte sua, Pechino non ha fissato un obiettivo preciso, ma ha rivelato che le emissioni raggiungeranno il loro picco entro il 2030.
“Una traguardo epocale”. È questo il commento del deputato Pd, Enrico Borghi, capogruppo in commissione Ambiente, all’accordo raggiunto tra Usa e Cina per ridurre le emissioni dei gas serra. “È la prima volta – spiega Borghi – che la Cina si impegna in un intervento per eliminare i gas serra. L’intesa sarà certamente da stimolo per ulteriori sforzi per negoziare al più presto un nuovo accordo globale sul clima”. “Voglio qui ricordare anche l’allarme sull’andamento dei mutamenti climatici lanciato di recente dall’Onu, che con l’Organizzazione meteorologica mondiale ha certificato come la concentrazione di CO2 in atmosfera abbia raggiunto il livello di 396 ppm. Questo allarme insieme all’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi come quelli che hanno colpito il Paese ci ricordano la necessità anche per l’Italia e per l’Europa di accelerare sulle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. L’intesa tra Usa e Cina – conclude Borghi – certifica che il mondo sta cambiando verso. Non possiamo più aspettare se vogliamo salvare il pianeta. Ora siamo ancora in tempo”.
Per il Wwf “l’annuncio di nuovi target di riduzione delle emissioni da parte dei due più grandi emettitori mondiali – Cina e Stati Uniti – lancia un segnale politico importante e potente. Ci sarà un’azione globale sul cambiamento climatico e un accordo globale Onu sul clima nel 2015”. “Tutti i governi devono ora accelerare il ritmo e la portata dei loro impegni per i negoziati sul clima delle Nazioni Unite. “Siamo alla vigilia della Cop 20 di Lima, poi c’è un anno di negoziati sino al traguardo di Parigi, alla fine del 2015. Il fatto che Cina e Usa abbiano messo sul piatto un primo impegno è un ottimo inizio, vuol dire che non si arriverà all’ultimo momento con le carte tutte coperte, come avvenne a Copenaghen, provocando poi il sostanziale fallimento del tentativo di concludere un accordo globale significativo. In termini di numeri, lo prendiamo come un primo impegno, la scienza del clima e l’equità richiedono più azione”.
Fonte: askanews