Sarà riavviato regolarmente entro fine mese l’acceleratore di particelle Lhc, l’apparecchio del Cern di Ginevra progettato per ricreare il big bang, messo fuori uso da un pezzo di pane lasciato da un uccello in un’installazione elettrica.
Lo ha comunicato l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare (Cern).
L’incidente – spiega una nota pubblicata sul sito – risale al 3 novembre scorso, quando un uccello con un pezzo di pane nel becco, una baguette, ha causato un corto circuito nell’installazione elettrica esterna che alimenta i due settori dell’Lhc.
“L’impatto ha provocato un’interruzione delle operazioni del sistema di criogenia, mentre l’uccello è riuscito a scappare illeso, ma senza pane”, si legge sul sito.
Ma “il sistema di sicurezza si è attivato e dopo l’identificazione della causa, il raffreddamento della macchina è ricominciato”, ed i settori hanno rapidamente ritrovato le temperature operative. “L’incidente – spiega la nota – è stato simile nei suoi effetti ad una normale interruzione di corrente, evento per il quale il sistema di protezione della macchina è molto preparata”.
L’Lhc (Large Hadron Collider) è l’acceleratore di particelle più grande del mondo, concepito con l’obiettivo di scoprire l’origine dell’universo. È costituito da un tunnel lungo 27 km sotto Ginevra, a 100 m di profondità, in cui è stato creato il vuoto assoluto, la temperatura portata a -271 gradi e protoni e ioni pesanti fatti viaggiare ad una velocità prossima a quella della luce.
Con il riavvio dell’Lhc, entro la fine del mese le particelle saranno iniettate nell’acceleratore in direzioni opposte e fatte scontrare.
L’esperimento consiste nell’osservazione dei frammenti delle collisioni con cui i fisici sperano di scoprire i segreti della materia a livello infinitesimale.
Per l’Lhc si tratta del secondo stop dalla sua inaugurazione, il 10 settembre 2008: appena nove giorni dopo, l’acceleratore si era bloccato per un difetto al collegamento tra due magneti che aveva causato una perdita del freddo. Riparazioni e migliorie sono durate un anno e all’inizio dell’ottobre scorso i protoni e gli ioni di piombo sono tornati a circolare lungo il tunnel a velocità prossime a quelle della luce. Il mese scorso il Cern aveva infatti annunciato che il Large Hadron Collider (Lhc) sarebbe torneto a funzionare in novembre.
Il tempo stimato dalla prima iniezione di particelle alle prime collisioni ad alta energia è all’incirca di quattro settimane. Contro l’acceleratore non sono mancati i dubbi: a pochi giorni dal suo riavvio, lo scrittore scientifico Dennis Overbye ha sostenuto sul New York Times che “sarà il momento per verificare una delle più bizzarre teorie scientifiche mai sentite: a sabotare il travagliato sincrotrone sarebbe niente meno che il suo stesso futuro”.
Secondo i fisici Holger Bech Nielsen, dell’Istituto Nies Bohr di Copenaghen, e il giapponese Masao Ninomyna, dell’istituto Yukawa di fisica teorica di Tokyo, “l’ipotetico bosone di Higgs”, l’unica particella elementare del modello standard a non essere ancora osservata, che gli scienziati sperano di produrre grazie all’Lhc, “potrebbe essere a tal punto scabrosa per la natura che la sua creazione sarebbe sufficiente a produrre un ritorno al passato e fermare il sincrotrone prima che ne produca uno”.
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