Che alle votazioni popolari della scorsa domenica il 74,1% degli svizzeri abbia detto no a Ecopop, l’iniziativa contro la sovrappopolazione, certo, è una vittoria.
“Il no a Ecopop può essere interpretato come un “sì” agli accordi bilaterali”. Ma non per questo bisogna ignorare le rivendicazioni formulate il 9 febbraio con l’accettazione dell’iniziativa sull’immigrazione di massa, ha dichiarato il consigliere nazionale Kurt Fluri, vice presidente del comitato contrario a Ecopop. Il presidente di Ecopop Andreas Thommen ha commentato: “Siamo delusi, ma non sorpresi, anche perché contro di noi è stata condotta una campagna sporca, con colpi sotto la cintura”. Inoltre ha dichiarato di rimanere in campo.
Quando i nostri intervistati ci spiegano che secondo loro la differenza tra gli italiani e gli svizzeri è quella che gli svizzeri sono più freddi, è proprio questo il clima che momentaneamente in questo paese si vive, e di certo non è dovuto solo alla stagione.
Ad agosto l’Udc ha presentato un’iniziativa che chiede che ogni tentativo di annacquare il diritto interno appellandosi al diritto internazionale o estero va combattuto, questo non significherebbe solo che la Svizzera dovrà uscire dal Consiglio europeo, mettere i diritti interni al di sopra di qualsiasi altra legge o diritto, significa anche che finirebbe nella denuncia della CEDU, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, insomma, davanti a progetti di questo genere uno giustamente rimane a bocca aperta. Ma, andiamo avanti, ad ottobre le statistiche annuali sui giovani “Jugendbarometer 2014”, sondaggio condotto dalla Credit Suisse, ha rivelato che il 49% dei giovani svizzeri ha dichiarato di preoccuparsi per la libera circolazione e l’integrazione di stranieri.
Sempre quest’anno, ma un po’ prima, non dimentichiamoci, gli svizzeri hanno detto sì all’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Il clima in Svizzera al momento è caratterizzato dalla paura, la crisi finanziaria e il riscaldamento globale, tutte realtà che vengono sfruttate dai politici. L’avanzata del califfato islamico dell’Isis che sta creando non poche paure in tutto il mondo, non suscita solo odio contro la guerra e il terrorismo, suscita paura e odio anche contro la comunità musulmana in Svizzera. Lo stesso vale per la guerra in Israele e in Gaza che suscita sempre più commenti antisemitici.
La scorsa settimana l’assemblea plenaria dell’Onu ha espresso “profonda preoccupazione per qualsiasi forma di glorificazione del movimento nazista, il neonazismo e degli ex-membri delle Waffen-SS per la costruzione di monumenti e proteste pubbliche”, si legge su ru.news. Inoltre l’assemblea ha sottolineato la preoccupazione del numero crescente di avvenimenti di carattere razzista a livello mondiale includendo “le attività crescenti degli skinhead che sono responsabili di tanti di questi”, come anche la crescita di atti violenti motivati da razzismo e xenofobia.
Tornando alla Svizzera dobbiamo considerare sempre non solo il momento, ma il futuro, non solo un’iniziativa ma il suo effetto, che paese sarebbe questo se invece di vivere insieme, invece di fidarsi uno dell’altro vivremmo in continua paura e odio verso i nostri vicini? Inoltre il problema dei commenti violenti diffusi sui media e i social network, che comprendono attacchi razzisti, sessiste e omofobe, è che più si diffondono più saranno accettate dalla società!
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