Alla sentenza nel caso del poliziotto Darren Wilson che ha ucciso Michael Brown sono seguiti numerose proteste. L’Onu sollecita gli Stati Uniti a investigare sui pregiudizi razziali
Il procuratore Robert McCulloch ha letto la decisione del gran jury di non incriminare Darren Wilson, sentenza che i manifestanti, di cui gran parte è di carnagione scura, avevano quasi temuto di sentire. C’era chi ha iniziato a piangere e chi ha iniziato ad urlare. Da lì sono scattate proteste in tutti gli USA. All’indomani della decisione del gran jury, l’avvocato della famiglia di Michael Brown ha parlato di procedimento “completamente ingiusto”. E, di fronte alle diverse versioni sulla morte del ragazzo, chiede che venga approvata una legge che obblighi “ogni poliziotto in ogni città d’America a indossare una telecamera”. Accanto a Crump c’era Al Sharpton, uno dei principali leader per i diritti civili degli afroamericani, che ha accusato il procuratore di Ferguson, Robert McCulloch, di aver cercato soltanto di “screditare la vittima”. “Ci avete spezzato il cuore, ma non la schiena”, ha proseguito per sottolineare che gli afroamericani non si piegheranno di fronte all’ennesima ingiustizia.
Per quanto riguarda le proteste, non ci sono scuse per le violenze viste a Ferguson. Per questo deve finire quanto accaduto nella città del Missouri. A dirlo è il presidente americano Barack Obama. Dopo meno di 24 ore dal discorso in cui aveva invitato alle proteste pacifiche, il primo inquilino afroamericano della Casa Bianca è tornato a parlare sul caso. “Bruciare edifici, incendiare auto, distruggere proprietà, mettere le persone in pericolo. Tutto ciò è distruttivo. Non ci sono scuse”, ha detto Obama. “Le persone dovrebbero essere punite se hanno compiuto [tali] atti criminali”. Se è stato duro con coloro che hanno preso parte a dimostrazioni degenerate in violenza, Obama ha però promesso di volere lavorare per fare cambiamenti permanenti sul modo in cui la polizia interagisce con le minoranze parte delle comunità in giro per la nazione.
Interviene anche l’Onu sollecitando gli Stati Uniti a investigare sui pregiudizi razziali all’interno del proprio sistema giudiziario e di sicurezza, dopo il non luogo a procedere pronunciato dal Gran Jury nei confronti di Wilson. “Sono profondamente sconcertato dal numero sproporzionato di giovani afroamericani che muoiono a causa di agenti di polizia, così come dal numero sproporzionato di afroamericani nelle prigioni americane e nei bracci della morte”, ha detto l’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Zeid Ra’ad Al Hussein, con un comunicato.
Cinque cose da sapere sulla decisione
Il Wall Street Journal ha elencato cinque cose da sapere sulla decisione:
1) Potremmo non sapere mai le ragioni della decisione. Per incriminare Wilson era necessaria l’approvazione di nove dei dodici giurati, ma non sappiamo come ognuno di essi abbia scelto. Il Gran giurì opera sempre con il massimo riserbo, anche per garantire ai testimoni l’opportunità di testimoniare senza aver paura di ritorsioni.
2) Il gran giurì non ha trovato sufficienti indizi di colpevolezza. I procuratori della contea di St. Louis avevano detto che avrebbero presentato una serie di possibili accuse da far prendere in considerazione al gran giurì, dall’omicidio di primo grado (corrispondente a un omicidio premeditato o aggravato) all’omicidio colposo. La decisione dimostra che meno di nove giurati hanno rilevato sufficienti indizi di colpevolezza contro Wilson.
3) L’incriminazione di un poliziotto in servizio è rara. Agli agenti di polizia in servizio è consentito sparare, secondo la Costituzione, in due circostanze: la prima è per proteggere la propria vita o quella di un altro innocente; la seconda, invece, è per impedire a una persona sospettata di aver commesso un reato grave di scappare. Ai giurati è spesso chiesto se le azioni di un agente “sono oggettivamente ragionevoli alla luce di fatti e circostanze”, tenendo conto del fatto che sono costretti a prendere le decisioni in una frazione di secondo. Per questo, secondo gli esperti, è molto difficile stabilire che il comportamento di un agente sia stato incauto o malvagio a sufficienza per incriminarlo.
4) Una possibile seconda opportunità. La “Double Jeopardy Clause”, la norma che vieta di procedere due volte per lo stesso fatto contro lo stesso soggetto, non si applicherebbe alla decisione di un Gran giurì di non procedere, secondo molti esperti. Per questo, soprattutto nel caso di nuove prove o nuovi testimoni, è possibile che il caso sia portato davanti a un altro gran giurì.
5) Le battaglie legali andranno avanti. Il dipartimento della Giustizia sta conducendo la propria indagine per verificare che le leggi federali sui diritti civili non siano state violate. Separatamente, lo stesso dipartimento ha avviato un’indagine civile sull’intera forza di polizia di Ferguson. Anche la famiglia di Brown potrebbe decidere di intentare causa, per ottenere da Wilson un risarcimento.
Fonte: askanews