Gentile Direttore, la prego pubblicare questa mia riflessione.
In questi ultimi anni il settore della moda, le aziende italiane in genere, il settore immobiliare, specialmente quello del lusso, il turismo in Italia e in Europa sono stati trainati non poco dai soldi dei russi. Si è sviluppato un notevole interesse per la nostra Lingua e la nostra Cultura, oltre la presenza di 2 Istituti di Cultura, sono tante le inizative di collaborazione. Importante anche l’esistenza di una scuola Italiana a Mosca. La Russia di Putin è stata in questi anni in grande ascesa, nel contesto internazionale e nazionale. Di pari passo l’America è sembrata più di una volta in forte declino.
In tale contesto, la politica americana aveva puntato, per danneggiare l’immagine di Putin, alla questione dei diritti umani sostenendo che in Russia la comunità omosessuale era gravemente discriminata.
Mi permetto di fare una ricostruzione un tantino più semplice della realtà. In generale, i messaggi arrivati in Europa sul tema dei diritti della comunità omosessuale in Russia sono molto diversi dalla realtà. Le donne russe sono molto newyorkesi nella tempistica per instaurare un flirt. Perfino degli uomini russi si ha una fotografia del tutto errata, hanno un elevato grado di comprensione delle difficoltà della vita di coppia e lasciano una buona dose di libertà alle loro partner. Insomma, i russi ritengono semplicemente la sessualità un modo per godersi la vita, di per sé già molto dura senza le sanzioni, specialmente a certe temperature siderali. Non mi risultano per i Gay disagi superiori alla bigotta Italia o qualche altro paese europeo. I gay non sono certamente braccati in Russia ma non possono sposarsi e non possono adottare figli. E fin qui siamo alla pari, infatti l’Italia sembrerebbe per i russi l’unico paese europepo che può adottare i bambini dei suoi, purtroppo stracolmi, orfanotrofi. Non sto certamente esprimendo un mio parere sulla questione omosessuale.
Dopo questo breve excurs su tematiche sociali vorrei addentrarmi sulla polveriera Ucraina. Pochi mesi fa, ho avuto un interscambio epistolare sulla questione Ucraina con l’Ambasciatore Russo in Svizzera, Alexandre Golovine, che teneva a precisare come la comunità russofona in Ucraina era stata lesa nei suoi diritti fondamentali fino al punto che si era arrivati a decidere di abolire il russo come lingua nazionale e quasi ad applicare tale folle progetto senza minimante riflettere sulle possibili reazioni.
Reazioni che si sono auto-alimentate come avviene in ogni regione che si sente culturalmente non appartenente ad un territorio. Per essere precisi, c’erano già state serie avvisaglie con la questione Georgia, anch’essa mal gestita a livello internazionale, terminata con la creazione di Repubbliche fantoccio sotto il controllo di Mosca.
L’evoluzione della situazione in Ucraina ha portato alle famose sanzioni contro la Russia e alle contro sanzioni della stessa innescando un pericoloso gioco al rialzo da cui solo i lontanissimi americani ne potrebbero trarre dei vantaggi. Le misure adottate da Unione Europea e Stati Uniti contro Mosca presentano un grave errore di valutazione. Questo periodo di inasprimento delle sanzioni, di crisi del Rublo, di crisi economica, politica e istituzuonale dell’Italia, è il momento adatto per una riflessione sullo stato e prospettiva del braccio di ferro, sempre più simile a uno psicodramma, tra l’Occidente e la Russia. Non me ne vogliano quelli che in Svizzera pensano che il centro del mondo siano i COMITES o i parlamentari eletti all’estero. A parte il tema ricorrente dell’efficacia reale dello strumento delle sanzioni in quanto tale, sembra evidente che esse servano in questo momento a cronicizzare la situazione di tensione con Mosca, non certo a distenderla.
Tralascio qui gli aspetti della corruzione e i limiti di tale elefantiaco apparato. Se sino all’inizio degli anni ’90 l’opinione pubblica era irrilevante per una leadership distaccata e autoreferenziale, un po’ come avviene tutt’oggi tra i nostri Consolati e l’opinione degli utenti, la novità rilevante dell’ultimo decennio in Russia è che oggi essa è diventata centrale per la tenuta del sistema di governo. I Consolati italiani sono ancora lontani da quest’evoluzione, ma questa è un’altra storia. La facile presa della Crimea è stata una strategia obbligatoria al fine di compensare il danno d’immagine per la perdita di controllo sull’Ucraina, anche per non perdere il sostegno dell’opinione pubblica. Il forte sostegno del popolo russo al Cremlino, avutosi durante la campagna di febbraio 2014, probabilmente sarebbe presto diventata protesta, se Putin avesse dato l’impressione di non sostenere i fratelli russi d’oltre confine a Donetsk e dintorni e lasciarli al loro destino. Però il rapporto di forza tra Mosca e i ribelli filo-russi dell’Est Ucraina va in senso opposto rispetto a quanto viene immaginato in Occidente. Secondo un percorso già visto in altri scenari recenti nell’Europa dell’Est, i ribelli si sono resi autonomi passo dopo passo dalla “casa madre”, al punto di definire autonomamente i propri obiettivi e l’agenda politico-militare. La Russia, come accaduto a suo tempo con l’imbarazzante Yanukovich, si deve adattare alle scelte delle leadership russofone, trovandosi nello scomodo ruolo di dover assecondare queste scelte anche quando appaiono radicali, pur di non ammettere di avere scarso controllo sui leader dei ribelli.
Uno schema da pax romana, ovvero inglobare quei leader russofoni già emersi localmente piuttosto che imporre propri candidati. Soluzioni immediate che non creano problemi nella fase iniziale ma nel lungo periodo difficili da gestire con decisioni calate dall’alto.
Mosca ha cercato più volte di porsi come mediatrice rispetto alle istanze dei russofoni in Ucraina piuttosto che come regista. Dal punto di vista economico, oggi il tema dei costi pare una preoccupazione secondaria per la leadership russa che li tratta con un certo distacco rassegnato. Anche la fuga di capitali non preoccupa molto la Russia, visto che nella quasi totalità dei casi si tratta di capitali stranieri, mentre Mosca è invece intenta a bloccare il flusso di capitali russi andati troppo facilmente oltre confine negli ultimi due decenni e contempoareamente a riappropiarsi di grandi settori pubblici finiti in maniera allegra in mani private. Quelli che in Europa e negli Usa hanno deciso di puntare sul muro contro muro con Mosca non tengono conto di alcuni aspetti storici del comportamento politico della Russia e dei russi nell’ultimo secolo, che consiglierebbero un approccio diverso.
In primis , la Russia si è storicamente trovata a suo agio nel corso di lunghi periodi di isolamento che si sono protratti fino a quando il sistema economico non è deflagrato. L’autarchia è uno stato non solo politico ma anche culturale e sociale in cui tutto il paese si è volontariamente rifugiato nel passato. Questa sensazione di “autosufficienza” ben si concilia con la percezione di uno stato di emergenza creato dalle sanzioni: una condizione che sembra avere risvegliato nella popolazione russa attuale quello spirito di sacrificio che è uno degli aspetti ricorrenti dello spirito collettivo popolare del Novecento. Non trascuriamo la grave crisi economica dell’Italia di cui ancora dobbiamo vedere gli effetti peggiori, che il nostro governo non è legittimamente eletto, che non abbiamo una legge elettorale, che il Presidente della Repubblica vuole lasciare e che non riusciamo ad esportare perché l’Euro rimane una valuta poco adatta alla nostra economia.
E a questo punto non sarebbe dispiaciuto aver avuto in piene funzioni il personaggio Berlusconi. Per evitare inutili guerre, crisi che creano altre crisi, qualche tentativo lo si potrebbe forse consentire al nostro ex-Presidente del Consiglio, che ne ha combinate tante, buone e cattive, ma in quell’aria si sa che ha rapporti eccellenti.
Un invito all’Ambasciatore russo in Svizzera a portare i saluti al popolo russo dei tanti amici italiani presenti all’estero che non si ritrovano nelle decisioni politiche dell’Unione europea e tanto meno nelle deboli iniziative del 3° non eletto governo italiano.
Francesco Torellini