Sono undici le vittime accertate della tragedia del traghetto Norman Atlantic che prese a fuoco tra Natale e Capodanno sulla tratta Patrasso-Ancona
Si è conclusa la seconda ispezione sul Norman Atlantic, è stata recuperata la scatola nera. Inoltre è stato dichiarato che non sono stati trovati corpi a bordo del traghetto. I periti non hanno potuto raggiungere il garage, perché la temperatura era ancora troppo elevata. Il traghetto, con a bordo 478 passeggeri, di cui 44 italiani (22 membri dell’equipaggio e 22 passeggeri), ha preso fuoco durante la navigazione dalla Grecia verso l’Italia sulla tratta Patrasso-Ancona. L’incendio si è sviluppato verso le 4.30 della mattina di domenica 28 dicembre, mentre la nave si trovava vicino a Corfù. Il capitano ha ordinato l’evacuazione, ma i soccorsi sono stati resi difficili dalle condizioni meteo, con il mare molto mosso e venti fino a 75 km/h.
In campo sono stati messi tutti i mezzi della Marina greca e italiana a disposizione: alle operazioni di salvataggio hanno partecipato anche tre elicotteri dell’aviazione militare greca e due della Guardia costiera italiana, oltre a cinque mercantili che erano già in zona. La Guardia Costiera italiana ha reso noto che sono stati inviati 8 mercantili, una motovedetta della guardia costiera, un elicottero e mezzi della Marina, oltre a un rimorchiatore per mettere il traghetto a favore del vento. “Le persone sono radunate sul ponte allo scoperto, ma non sono ancora certi i dati sulle persone già recuperate”. Sono partiti anche altri tre elicotteri della Marina Militare per portare via dalla nave i passeggeri messi in salvo sui ponti più in alto. “È stata un’operazione unica nel suo genere, e la chiave del successo della missione è stata la presenza di nave San Giorgio”. Parla Andrea Borgh, tenente di vascello pilota di uno dei cinque elicotteri che hanno trasbordato i naufraghi della Norman Atlantic dal traghetto in fiamme.
“In missioni di questo tipo – racconta Borgh all’Adnkronos – si usa trasbordare le persone soccorse dal mezzo in avaria alle basi a terra. La presenza in zona della San Giorgio, e anche dell’incrociatore Durand de la Penne, è stato quel qualcosa in più che ha velocizzato enormemente le operazioni, consentendoci di lavorare continuamente”. Operazioni comunque difficoltose, condotte ad appena 10 metri dalla coperta del traghetto, prosegue Borgh, non solo per “il forte rollio e beccheggio del traghetto” dovuti allo stato del mare “ma anche dal fumo, intenso, che saliva dalla nave. Condizioni estreme, ma siamo comunque riusciti a effettuare viaggi su viaggi trasportando ogni volta una ventina di persone. E anche -dice- due cani insieme ai loro padroni”. “Non abbiamo mai avuto la sensazione di dover abbandonare la missione: semplicemente, quando le condizioni diventavano particolarmente critiche, ci allontanavamo e ritornavamo. Siamo tutti molto orgogliosi di aver salvato molte persone, e dell’eccezionale lavoro svolto dalla nave San Giorgio”.
Le testimonianze dei passeggeri che si sono trovati sul Norman Atlantic al momento dell’incidente sono drammatiche. Un naufrago greco ha riferito che i pavimenti erano bollenti, che le persone tramavano e tossivano. Un altro ha affermato di essere in pericolo e di non sapere quanto avranno la possibilità di resistere. I bambini e gli anziani sono stati soccorsi con gli elicotteri. Una ragazzina di 12 anni di Molfetta salvata in ospedale ha riferito di stare dormendo e di essere stata svegliata dalla sirena dell’allarme. La 12enne ha dichiarato di aver sentito che il fuoco si sarebbe sprigionato da un camion e poi si sarebbe propagato alla nave. Altri passeggeri hanno detto le loro versioni e dal racconto di tutti si capisce come ci sia stata una confusione generale, con la difficoltà anche da parte delle navi di soccorso che non riuscivano ad avvicinarsi a causa della pioggia e del vento.
Adnkronos, Nanopress