Si avvicina la firma dell’accordo fiscale Italia-Svizzera: lo confermano non meglio precisate “fonti di governo” a Roma citate dall’agenzia stampa Ansa
L’accordo, hanno indicato le fonti, dovrebbe essere siglato già intorno al 15 gennaio, mentre la firma ufficiale dovrebbe invece arrivare all’inizio di febbraio. Secondo le fonti ci sarebbero ancora dettagli da limare ma – si assicura – “siamo vicini a chiudere”. In ogni caso – si precisa a Roma – il processo sarà chiuso entro l’inizio di marzo, termine fissato dal provvedimento sul rientro dei capitali per i Paesi della ‘black list’ per siglare accordi fiscali con l’Italia ed essere così considerati Paesi della ‘white list’ ai fini dell’emersione dei fondi illegalmente nascosti oltreconfine (chi proviene da Paesi blacklist, secondo le nuove norme, paga di più per rimettersi in regola).
Il presidente della Commissione di politica estera del Consiglio nazionale Carlo Sommaruga (PS/GE) – in visita a Roma – aveva indicato sul suo conto twitter che tra Roma e Berna è stata raggiunta un’intesa riguardante la revisione dell’accordo di doppia imposizione e le modalità per lo scambio automatico di informazioni. Mario Tuor, portavoce della Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI), si è dal canto suo detto fiducioso sulla firma di un accordo complessivo tra i due paesi entro la fine di febbraio. Ha tuttavia precisato che – contrariamente a quanto indicato da Sommaruga – l’intesa non è ancora stata parafata. La Neue Zürcher Zeitung, sulla base di fonti vicine al dossier fiscale sul quale Svizzera e Italia stanno negoziando da anni, lo scorso mercoledì, ha scritto che in futuro, i frontalieri italiani dovrebbero pagare più imposte. Invece di tassare i frontalieri alla fonte e riversare parte – il 38,8% – degli introiti a Roma, in futuro dovrebbe entrare in vigore lo “splitting”: il Ticino tasserebbe una parte e l’Italia un’altra della base imponibile. Per il diplomatico Francesco Quattrini, delegato del Canton Ticino per i rapporti transfrontalieri, si tratta solo di “speculazioni”.
L’idea dello “splitting” circola da tempo e non rappresenta una novità. Stando al quotidiano zurighese, la parte tassabile in Svizzera dovrebbe essere inferiore all’80% – soglia auspicata dal Canton Ticino -, ma superiore all’attuale 61,2%. Il giornale indica che dovrebbe aggirarsi attorno al 70%. Grazie allo “splitting”, anche l’Italia dovrebbe incassare più denaro, secondo il foglio svizzerotedesco, per il semplice motivo che le aliquote fiscali in vigore nel Belpaese sono ben più alte di quelle applicate in Svizzera.
I perdenti dell’accordo sarebbero quindi i frontalieri, che dovrebbero ritrovarsi con meno soldi in tasca, e forse anche i rispettivi comuni di domicilio, qualora Roma dovesse decidere di tenere parte degli introiti per sé. Stando a Francesco Quattrini le informazioni riportate dalla stampa negli ultimi giorni in merito all’avvenuta conclusione dell’accordo, compresi i particolari dell’intesa sui frontalieri, sono pure speculazioni.
ATS