Passata una settimana, o poco più, mi sembra utile ritornare ai fatti sanguinari avvenuti a Parigi. La Francia – vorrei affermare, l’Europa – ha vissuto una prova crudele e mortale, al di là di una opportuna riflessione sul limite tra la satira e l’insulto, a partire dalle vignette del settimanale Charlie Hebdo sul profeta Maometto, l’insensata scusante che ha scatenato la furia omicida..
Tre giorni d’ incubo infernale, iniziati il sette gennaio, con l’assassinio, alla redazione di Charlie Hebdo, dei giornalisti , dei disegnatori, dei collaboratori e degli agenti della sicurezza. Proseguito poi il giovedì successivo, con l’uccisione di un giovane della polizia municipale nel sobborgo di Montrouge, e il giorno successivo, venerdì 9 gennaio, con la cattura simultanea di due ostaggi e il successivo assassinio di quattro persone in un negozio israelita casher. L’intervento massiccio delle forze di polizia e della gendarmeria, nella tarda serata di venerdì, ha messo fine all’incubo. Il bilancio è terrificante: venti morti, inclusi i tre terroristi. La Francia e l’Europa comunitaria, neppure nel periodo del terrorismo brigatista, – il brigatismo e la Rote Armee Fraktion, in Italia e in Germania, l’ ETA basca o L’IRA, in Spagna e nord Irlanda – non avevano conosciuto attentati di tale ampiezza dalla guerra d’Algeria in poi. I terroristi, tutti e tre francesi, si sono definiti membri delle organizzazioni jihadiste: i fratelli Kouachi, hanno affermato di appartenere alla yemenita Al Qaida , Amedy Coulibaly, l’omicida di Montrouge, e della porta di Vincennes, ha dichiarato di agire per conto dello stato islamico, l’organizzazione seminatrice del terrore tra l’Iraq e la Siria. È la Francia, colpita: per quello che è e per quello che fa.
Ciò che rappresenta come valori. Un paese di libertà, pluralista, laico. Nel rifiuto del razzismo e dell’antisemitismo, tollerante di fronte a tutte le religioni, intollerante nel confronto del fanatismo di ogni tipo e provenienza. E ciò che fa. La Francia è impegnata in prima linea, nel Mali dell’Africa centrale come in Iraq e nella guerra contro il Jihadismo internazionale. La domenica, 11 Gennaio, è stata la Francia intera a radunarsi, a Parigi come nelle altre metropoli della repubblica, per rialzarsi dal terribile shock. È stato il popolo di Francia a manifestare in massa per dire non alla barbarie. Sono i cittadini, della Francia e dell’Europa, di ogni condizione sociale, origine, religione e affinità politica, che si sono mobilitati per difendere le nazioni aperte e democratiche. La libertà e la laicità, che sono il loro fondamento e le hanno rese grandi, perché sono valori essenziali. Al di là dei dubbi e delle inquietudini che ne minano il cammino unitario, le nazioni dell’Unione devono questa risposta a tutti coloro che le vogliono intimidire, dividere e disintegrare. La straordinaria manifestazione di Parigi ha dimostrato che i francesi, sostenuti dalla solidarietà degli altri popoli europei, non sono soli in questa battaglia di libertà.
Domenica, 11 febbraio, era presente a Parigi, con qualche triste eccezione, la maggior parte dei capi di stato del mondo, incluso il nostro presidente del consiglio, Matteo Renzi. Attraverso loro, è l ‘Europa e tanta parte del mondo democratico che si è mobilitata per riaffermare gli inalienabili valori di libertà e tolleranza. Poco importa che, taluno o talaltro, pensino di poter trarre beneficio dal dramma del terrorismo omicida, E poco importa, che la presidente del fronte nazionale, Marine Le Pen, o tale Matteo Salvini, il leghista secessionista, fulminato sulla via di Damasco dal credo italico, gridino al complotto della guerra di civiltà e alla possibile reintroduzione della pena di morte. Né la cancelliera Angela Merkel, nè il nostro presidente del consiglio, o il britannico, lo spagnolo, il belga, né il presidente del consiglio europeo, per citarne solo alcuni, si preoccupano di tali manovre. Essi hanno compreso l’essenziale, poiché sanno, che al di là dei terribili giorni parigini e dintorni, è l’Europa tutta il bersaglio di una guerra crudele e selvaggia. Il loro gesto solidale, espresso dalla massiccia presenza alla manifestazione di Parigi, inedito e spettacolare, è il segno di una nuova consapevolezza.
Attraverso la lotta unitaria al terrorismo omicida, può nascere un nuovo spirito di liberta e unità per i popoli dell’Unione.