Il Presidente nigeriano ha visitato i sopravvissuti degli attacchi di Boko Haram
Dopo i rapporti sulle dimensioni dell’attacco del gruppo Boko Haram in Nigeria il Presidente Goodluck Jonathan ha visitato il centro dei sopravvissuti. Le circa 5000 persone erano fuggiti a gennaio dopo l’attacco di Boko Haram alla città Baga e i luoghi limitrofi, l’attacco durante il quale sarebbero state uccise centinaia di persone.
“Voglio assicurarvi che presto potrete tornare nelle vostre case”, ha detto Jonathan. Il Boko Haram avrebbe rapito diverse centinaia di donne e di bambini durante l’assalto di inizio gennaio nel Nord-est della Nigeria. E molti di loro potrebbero ancora trovarsi nelle mani dei sequestratori. Una donna, liberata alcuni giorni dopo essere stata rapita, ha dichiarato alla France Presse che più di 500 donne e centinaia di bambini si trovavano con lei all’interno di un pensionato per ragazze a Baga dove sono state rinchiuse dai Boko Haram. Il racconto, pur non confermato, concorda con quello di un’altra fuggitiva citata da Amnesty International e di un’altra testimone intervistata dalla France Presse: “Boko Haram ha rapito almeno 300 donne ed eravamo rinchiuse in una scuola di Baga”, ha dichiarato la donna ad Amnesty. “Hanno liberato le donne anziane, le madri con bambini piccoli nel giro di quattro giorni, ma si sono tenuti le ragazze più giovani”, ha aggiunto.
Chi può si dà alla fuga, chi resta vive combattuto tra la rabbia, il terrore e la rassegnazione. I nigeriani sono sotto choc per l’escalation di violenza che sta devastando il loro Paese con Boko Haram. Dopo aver raso al suolo città e villaggi nel nordest ora il gruppo fondamentalista islamico armato sta sconfinando anche in Ciad e Camerun. Anche lontano dalle zone del conflitto, a Lagos ad esempio, per quanto riporta Askanews, non si respira una bella aria per strada. Nei discorsi della gente sotto accusa ci sono i terroristi certo, ma non solo loro. “La Nigeria è un paese stupendo ma c’è bisogno di una mano forte per governare questo paese – ha spiegato una donna – il presidente Goodluck Jonathan dovrebbe dimettersi”.
“Non c’è sicurezza in questo Paese”, aggiunge un’altra donna. “Un buon presidente dovrebbe proteggere il suo popolo, per questo lo abbiamo votato. Ma lui non ha fatto niente e ha lasciato le cose come le ha trovate”.
Elezioni alle porte
Il 14 febbraio, la Nigeria si recherà alle urne per eleggere il nuovo presidente della prima economia d’Africa. Goodluck Jonathan cercherà di ottenere un secondo mandato sfidando il principale candidato dell’opposizione, l’ex generale Muhammadu Buhari. La campagna elettorale è dominata dal tema della sicurezza, con il nord del paese sconvolto dagli attacchi dei miliziani islamisti del Boko Haram. “Volete tornare indietro? O preferite andare avanti? La Nigeria deve andare avanti, è un paese giovane e per i giovani. Non è fatta per i vecchi. Sono i giovani che devono rimettere in piedi il paese”. Dal canto suo, l’ex generale 72enne Muhammadu Buhari, originario del nord del paese, si è costruito una fama d’incorruttibile, un atout importante per una potenza petrolifera inquinata da una corruzione endemica.
“Non sono stato scelto perché sono migliore degli altri candidati. Ma lo ritengo un onore e un segno di fiducia per l’unione necessaria a salvare la nostra cara Nigeria dalle condizioni di insicurezza e miseria in cui è stata trascinata”. L’esito del voto sarà importante per tutto il continente. La Nigeria con i suoi 178 milioni di abitanti è il paese più popolato dell’Africa e nel 2014 è diventata la prima economia africana, nonostante la frattura sempre più ampia tra il Nord sottosviluppato e un Sud prospero dove si concentrano le attività dell’industria petrolifera. Numerosi osservatori dubitano della credibilità dello scrutinio, in considerazione soprattutto del fatto che il voto non potrà svolgersi nel Nord-est del Paese, sotto controllo degli islamisti.