Il Dipartimento federale dell’economia (DEFR) ha preso un primo provvedimento: le aziende in difficoltà potranno fare ricorso all’indennità per lavoro ridotto (ILR)
Johann Schneider-Ammann reagisce al franco forte. Il DEFR ha deciso di venire incontro alle imprese dopo la recente decisione della Banca nazionale (BNS) di rivalutare il franco nei confronti dell’euro rinunciando alla soglia di cambio minimo. L’attivazione dell’ILR permette alle imprese di introdurre il lavoro ridotto e di richiedere l’indennità con la motivazione del “Franco forte”. L’obiettivo è chiaro: evitare licenziamenti, poiché i prodotti svizzeri all’estero sono più cari. “Il provvedimento è attuato per aiutare le imprese nella loro pianificazione”, ha spiegato il ministro dell’economia dopo la seduta della commissione dell’economia del Consiglio degli stati, alla quale ha partecipato anche il presidente della BNS, Thomas Jordan.
La misura, già utilizzata in passato in seguito alla crisi finanziaria del 2008, dovrebbe permettere alle aziende, che perdono commesse dovute alla fluttuazione del cambio, di evitare licenziamenti. Se le imprese riducono del 50% l’attività di lavoro, verseranno metà dello stipendio, mentre il 40% del salario è versato come indennità dall’assicurazione contro la disoccupazione. In generale le oscillazioni del tasso di cambio fanno parte del rischio di un’azienda. Tuttavia la decisione della BNS va considerata eccezionale e non alla stregua di un normale rischio aziendale, ma per la nuova misura del lavoro ridotto occorre una concessione speciale del DEFR. Le indennità sono limitate per le ditte a 12 mesi al massimo, almeno che il Consiglio federale non preveda una proroga. Per questa misura non è previsto un finanziamento supplementare.
Le reazioni politiche alla misura sono state fondamentalmente positive e due giorni dopo il provvedimento Schneider-Ammann ha convocato i rappresentanti di economia e sindacati a una prima tavola rotonda per affrontare la situazione attuale. All’incontro si è discusso di misure a corto e medio termine per rafforzare la piazza economica elvetica. Non sono emerse decisioni concrete e nemmeno programmi per rilanciare l’economia, ma per le sfide future “il partenariato sociale avrà un ruolo fondamentale e va rafforzato”, ha detto il ministro dell’economia, “anche se la situazione non è drammatica e la Svizzera non si sta dirigendo verso una forte recessione”.
I partecipanti all’incontro hanno esortato il Governo a non abbassare la guardia ed esposto le loro proposte. L’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) ha chiesto alla politica di investire nella formazione professionale. “Ci vuole un investimento supplementare di 100 milioni di franchi all’anno nella formazione superiore”, ha detto Hans-Ulrich Bigler, direttore USAM. Un personale molto qualificato a lungo termine accresce anche la capacità innovativa delle imprese. Per i sindacati la situazione è problematica e l’unico vero intervento necessario è di politica monetaria. “La BNS deve reagire sul corso del cambio e reintrodurre un tasso minimo di cambio”, ha sottolineato Paul Rechsteiner, presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS). L’introduzione dell’indennità ILR è solo un piccolo passo, ma non è una soluzione alla minaccia dei licenziamenti. Inoltre non tocca ai dipendenti farsi carico dei rischi legati al franco forte, ha aggiunto Rechsteiner. La tavola rotonda sarà nuovamente convocata a fine febbraio, dove saranno probabilmente avanzate proposte più concrete.