È già in proiezione in tutte le sale svizzere l’ultima commedia scritta e diretta da Philippe de Chauveron che promette una resa alla pari di Giù al Nord (2008) e Quasi Amici (2011)
Continua il fortunato filone delle commedie francesi, dopo il film di Dany Boon e della coppia Olivier Nakache e Éric Toledano, campioni d’incasso, è la volta dell’ultima commedia di Philippe de Chauveron, Non sposate le mie figlie. Si tratta di una divertente commedia che indaga sulle aspettative genitoriali nei riguardi dei propri figli e soprattutto che guarda le capacità del genere umano di tolleranza e apertura verso l’altro. Una simpatica storia di tolleranza e rispetto con cui il regista gioca e mette in luce gli stereotipi razzisti e culturali dell’uomo. Per non parlare poi del fatto che sembrerebbe un paradosso che quasi all’indomani della strage francese di Charlie Habdo il cinema accoglie in modo così favorevole una commedia che rivela una realtà francese globalizzata e sempre più multietnica, tra etnie e religioni differenti che si intrecciano nella quotidianità. Qu’est-ce qu’on a fait au Bon Dieu?, titolo originale della commedia (in tedesco Monsieur Claude und seine Tochter) è la storia di Claude e Marie Verneuil, una coppia borghese, cattolica e conservatrice della provincia francese genitori di quattro splendide figlie per le quali sognano 4 matrimoni felici e appaganti. Quando i coniugi Verneuil educarono le proprie figlie nel rispetto più assoluto dei principi di tolleranza, integrazione e apertura verso gli altri, non immaginavano certo quello che sarebbe potuto succedere! Una alla volta, dalla più grande alla più piccola, le giovani ragazze sposa rispettivamente, un mussulmano, un ebreo e un cinese e mettendo a dura prova la sua parte tollerante e mettendo allo scoperto tutti e le sue paure e i suoi preconcetti su chi è considerato “straniero”. Così non resta loro che riporre le speranze sull’ultima figlia, perché anche per una famiglia aperta e moderna come i Verneuil, un matrimonio “tradizionale”, magari pure religioso secondo il rito cattolico sarebbe una cosa gradita, anzi fortemente desiderata e quasi realizzata quando la più giovane annuncia di volersi sposare con il proprio fidanzato cattolico, “finalmente”. Ma la gioia e le speranze della coppia crollano immediatamente quando conoscono il futuro quarto genere, cattolico sì, ma africano. Ed è così che si innesta un’altra faccia del razzismo, quello per la diversità fisica, di colore. Nella commedia, infatti, si guarda e si esplorano tutti i tipi di razzismo, da quello sociale a quello religioso a quello etnico e da parte di tutti. Contrarietà all’unione della giovane coppia non è unilaterale, solo da parte della famiglia borghese francese, dai genitori, ma anche dalla benestante famiglia africana che non vuol saperne assolutamente che il figlio si unisca in matrimonio con la ragazza francese. Razzismo e contrarietà all’unione anche da parte dei tre generi inizialmente rivoltosi l’uno contro l’altro alla fine si alleano per non intaccare ulteriormente il già precario equilibrio familiare caratterizzato dai loro continui litigi e incomprensioni a causa dei pregiudizi stereotipati. Una svolta decisiva arriva proprio dai due capifamiglia, i padri dei due promessi sposi che decidono di soccombere ai loro pregiudizi razzisti per la felicità dei rispettivi figli. Il film ha subito riscosso un grandissimo successo in Francia, ma anche in tutta Europa registrando un gran successo di incassi, ed è già in proiezione in tutti i cinema della Svizzera!