Il “Fotomuseum Winterthur” (museo di fotografie di Winterthur) presenta la prima grande retrospettiva europea dell’opera di Paul Strand (1890-1976), un grandioso rappresentate della fotografia moderna del 20° secolo. Con la base della Neuwerbung di 3000 scatti, che ultimamente esposto il Philadelfia Museum of Art, la mostra rivela l’evoluzione dell’opera di Strand durante sei decenni. Presenta la varietà del suo lavoro, dei suoi sforzi, per stabilire la fotografia come una forma d’arte moderna, per il suo forte interesse ai film, fino ad arrivare ai fotolibri del dopoguerra, dove le persone e i posti risuscitano in un modo impressionante. Strand mette in risalto anche la sua personalità complessa e contraddittoria: un fotografo rustico con un forte interessa per le problematiche sociali.
La mostra inizia con lo stile del pittorialismo degli anni 1910, che Strand velocemente ha dominato, mentre aumentava il suo interesse all’astrazione pochi anni dopo. Notevole è anche come prova a catturare con la fotografia, la conoscenza dell’arte contemporanea, in particolar modo nel cubismo e nei lavori degli artisti americani dell’ambiente di Alfred Stieglitz. Nello stesso momento si dedicava ai temi urbani, come sui suoi scatti anonimi delle persone delle strade di New York City. Strand esplorava le possibilità, come mostrare con la fotocamera la vita moderna e si interessava della conoscenza di ogni dettaglio meccanico. Durante la rassegna verrà mostrato il primo cortometraggio “Manhattan” (1921), una “sinfonia della città”, dedicata a New York e creato in collaborazione con l’artista Charles Sheeler. Il romantico ma allo stesso tempo inteso cortometraggio “Manhattan”, oggi vale come primo AvantgardeFilm americano. Strand si interessava anche di viaggi, soprattutto per la possibilità di mostrare con fotocamera, caratteristiche di luoghi e avvenimenti che altrimenti passerebbero inosservati. Tra il 1932 e 1934 fotografava il Messico. Il paese gli ha lasciato un’impronta profonda, che ha anche intensificato il suo impegno per la politica di sinistra. m Ha montato un prisma davanti all’obiettivo della sua Graflex creando così in segreto una notevole raccolta di ritratti. In più, si occupava dello stile di vita dei contadini messicani, dando vita alla raccolta dei “Bultos”, figure religiose intagliate e colorate nelle chiese messicane. In questa immagine si nota per la prima volta l’allontanamento di Strand dal modernismo verso un senso più romantico: sono la prova che per l’artista bisognava mettere in mostra un aspetto della vita che altrimenti andava perso.
Negli anni 30 molto coinvolto dalla crisi economica mondiale, Strand si dedicò al film come mezzo espressivo del cambiamento sociale. Nel secolo dopo il film è stato al centro dei suoi lavori creativi. Nella mostra ci sono due frammenti di film molto importanti, “Redes” (1936) e “Native Land” (1942). “Redes” ambientato in Messico narra la lotta di un paese di pescatori contro lo sfruttamento di un imprenditore corrotto. “Native Land” – con Paul Robeson come voce narrante – è il film più ambizioso di Strand. Lo ha girato una volta tornato a New York, per creare la sinistra “Dokumentarfilmkolletiv Frontier Films”. Con un mix di scene tra ricostruzioni filmiche e materiale documentaristico, in “Native Land” si affronta il tema del “union busting”, la distruzione dei sindacati, come negli anni ‘30 veniva praticato dalla Pensylvania fino al Sud degli USA. I film di Strand mostrano un enorme impegno politico, ma mostrano anche, come l’entrata nella seconda guerra mondiale degli USA ha spinto ai limiti le sue ambizioni cinematografiche.
Dopo il 1945 Strand si dedico maggiormente ai suoi fotolibri, dove ha creato dei ritratti complessi di persone e posti. Nel 1950 ha pubblicato insieme alla curatrice di fotografie, Nancy Newhall, “Time in New England”, un libro dove sembra che il passato e il presente si intrecciano e dove evoca la tradizione della tolleranza, della libertà e delle possibilità demografiche nella cultura americana. Questi temi sono molto importanti per Strand: Nello stesso anno si trasferì in Francia, per scappare dalla caccia alle streghe anticomunista che cresceva negli USA. Ha continuato a cercare comunità che rispecchiassero i suoi ideali politici, prendendo contatti particolarmente con il paese italiano Luzzara. Da lì giunge il libro “Un Paese: Portrait of an Italian Village” (1955), dove sono evidenti le influenze dell’estetica neorealistica di Cesare Zavattini. Al centro del lavoro ci sono i ritratti del popolo del paese mentre lavorano e a casa, un commovente omaggio della vita quotidiana. Stand ha fotografato molto anche l’Africa e nel 1963 è stato invitato da Kwame Nkrumah, il primo presidente del Ghana indipendente dalla Gran Bretagna. Il paese fu modernizzato molto velocemente e Strand era affascinato dalla democrazia che in quegli anni c’era in Ghana. Il libro pubblicato nel 1976 con il titolo “Ghana: An African Portrait”, mostra un Ghana moderno che si dispiega dalla cultura tradizionale. Strand fu contagiato da quel modo di vivere e arricchì i ritratti nel libro con delle scene di strada di assemblee politiche e mercati. Paul è morto nel 1976, ad 85 anni, nella sua casa in Orgeval, fuori Parigi.