Fi: inaccettabile metodo Renzi su Colle, ha sconfessato patto
Al termine di un Comitato di presidenza ristretto, convocato d’urgenza, Forza Italia annuncia infatti che d’ora in avanti valuterà di volta in volta l’atteggiamento da tenere sulle riforme. Una decisione che arriva dopo una giornata ad alta tensione nel movimento azzurro, con le dimissioni, subito respinte, dei capigruppo di Senato e Camera, Paolo Romani e Renato Brunetta, e le reiterate critiche di Raffaele Fitto, scettico sulla possibilità che il cambio di rotta deciso dal suo partito sulle riforme sia reale. “Se il patto del Nazareno è finito, meglio così. La strada delle riforme sarà più semplice. Arrivare al 2018 senza Brunetta e Berlusconi per noi è molto meglio”. È quanto ha dichiarato Debora Serracchiani, vice segretario del Pd, commentando le dichiarazioni degli esponenti di Fi al termine del comitato di presidenza del partito. “Da opposizione responsabile, quale siamo sempre stati, voteremo solo ciò che riterremo condivisibile per il bene del Paese, senza pregiudizi, come peraltro abbiamo fatto sino ad oggi. Riteniamo Forza Italia – si legge nella nota diffusa al termine del Comitato di presidenza – libera di valutare quanto proposto di volta in volta, senza alcun vincolo politico derivante dagli accordi che hanno fin qui guidato, nello spirito e negli obiettivi, un percorso comune e condiviso che oggi è stato fatto venir meno dalla nostra controparte”.
Decisa la reazione del governo: “Contenti loro, contenti tutti. Ognuno per la sua strada, è meglio per tutti. Per noi, sicuramente”, ha replicato duramente alla nota dell’Ufficio di Presidenza di Forza Italia che ha denunciato il Patto del Nazareno, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. Anche il ministro Maria Elena Boschi ha commentato: “Credo che oggi non si sia rotto il patto del Nazareno, semmai si è rotta Forza Italia”, ha reagito Boschi. “Noi – aggiunge – abbiamo eletto un Presidente della Repubblica come Mattarella, oggi Forza Italia ha cambiato idea perché abbiamo eletto una persona perbene alla Presidenza della Repubblica? Le riforme vanno avanti, le abbiamo appena calendarizzate alla Camera dove abbiamo una ampia maggioranza. Se poi Forza Italia ci ripensa, siamo qui”. Rotto, congelato, finito. Non sono esattamente tre sinonimi. Eppure sono questi gli aggettivi che il consigliere politico di Forza Italia, Giovanni Toti, usa per definire lo stato di salute del patto del Nazareno. Sintomo di una ambiguità che, ancora una settimana dopo lo strappo sul Quirinale, continua a contrassegnare i rapporti tra palazzo Grazioli e palazzo Chigi. Un’ambiguità dovuta in parte ai tentennamenti di Silvio Berlusconi, combattuto tra l’orgoglio ferito e la volontà di non mettersi in un angolo. Ma condizionato anche, e non poco, dalle lotte interne a Forza Italia, ormai sempre più divisa tra cerchio magico, verdiniani e fittiani.
La rottura del patto del Nazareno determina reazioni diverse negli altri partiti di maggioranza e opposizione: “Noi – assicura il ministro dell’Interno e presidente del Nuovo centrodestra, Angelino Alfano – ci siamo per sostenere le riforme, per cambiare il Paese. Quindi con i nostri voti e i nostri numeri in Parlamento c’è la maggioranza per proseguire nel cammino delle riforme. Speriamo ci possa essere un riaggancio di Fi al treno delle riforme. Noi comunque ci siamo”. “Se come sembra il patto del Nazareno si è rotto, dopo un anno e mezzo di inquinamento della vita politica del Paese, sarebbe saggio – ha detto il capogruppo di Sel alla Camera, Arturo Scotto – che il governo mettesse da parte le riforme costituzionali e la riforma della legge elettorale e si concentrasse sul dramma dell’economia e sul lavoro. Vere emergenze nazionali”. “Sbaglia Forza Italia a chiamarsi fuori come ritorsione alla scelta di Sergio Mattarella. Ma colpiscono le valutazioni positive dei vertici del governo e della segreteria del Pd. Va ritrovato un equilibrio, almeno – conclude l’esponente Dem – il giorno dopo aver applaudito insieme un Presidente della Repubblica che chiede collaborazione alle forze politiche”.