Il progetto d’applicazione del Consiglio federale ricalca alla lettera il testo dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, senza fare però concreti passi in avanti
Il governo elvetico è tenuto a rispettare la volontà popolare e finalmente, dopo un anno di tante discussioni, ha presentato il delicato e complesso progetto della legge costituzionale per attuare l’iniziativa UDC approvata il 9 febbraio 2014. Le proposte presentate dal Consiglio federale non hanno fatto breccia e si riassumono in due punti: l’introduzione di contingenti e priorità ai lavoratori domiciliati. Adesso il progetto sarà posto in consultazione fino al 28 maggio e sarà accompagnato dall’esigenza di conciliarlo con gli obblighi europei, soprattutto la rinegoziazione e l’adeguamento dell’accordo della libera circolazione. La Svizzera punta a trattare con l’Ue e ha definito il mandato per negoziare: “Sarà difficile ma non impossibile” ha sottolineato il ministro di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga, responsabile del dossier, nella conferenza di presentazione alla quale erano presenti anche il ministro degli esteri Didier Burkhalter e il ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann.
La posta in gioco resta alta. Il governo propone contingenti annuali per tutti gli stranieri e di fissare tetti massimi per i permessi di soggiorno a partire da 4 mesi. I contingenti saranno fissati dal governo stesso su base d’indicatori economici e considerando le necessità del mondo del lavoro e dei cantoni. Ai tetti massimi sottostanno i frontalieri, i familiari, gli emigranti che non esercitano un’attività lucrativa e i rifugiati. L’altro punto fondamentale è l’intenzione di dare la priorità alla manodopera già presente in Svizzera, migliorando l’integrazione delle donne, dei lavoratori anziani e dei rifugiati (eliminando gli ostacoli amministrativi) e ampliando l’offerta formativa. Queste proposte sono realizzabili solamente con la partecipazione convinta dell’economia. Ma le organizzazioni imprenditoriali sono deluse dalle misure del governo, che “non rispettano il mandato costituzionale di tener conto degli interessi dell’economia.” Valentin Vogt, presidente dell’Unione svizzera degli imprenditori è rammaricato per la decisione del Consiglio federale di applicare alla lettera il testo dell’iniziativa: “Così si mettono in pericolo gli accordi bilaterali e l’economia può subire un altro contraccolpo dopo l’abolizione della soglia minima di cambio.”
Non sono positive neanche le reazioni dei partiti, eccetto il Partito liberale radicale (PLR), che sostiene la linea del governo e l’importanza di mantenere gli accordi bilaterali. L’UDC, che ha lanciato l’iniziativa, non vede una vera applicazione dell’articolo costituzionale. “E un’attuazione timida e anche tardiva”, ha detto il presidente Toni Brunner “perché nelle proposte non si accenna all’accordo di libera circolazione e non si applicano le misure più efficaci: l’accesso alle assicurazioni sociali e il ricongiungimento familiare”. Il PS sostiene i negoziati e il coraggioso metodo dell’applicazione, ma lamenta le mancate misure d’accompagnamento come le soluzioni sul problema del dumping salariale.
Sulla via interna il Consiglio federale può procedere indipendentemente, mentre la via da percorrere con l’Ue è impervia. “L’obiettivo è di raggiungere la migliore posizione per trattare e trovare una soluzione adeguata che permetta alla Svizzera di regolare autonomamente l’immigrazione”, ha detto Sommaruga. Ma se l’Ue non dovesse cambiare opinione, uscirne per la Svizzera sarà un’impresa difficile, che potrebbe portare allo scenario peggiore: disdire l’accordo sulla libera circolazione. Le reazioni di Bruxelles al disegno di legge sono state con riserbo. “L’Ue esaminerà il testo dell’avamprogetto e le relative misure di accompagnamento alla luce della compatibilità con la libera circolazione”. Comunque l’Ue non ne vuole sapere di rinegoziare perché “non è in grado di introdurre quote o preferenze nazionali”. La musica nei palazzi di Bruxelles non è cambiata e l’Ue si aspetta che la Svizzera mantenga i propri impegni.