Segretario generale Onu: rappresenta un “crimine di guerra”
Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha sollecitato l’intervento della comunità internazionale per fermare la distruzione dei siti archeologici iracheni da parte dei jihadisti dello Stato islamico (Isis). Analogo appello è stato lanciato anche dal ministro iracheno per il Turismo e le Antichità, che ha chiesto il “sostegno aereo” contro l’Isis, dopo che nelle ultime settimane i jihadisti hanno distrutto le opere d’arte conservate nel museo di Mosul, i tesori dell’antica città di Nimrud e il sito archeologico di Hatra, risalente a oltre 2.000 anni fa. “Il segretariato generale lancia un appello urgente alla comunità internazionale per mettere rapidamente fine a questa odiosa attività terroristica e contrastare il traffico illegale del patrimonio culturale – si legge in un comunicato – la distruzione deliberata del nostro comune patrimonio culturale rappresenta un crimine di guerra”.
Raso al suolo l’antico sito archeologico assiro di Hatra
I fondamentalisti dello Stato Islamico hanno distrutto un altro tesoro culturale e artistico dell’umanità. Con delle ruspe hanno raso al suolo l’antico sito archeologico assiro di Hatra, nel nord dell’Iraq, il giorno dopo aver distrutto l’antica città assira di Nimrud, in queste foto quando ancora non aveva subito la furia distruttrice degli estremisti. La notizia diffusa dalla tv satellitare curda Rudaw, arriva a pochi giorni dallo scempio compiuto dall’Isis a Mosul dove sono state distrutte decine di antiche statue e bruciati migliaia di manoscritti. Ora un nuovo colpo per la cultura irachena e non solo. “La notizia mi fa male al cuore – dice da Baghdad Amar Hassan, studente universitario – perché si tratta della nostra civiltà, è un antico sito risalente ad un periodo pre Islam e che andava preservato”. Mohanmad Amir, dipendente del ministero dell’istruzione, si chiede invece perché il mondo stia a guardare. “Perché le Nazioni Unite non possono proteggere questi siti? A mio avviso si può fare senza problemi perché l’Onu lo fa già in altri luoghi del mondo. Perché non farlo in Iraq?”