Una burla ben architettata o un segno dei tempi “glocal” in cui viviamo?
Difficile dirlo, per il momento ci si accontenta della boutade che sta già facendo molto discutere: la compagnia aerea EasyJet ha infatti esternato la sua volontà di istituire appositi annunci in dialetto per le comunicazioni ai passeggeri dei suoi aerei.
Una barzelletta presa troppo sul serio?
Macché, la compagnia sembra fare sul serio e in un comunicato spiega di star prendendo “in seria considerazione la possibilità di ‘sdoganare’ e valorizzare i principali idiomi regionali introducendoli sulle tratte domestiche durante le istruzioni di sicurezza che vengono fornite prima del decollo. Così, ad esempio, sul collegamento tra Milano Malpensa e Napoli Capodichino l’italiano e l’inglese potrebbero in futuro essere affiancati dal lumbard e dal nnapulitano”.
L’operazione, spiegano i dirigenti del gruppo, avrebbe lo scopo di fidelizzare al meglio la clientela del Paese dai mille campanili: “Il nostro interesse per l’uso dei dialetti a bordo nasce dalla volontà di essere sempre più vicini alla quotidianità dei nostri passeggeri e di dare loro un segno tangibile del fatto che sentiamo l’Italia come la nostra seconda casa – dice Thomas Meister, Marketing manager EasyJet per l’Italia –. Inoltre ci sembra bello far riassaporare ai nostri passeggeri l’emozione di trovarsi a casa già dal momento in cui salgono a bordo di un aereo EasyJet”.
Insomma: il mondo diventa sempre più piccolo, grazie anche a compagnie low cost come EasyJet, ma nel frattempo le identità locali tornano a reclamare uno spazio pubblico e istituzionale.
E chi già si scervella per immaginare le istruzioni in vernacolo di hostess appositamente istruite può risparmiare la fatica: il vettore ha già diffuso degli esempi di comunicazioni in milanese e napoletano. Ai passeggeri che decolleranno da Malpensa potrà quindi capitare di sentirsi dire cose così: “Sciuri e sciure, benvegnü a bord de chel vul chi easyJet. Per resün de sicüresa se cunsiglia de sistemà la valis sura de vi alter e sota la pultrona in facia a vi alter. Ve pregum de fa atensiün nel dervì l’antina sura i test nel caso qui cos el burlà giò. Ve pregum de acumudas ai vostri post e lacià la cintüra de sicüresa. Per vostra infurmasiün, su chel aeroplano chi, se po minga fumà”.
In compenso i passeggeri campani si sentiranno a casa ascoltando istruzioni così formulate: “Signore e Signure benvenute a tutte quante ‘ncopp’a ’stu volo ‘e l’easyJet. Pe’ questione ‘e sicurezza v’arraccumannammo ‘e mettere ‘e bagaglie a mano int’agli armadietti ‘ncapa a vuie o sott’a pultrona annanze a vuie. V’arraccumannammo ‘e ve sta accorte quanno arapite ‘e cappelliere casomaie care quaccosa. V’arraccumannammo ‘e v’assettà ‘o posto vuosto e v’attaccà ‘a cintura ‘e sicurezza. A titolo di informazione ‘ncopp’a st’aereo nun se po’ fumà”.
Non è ancora chiaro se il personale di bordo si rivolgerà alla clientela con un idioma al decollo e con un altro – quello della città di destinazione – all’atterraggio. Né come tutto ciò si concili con la necessaria serietà ed “ecumenicità” di informazioni che potrebbero rivelarsi cruciali in condizioni di emergenza. Dati tecnici, questi, che, probabilmente, verranno resi noti in futuro dalla compagnia aerea. In italiano, si spera.
La glocalizzazione
Glocalizzazione o glocalismo è un termine introdotto dal sociologo Zygmunt Bauman (di origini ebreo-polacche, ma vissuto in Inghilterra) per adeguare il panorama della globalizzazione alle realtà locali, così da studiarne meglio le loro relazioni con gli ambienti internazionali.