Secondo diversi studi i nostri pregiudizi hanno origini scientifiche ed è possibile anche che chi non si ritiene liberale e aperto, nel subconscio dimostra pregiudizi
Continuano le proteste negli USA contro un sistema e una giustizia che avvantaggia i cittadini di carnagione chiara e sfavorisce quelli di carnagione scura. Dal 1969 l’Istituto Harris Interactive esegue studi sui pregiudizi nei confronti di persone di carnagione scura. Mentre la situazione generale sembra migliorarsi il contatto con la polizia dimostra il problema principale, l’85% degli intervistati hanno dichiarato di sentirsi discriminati da poliziotti nel 2014. Pregiudizi nei confronti di persone con origini diverse sono però trattate anche in altri paesi come la Svizzera o l’Italia, il direttore di Unar, Marco de Giorgi, ha spiegato che “i dati statistici 2014 sulla discriminazione attestano che più del 30% del cosiddetto ‘discorso di odio’ viaggia online ed è questa la frontiera più difficile da contrastare”.
Sui pericoli dei pregiudizi si è soffermato anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, che ha invitato a “tenere sempre alta la guardia perché‚ si tratta di una battaglia che non è vinta una volta per tutte”. In Svizzera l’ultimo studio effettuato dall’Ufficio federale di Statistica ha rivelato che ben un quarto delle persone residenti in Svizzera ha una mentalità sistematicamente xenofoba e in più il razzismo si manifesterebbe soprattutto sul posto di lavoro. Mettiamo da parte però le statistiche e dedichiamoci alle origini dei pregiudizi, considerando che i pregiudizi non riguardano assolutamente solo le nazionalità di persone, ma anche il sesso, l’orientamento sessuale, l’età e tanto altro.
Le origini del pregiudizio
La tendenza di pregiudicare, secondo uno studio dell’Arizona State University ASU, è più ancorata di quanto si pensasse nel cervello umano tramite l’evoluzione come sistema di protezione. Lo studio suggerisce che siccome la sopravvivenza umana era basata sulla vita in gruppo, tutto quello che era “straniero” era visto, e spesso lo era effettivamente, una minaccia reale.
“Per natura le persone vivono in gruppo, è una strategia che aumenta la sopravvivenza individuale e porta a quello che potremmo chiamare la ‘psicologia tribale’”, spiega il professore Steven Neuberg dell’ASU. Lo studio ha coinvolto 235 studenti euro-americani ai quali è stato chiesto di riflettere su nove gruppi diversi tra cui ad esempio attivisti femministi, americani con origini asiatici, cristiani fondamentalisti o omosessuali. Agli intervistati veniva chiesto in quanto rappresentano (forse SE questi gruppi rappresentano…) una minaccia questi gruppi per la società americana e quali emozioni provavano per questi. Coerente alle ipotesi dei ricercatori i risultati hanno dimostrato che i motivi di pregiudizio verso i vari gruppi si differenziano. Verso alcuni gruppi i partecipanti provavano paura, verso altri disgusto, rabbia e così via.
I ricercatori però hanno dichiarato anche che solo perché pregiudicare fa parte degli esseri umani, questo non significa che non possiamo imparare a diminuire questa attitudine. Che i pregiudizi possano avere numerose sfumature e diverse motivazioni, che sono quindi anche per la scienza un campo piuttosto complicato, lo dimostra anche un ulteriore studio della New York University e l’esperto David Amodio. “Partecipanti di carnagione chiara potrebbero rispondere che il loro atteggiamento nei confronto di persone scure è positivo, ma se si analizza il loro comportamento dimostrandogli immagini di persone scure, paragonate a persone chiare è lì che si inizia a vedere l’effetto”, spiega Amodio. In uno studio del 2006 che ha coinvolto più di 150 studenti di carnagione chiara, il team di Amodio ha chiesto agli studenti di categorizzare diverse parole come “pace”, “povertà”, “scientifico” o “danza” dopo che gli era stata mostrata un’immagine di una faccia bianca o scura. Il risultato? Gli studenti, che si ritenevano loro stessi molto liberali, spesso collegavano parole sgradevoli a facce scure e parole gradevoli a facce chiare.
Lo studio quindi dimostra che anche se ci riteniamo persone che non pregiudicano nel nostro subconscio spesso giudichiamo comunque, nonostante ciò gli stereotipi sono onnipresenti, Amodio però non crede che la semplice esistenza di pregiudizi sia una scusa che tenga. Tutti percepiamo pregiudizi nella nostra cultura, ma non significa che dobbiamo dargli retta, abbiamo la capacità e anche la responsabilità di decidere sul nostro comportamento. Amodio conclude: “veramente non credo che le persone abbiamo davvero buone scuse per comportarsi secondo i loro pregiudizi automatici”.