L’omicidio a Würenlingen nel canton Argovia, nel quale un 36enne ha ucciso quattro persone, tra cui i suoi suoceri e il cognato, ha sconvolto tutta la Svizzera. Nonostante il nostro paese figura tra i nove paesi più sicuri al mondo (tra gli altri ci sono ad esempio la Finlandia, la Svezia o il Lussemburgo), anche qui succedono crimini. Ricordiamo l’omicidio di Entlebuch nel 2004 dove un contadino, perché accusato di abusare dei suoi figli, ha ucciso sua moglie, suo fratello e sua cognata prima di suicidarsi con un colpo di pistola. Ricordiamo anche Untereggen nel 2011, quando un uomo ha ammazzato sua moglie mentre stava dormendo e poi l’ha data per dispersa.
Il corpo della donna l’aveva nascosto nel proprio giardino, l’ha uccisa perché lei voleva lasciarlo. Nel 2013 nel piccolo comune di Daillon un uomo ha ucciso tre donne e ferito gravemente due uomini, volendo chiarire un problema familiare, l’uomo ha iniziato a sparare dalla sua finestra per continuare a sparare poi camminando per le strade del piccolo comune. Anche se è un paese molto sicuro, da omicidi con pistole fino a furia omicida la Svizzera ha già visto di tutto. Chiedendosi perché succedono questi crimini viene fuori molto presto come i moventi sono così vari come gli atti stessi, tra i motivi per questi crimini ci sono ad esempio raptus, problemi psicologici, motivi sociali, razzismo. Come detto, l’omicidio a Würenlingen ha sconvolto la Svizzera, ma ha anche spinto l’autore svizzero Pedro Lenz a dare delle spiegazioni abbastanza discutibili al giornale tedesco Focus.
Lenz non cerca solo di spiegare cosa sia accaduto quella sera a Würenlingen, ma saprebbe anche cosa si svolge nelle anime degli svizzeri: “dietro la facciata alloggia la morte”. In un intero articolo che Focus ha messo a disposizione di Lenz, l’autore cerca di far chiaro che gli svizzeri accumulerebbero tanta aggressività superiore alla media perché sarebbero troppo sotto pressione di dover sempre garantire un ritratto perfetto, facendo riferimento al fatto che questi omicidi vengano causati da “vicini normali che incontriamo sul treno o al supermercato” e non da “estremisti”. Lenz inoltre sostiene che lo svizzero basta a se stesso: “più il mondo si apre, più cerchiamo di isolarci…non vogliamo avere niente a che fare con il mondo fuori”. La polizia del Canton Svitto tre giorni dopo l’omicidio ha confermato che il 36enne avrebbe avuto problemi psichici, aveva fatto una terapia intensiva che sembrava aiutare. Come Lenz arrivi alla conclusione che sarebbe l’essenza degli svizzeri che suscita questi omicidi è davvero dubbioso, ma fare uso indebito di questo omicidio per propaganda politica in un giornale tedesco è proprio assurdo.