Il Consiglio federale avvia la consultazione, suscitando non poche critiche
Il trattamento dei pedofili criminali sarà ulteriormente inasprito. Mercoledì scorso, il Consiglio federale ha presentato la sua proposta di attuazione dell’iniziativa sui pedofili. La consultazione si concluderà il 3 settembre 2015.
Il 18 maggio 2014 Popolo e Cantoni hanno accettato l’iniziativa popolare “Affinché i pedofili non lavorino più con fanciulli”. È stato pertanto inserito nella Costituzione federale un nuovo articolo 123c in base al quale chi è condannato per aver leso l’integrità sessuale di un fanciullo o di una persona dipendente è definitivamente privato del diritto di esercitare un’attività professionale od onorifica a contatto con minorenni o persone dipendenti. Non essendo concretizzata dalla nuova disposizione costituzionale, l’interdizione di esercitare un’attività deve essere attuata mediante revisione del Codice penale e del Codice penale militare.
L’automatismo previsto dal nuovo disposto costituzionale è contrario alle garanzie fondamentali dello Stato di diritto, in particolare al principio di proporzionalità sancito dall’articolo 5 della Costituzione. Al fine di permettere una discussione franca su questo dilemma, il Consiglio federale pone in consultazione due varianti d’attuazione.
Ampio automatismo …
L’avamprogetto posto in consultazione si attiene fedelmente al tenore della nuova disposizione costituzionale. Tiene quindi conto dell’automatismo voluto dai promotori dell’iniziativa, secondo cui, in linea di massima a prescindere dalle circostanze del caso concreto, il giudice deve obbligatoriamente pronunciare un’interdizione a vita di esercitare attività professionali o attività extraprofessionali in seno ad associazioni o altre organizzazioni. Ciò riguarda gli autori condannati a una pena o una misura per aver commesso un reato sessuale nei confronti di un minorenne o di un’altra persona particolarmente vulnerabile. I reati passibili di interdizione comprendono, oltre ai crimini e ai delitti, anche contravvenzioni contro l’integrità sessuale (p. es. molestie sessuali). L’interdizione deve essere inoltre ordinata indipendentemente dall’entità della pena irrogata.
… ma disposizione derogatoria
Per evitare violazioni del principio costituzionale di proporzionalità, il Consiglio federale propone, nella variante che predilige, un’eccezione per i casi poco gravi, in cui l’interdizione manifestamente non appare né necessaria né ragionevole. Secondo tale proposta, il giudice deve poter prescindere, in via eccezionale, dalla pronuncia di un’interdizione a vita, in particolare nei casi di relazione amorosa tra giovani. Questa disposizione corrisponde anche alle intenzioni dei promotori dell’iniziativa, che prima della votazione popolare avevano essi stessi proposto deroghe secondo cui, ad esempio, una relazione tra giovani non deve comportare l’interdizione a vita di esercitare un’attività, poiché non può essere considerata alla stregua di un atto di un criminale pedofilo dal punto di vista psichiatrico.
Come seconda variante, il Consiglio federale ha posto in consultazione una normativa che si fonda ancor più fedelmente sul tenore della nuova disposizione costituzionale, ma che ignora le garanzie dello Stato di diritto sancite anch’esse dalla Costituzione. Questa normativa rigida nega al giudice qualsiasi potere discrezionale. L’interdizione a vita di esercitare un’attività dovrebbe essere obbligatoriamente pronunciato in qualsiasi caso, il che sarebbe contrario al principio di proporzionalità e ad altri principi costituzionali. A parere del Consiglio federale la variante senza deroghe non costituisce pertanto una soluzione sostenibile.
Interdizione a vita per i rei pedofili
Secondo entrambe le varianti, trascorso un determinato lasso di tempo, il condannato può chiedere un riesame dell’interdizione e, a determinate condizioni, quest’ultima può essere diminuita o abolita. Non deve tuttavia sussistere alcun rischio che l’autore possa abusare di un’attività per commettere altri reati sessuali. Questa possibilità di riesame è invece esclusa per i condannati considerati pedofili dal punto di vista psichiatrico. Nei confronti di questi ultimi l’interdizione è sempre a vita. Si prevede di attuare l’interdizione con due strumenti: da un lato, sono disponibili l’estratto del casellario giudiziale e il nuovo estratto specifico per privati. I datori di lavoro o le associazioni possono in tal modo verificare se è stata pronunciata un’interdizione nei confronti di un candidato o di un collaboratore. Dall’altro, gli autori devono obbligatoriamente essere controllati e assistiti mediante l’assistenza riabilitativa.
Sulla base dell’interdizione vigente
Le nuove disposizioni integrano l’interdizione di esercitare un’attività entrata in vigore il 1° gennaio 2015, con cui la vecchia interdizione di esercitare una professione era stata estesa a un’ampia interdizione di esercitare un’attività. Da allora il giudice può vietare, se necessario a vita, anche attività extraprofessionali in seno ad associazioni o altre organizzazioni.
Le critiche
Il problema dell’automatismo è stato discusso molto anche in precedenza alla votazione popolare. Sommaruga aveva più volte accennato il caso di una relazione tra giovani o il caso in cui un giovane uomo mostra ad un altro che non ha ancora sedici anni un video con contenuti pornografici, chiedendosi se in questi casi si può veramente parlare di pedofilia.
Gli autori hanno criticato fortemente la proposta dell’attuazione dichiarandola “scandalosa”. La fondatrice dell’associazione “Marche Blanche”, Christine Bussat, all’Ats si è detta “dispiaciuta e scioccata” dalle due varianti poste in consultazione oggi dal Consiglio federale. Le due opzioni introdurrebbero inoltre la possibilità, dopo un determinato lasso di tempo, di riesaminare l’interdizione a vita di svolgere attività a contatto con minorenni. Una scappatoia che Bussat si è ripromessa di combattere.
La promotrice dell’iniziativa si è detta invece d’accordo con la preoccupazione riguardante il principio di proporzionalità. Il comitato dell’iniziativa avrebbe sempre affermato che le relazioni amorose tra giovani non devono comportare l’interdizione a vita. Il torto subito da una vittima di pedofilia giustificherebbe ampiamente il fatto di non poter più lavorare con minori, ha aggiunto.
DFGP