Un intrico potente e violento di passioni attraversa l’ultima pellicola di Pedro Almodovar, presentata al Festival di Cannes ed attualmente nelle sale italiane.
Harry Caine è uno sceneggiatore che, nell’oscurità della sua cecità, da 14 anni lavora per creare dei soggetti cinematografici che non potrà mai vedere, con l’aiuto costante della sua direttrice di produzione, Judit Garcìa, e di suo figlio Diego.
Il suo nome in realtà è uno pseudonimo: la sua vita, infatti, non è altro che una sua stessa invenzione, nata dopo essersi imposto un’amnesia volontaria per dimenticare la sua vita precedente.
Prima Harry Caine era, infatti, Matteo Blanco, un bravo regista e, soprattutto, un uomo molto innamorato; ma il suo lavoro e il suo amore finiscono in un tragico incidente nel quale Lena, la sua amata compagna, perde la vita; da quel momento in poi il regista decide che la vita di Matteo finisce anch’essa in quell’incidente: cambia nome, cambia vita, e rimasto cieco comincia a lavorare come sceneggiatore.
Il nuovo Harry impone a tutti e a se stesso di dimenticare quello che c’è stato prima, non ne parla con nessuno, prova a seppellire i ricordi con il dolore, fino a quando il suo assistente Diego non ha anch’egli un incidente.
Harry decide di occuparsi di lui e nelle lunghe ore di veglia comincia a raccontargli la sua storia, per distrarlo, e così riporta in vita il suo passato.
“Gli abbracci spezzati”, è una sorta di omaggio al cinema con la storia di un amour fou che si consuma fin dentro la fatalità, la gelosia e il melò, in cui troviamo Penelope Cruz in ben tre distinti ruoli.
“Il mio personaggio, anzi i miei tre personaggi – dice l’attrice musa di Almodovar – sono meravigliosi, ma per farli ci sono voluti due mesi di riunioni con Pedro a parlare di come dovevamo svilupparli”.
Da parte dell’attrice l’indicazione di Almodovar di avvicinarsi in questo film il più possibile al look della Hepburn anche se i suoi riferimenti attoriali – confessa – sono rivolti ad attrici come Sofia Loren, Anna Magnani, Meryl Streep e Debra Winger.
“Un’attrice viscerale – la definisce il regista spagnolo – con un grande senso dell’umorismo e grande forza interiore”.
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