Ad un anno dall’inizio di Protective Edge disoccupazione al 67,9%
Ad un anno dall’inizio dell’operazione “Protective Edge” e dal successivo conflitto che in quasi due mesi di guerra ha causato oltre 2mila vittime – di cui 1.600 civili – e più di 11mila feriti, le condizioni di vita e economiche nella Striscia di Gaza restano gravissime. È l’allarme lanciato dalla Ong Oxfam per un’intera generazione di giovani che rischia di non avere un futuro.
La disoccupazione tra gli under 25 è al 67,9%, una delle più alte al mondo. Una crisi che colpisce anche i laureati, con il 40% che non riesce a trovare un’occupazione. Sono sempre di più i giovani che, in cerca di un lavoro, rischiano la vita, scavalcando le recinzioni al confine con Israele e almeno 300mila hanno bisogno di assistenza psicologica per superare i traumi e le sofferenze causate dai ripetuti conflitti. La conseguenza diretta di tutto ciò è che l’economia della Striscia non riesce a ripartire e l’80% della popolazione dipende dagli aiuti internazionali per la propria sopravvivenza.
Secondo la Banca Mondiale, il Pil corrente di Gaza è crollato di 3,9 miliardi di dollari. La crisi maggiore è nel settore edile, un tempo fiorente e nell’agricoltura, con una produzione diminuita del 31% in un anno. Dall’inizio del blocco nel 2007 gli stipendi sono scesi in media del 15%. Se il blocco israeliano resterà in vigore, ci vorranno più di 70 anni per ricostruire tutte le abitazioni di cui la popolazione di Gaza ha bisogno. In macerie restano anche scuole, ospedali, cliniche e altre infrastrutture essenziali per la vita della Striscia.
Nonostante l’accordo per un cessate il fuoco temporaneo del 2014, infine, gli attacchi contro la popolazione civile non si sono fermati. Continuano i lanci di razzi palestinesi verso Israele e a causa delle “Aree ad accesso limitato” dentro Gaza, imposte dall’esercito israeliano, gli agricoltori hanno perso l’accesso ad un terzo dei terreni agricoli e i pescatori non riescono più a condurre la propria attività.
Askanews