Dal 2008, per ogni dollaro che un Paese in via di sviluppo è riuscito ad acquisire a suo vantaggio attraverso, per esempio, investimenti esteri o aiuto allo sviluppo, ne ha persi due a causa dell’elusione e dell’evasione fiscale compiuta a suo danno. Secondo l’Unctad (la Conferenza Onu su Commercio e Sviluppo), i Paesi in via di sviluppo perdono in media ogni anno 100 miliardi di dollari attraverso un solo tipo di elusione fiscale, ossia quella che coinvolge i cosiddetti “paradisi fiscali”.
A diffondere i dati è Oxfam in occasione della terza Conferenza internazionale sui finanziamenti per lo sviluppo ad Addis Abeba, alla presenza di capi di Stato e di Governo, tra cui il premier italiano Matteo Renzi. Secondo Oxfam, per sconfiggere la povertà è quindi “prioritario contrastare le pratiche finanziarie adottate dalle grandi aziende a livello globale, che sottraggono risorse fondamentali per lo sviluppo dei Paesi poveri”.
La conferenza di Addis Abeba è una tappa fondamentale per definire gli strumenti e le risorse finanziarie necessari per sconfiggere la povertà secondo il nuovo quadro di Obiettivi di sviluppo sostenibile, che verrà adottato a fine settembre a New York dalle Nazioni Unite e che si stima richieda un investimento finanziario aggiuntivo di circa 1.500 miliardi di dollari all’anno.
“C’è il serio rischio che la conferenza di Addis Abeba faccia molto di più per i bilanci delle grandi multinazionali, che per le persone più povere del mondo – denuncia Winnie Byanyima, direttrice generale di Oxfam International – E’ necessario che i governi abbiano la capacità e la leadership necessarie a riequilibrare le norme sulla tassazione, l’aiuto allo sviluppo e la finanza privata, affinché siano davvero a beneficio di tutti, e non solo di pochi fortunati. Soltanto così possiamo sperare che siano in grado di mobilitare le risorse necessarie per sconfiggere la povertà e raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”.
I negoziati in vista del summit – ricorda Oxfam – si sono arenati proprio sulla questione più spinosa ma al contempo centrale: la riforma del sistema fiscale globale. “I Paesi ricchi si stanno fortemente opponendo all’istituzione di un comitato intergovernativo per la cooperazione fiscale che possa porre fine agli abusi fiscali da parte delle multinazionali”, denuncia la confederazione internazionale specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo, composta da 17 organizzazioni di Paesi diversi.
La partecipazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi alla Conferenza oggi è un importante segnale di attenzione da parte del Governo italiano verso i temi della finanza per lo sviluppo e “ci aspettiamo che possa tradursi in messaggi ambiziosi in grado di incidere sui risultati”, dichiara Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia.
All’Italia e ai leader del summit Oxfam chiede di sostenere, come proposto anche dal Segretario dell’Onu Ban Ki-moon, la costituzione di un comitato intergovernativo con mandato e risorse per la cooperazione nelle questioni fiscali; un rinnovato impegno da parte dei Paesi ricchi allo stanziamento dello 0,7% del Pil in aiuto pubblico allo sviluppo, indirizzando il 50% dei fondi ai Paesi più poveri del mondo nei prossimi cinque anni, fondi che dovranno assicurare risorse addizionali per il contrasto al cambiamento climatico.
Chiede inoltre la definizione di meccanismi di controllo per garantire che i progetti di finanziamento privato siano effettivamente finalizzati alla riduzione della povertà e alla promozione di uno sviluppo sostenibile; la destinazione da parte dell’Italia di risorse addizionali per lo sviluppo attraverso il gettito della tassa europea sulle transazioni finanziarie (Ttf), attualmente in fase di definizione tra 11 Paesi Ue.
Adnkronos