Nel 2013, in Svizzera circa il 33% della popolazione residente permanente di età che va dai 15 anni e più svolgeva almeno un’attività di volontariato organizzato o informale
Una persona su cinque, ossia circa 1,4 milioni di persone, svolge almeno un lavoro non retribuito in seno a organizzazioni o istituzioni. L’impegno degli uomini in questo ambito formale supera quello delle donne (22,2% contro 17,9%).
Esistono inoltre delle attività non retribuite svolte in un contesto informale a favore di altre economie domestiche, come l’aiuto al vicinato, la custodia di bambini, la prestazione di servizi, l’assistenza e la cura di parenti e conoscenti. Anche in questo campo, l’impegno volontario è notevole: il 18,6% della popolazione residente permanente, ossia circa 1,3 milioni di persone, presta simili servizi a terzi senza alcuna retribuzione, con una netta preponderanza delle donne rispetto agli uomini. Le persone attive nel volontariato organizzato dedicano in media 13,3 ore al mese a queste attività non rimunerate, quelle attive nel volontariato informale 15,3 ore al mese.
Donne meno coinvolte in attività politiche volontarie
Sono diversi i settori in cui uomini e donne si impegnano: gli uomini svolgono attività di volontariato legate per lo più ad associazioni sportive, seguite da associazioni culturali e da gruppi d’interesse. I campi in cui la partecipazione degli uomini risulta invece essere minore sono i partiti politici e le istituzioni religiose.
Anche le donne svolgono per lo più attività di volontariato per associazioni sportive, seppur non così diffusamente come gli uomini. Segue l’impegno per le associazioni culturali, per le organizzazioni socio-caritative e le istituzioni religiose. Le donne, poi, sono molto meno coinvolte in attività politiche volontarie rispetto agli uomini.
Volontariato organizzato
La partecipazione a questo tipo di volontariato non varia di molto per le diverse classi di età: le percentuali aumentano fino a 40–54 anni, ad eccezione delle donne tra i 25 e i 39 anni, categoria nella quale la quota di partecipazione è inferiore alla media. Le donne pensionate fino ai 74 anni non riducono il proprio impegno per il volontariato organizzato e gli uomini pensionati di età inferiore lo fanno solo in parte. Soltanto le persone con più di 75 anni mostrano, come prevedibile, quote di volontariato nettamente più basse.
A impegnarsi volontariamente in un’organizzazione o istituzione sono soprattutto persone con una formazione elevata, persone che svolgono un’attività professionale, chi si occupa dell’economia domestica e chi vive in economie domestiche di coppie con figli. Questo profilo si applica tanto agli uomini quanto alle donne, benché queste ultime facciano registrare in ogni ambito quote di partecipazione minori.
Circa il 74% delle persone che si impegnano nel volontariato formale a favore di associazioni e organizzazioni lo considera una buona opportunità di collaborare con gli altri per cambiare le cose, il 68% è spinto dal desiderio di aiutare gli altri e il 54% ritiene, tramite il volontariato, di ampliare le proprie conoscenze ed esperienze.
Questo insieme di motivazioni, dettate sia dall’interesse collettivo sia da quello personale, coincide in gran parte per gli uomini e per le donne; ciononostante le donne adducono più spesso rispetto agli uomini motivazioni quali l’aiuto agli altri, l’ampliamento delle proprie conoscenze ed esperienze come pure lo sviluppo personale.
Associazionismo
Si possono distinguere quattro tipi di impegno associazionistico: partecipazione passiva, partecipazione attiva, attività di volontariato e cariche onorifiche. La diffusione di tali tipologie cala con il crescere dell’impegno richiesto e del dispendio di tempo e varia a seconda del tipo di organizzazione.
Le associazioni sportive registrano il maggior numero di soci (30%). Al secondo posto seguono le organizzazioni religiose e associazioni d’interesse (circa il 20% ciascuna). Se si considera soltanto la partecipazione attiva dei soci alla vita dell’associazione, sono le associazioni sportive a coinvolgere la percentuale maggiore della popolazione residente (26%), seguite dalle associazioni ludiche, di hobby o per il tempo libero (15%) e dalle organizzazioni religiose (12%).
Anche le attività di volontariato sono particolarmente frequenti nelle associazioni sportive (12%), seguite al secondo posto dalle associazioni ludiche, di hobby o per il tempo libero (8%). Lo stesso fenomeno si presenta per le cariche onorifiche: questo tipo di impegno vincolante viene assunto più spesso nelle associazioni sportive (5%) o nelle associazioni ludiche, di hobby o per il tempo libero (3%). Il volontariato in associazioni viene svolto da persone appartenenti a diversi gruppi sociali. Alcune associazioni si distinguono per una struttura di volontariato mista e quindi più aperta, che riunisce persone di diversa estrazione sociale. A queste si oppongono altre associazioni che hanno una struttura più unitaria, in cui si riuniscono soprattutto persone con caratteristiche sociali simili.
Le organizzazioni religiose e le associazioni culturali (ad es. gruppi di carnevale o associazioni teatrali) sono il principale esempio di organizzazioni che riuniscono diverse generazioni. Le associazioni culturali, inoltre, raggruppano anche in ugual modo uomini e donne.
Volontariato informale: ad esempio custodia dei figli di parenti
Circa una persona su cinque presta servizio di volontariato informale. L’attività principale delle donne in questo campo è la custodia dei figli di parenti e conoscenti mentre per gli uomini le quote di partecipazione in questo settore sono nettamente inferiori. Dal canto loro, gli uomini si dedicano prevalentemente ad altre prestazioni per conoscenti o vicini, come lavori in casa, servizi di trasporto o lavori di giardinaggio. Alla cura di parenti che non fanno parte della stessa economia domestica si dedicano invece, rispettivamente, circa l’1,5% delle donne e lo 0,5% degli uomini.
Contrariamente a quanto avviene per il volontariato organizzato, le quote di partecipazione al volontariato informale crescono costantemente con l’avanzare dell’età e raggiungono i valori più elevati tra i pensionati più giovani. Questo fenomeno interessa sia gli uomini sia le donne, benché per queste ultime si registrino quote di partecipazione più elevate. L’impegno degli uomini cresce lentamente nelle fasce d’età mediane e dall’età del pensionamento in poi è nettamente più elevato. Dai 75 anni in su, invece, uomini e donne partecipano al volontariato informale in percentuali nettamente minori.
Più impegno nella Svizzera tedesca
Il fenomeno del volontariato organizzato e informale è caratterizzato da differenze regionali più marcate nel settore formale rispetto a quello informale. In particolare, è notevole la partecipazione ad attività di volontariato nella Svizzera tedesca, decisamente superiore rispetto a quella francese ed italiana. La Regione del Lemano e il Ticino registrano quote di partecipazione al di sotto della media. Nelle aree scarsamente popolate e nei Comuni piuttosto piccoli, le quote di partecipazione sono superiori rispetto alle aree densamente popolate e ai Comuni relativamente grandi.
È interessante inoltre osservare il rapporto tra l’impegno formale e quello informale. Contrariamente alla regione di lingua tedesca, nelle zone di lingua francese e italiana la quota di popolazione residente che presta volontariato informale è più elevata rispetto a quella che presta volontariato formale. Un maggiore impegno in ambito informale rispetto al quello formale si osserva pure nelle aree densamente popolate e nei Comuni più grandi.
Qualche domanda ad una volontaria
Ci fa piacere che in redazione abbiamo una fonte diretta, Sarah Salamone che fa volontariato da cinque anni e a lei abbiamo rivolto qualche domanda sulla questione.
Fai parte delle più giovani volontarie nella casa di cura per anziani in cui fai volontariato, perché hai deciso di annunciarti?
Veramente lo avrei fatto già quando avevo 14 anni, la chiesa, durante la preparazione alla cresima, ha organizzato un pomeriggio in una casa anziani durante il quale noi ragazzi abbiamo giocato e intrattenuto gli anziani. Allora, una signora con cui avevo passato il pomeriggio mi ha chiesto se sarei tornata a trovarla qualche volta. Così le promisi con piacere che sarei tornata a trovarla. Purtroppo non o fatto in tempo perché quando sono andata la signora era già deceduta. Credo che quello sia stato il momento in cui ho deciso che una volta terminato l’apprendistato avrei mantenuto la mia promessa, anche se con un’altra persona.
E l’hai fatto…
Sì, cinque anni fa, a diciannove anni, sono andata a cercare posti che offrivano proprio questo tipo di volontariato e ho trovato una casa di cura per anziani che cercava qualcuno che settimanalmente andava a trovare una signora 86enne. Mi sono annunciata e dopo averla conosciuta e aver parlato con i responsabili, ho deciso che una volta a settimana
sarei andata a trovarla e lo faccio ancora. È bellissimo che, nonostante sia demente e non capisce bene chi io sia o perché la vado a trovare, quando entro nella sua stanza o nella sala comune dove sta con gli altri, appena mi vede è contenta e mi dice: “Ah ciao, sei venuta anche tu!”.
Ci sono momenti difficili?
Sì, è già capitato che la signora non si è sentita bene e a volte è difficile parlarle o cercare di intrattenerla per la demenza. Però ci sono tanti momenti molto belli, interessanti o buffi. Credo che dagli anziani si possa imparare molto, basta ascoltarli, spesso ad esempio mi racconta di come era Zurigo una volta. È stata buffa invece quella volta che l’ho portata fuori a fare una passeggiata e dato che la casa di cura si trova su una collina, giusto mentre tornavamo, quindi in salita, non ce la faceva più a camminare. Menomale avevamo portato il deambulatore, così l’ho fatta sedere la su e l’ho spinta fino alla casa.