Sono stabili le strutture politiche in Svizzera: le zone rurali restano conservatrici e le agglomerazioni urbane si posizionano a sinistra. L’agglomerazione è lo spazio intermedio
In Svizzera l’interesse per le questioni nazionali e i principali protagonisti in politica sta indubbiamente crescendo. Ma in quali regioni geografiche del paese si collocano gli orientamenti politici che sono alla base dei successi dei partiti? Le regioni rurali sono ritenute più conservatrici, quindi di destra e religiose, e rappresentate al meglio da UDC e PPD. Questo spettro politico significa scetticismo su aperture e cambiamenti. Differente la situazione nelle grandi città dove si vota PS e Verdi, partiti con idee di sinistra che s’impegnano per le riforme sociali e l’ambiente. Tra questi spazi le grandi agglomerazioni urbane, feudo del PLR, partito progressista e liberale. Uno scenario che negli ultimi 30 anni è rimasto in sostanza invariato, nonostante la popolazione svizzera sia cresciuta, molte persone si sono trasferite nelle agglomerazioni e il paesaggio politico svizzero abbia cambiato volto. Lo indica un nuovo studio del centro di ricerche Sotomo dell’Università di Zurigo in collaborazione con la SSR. La ricerca si basa sull’esito di tutte le votazioni dal 1981 e ha analizzato l’evoluzione del posizionamento politico di tutti i comuni svizzeri considerando anche le evoluzioni politiche all’interno di uno stesso spazio, come ad esempio tra Zurigo (centro urbano) e il comune di Schlieren (agglomerazione).
Le differenze tra campagna e città sono stabili, anche se sono meno profonde di un tempo. Michael Hermann, direttore di Sotomo ha notato che “i vari tipi di comuni si dimostrano politicamente stabili”. Una constatazione che ha dell’incredibile se si pensa alla notevole mobilità interna in Svizzera. Comunque spiccano nello studio alcuni cambiamenti politici. Le cinture urbane ad esempio si sono spostate su posizioni conservatrici, per poi spostarsi a destra, mentre i comuni rurali si sono orientati in parte a sinistra, avvicinandosi alla media dell’insieme dei comuni, ma restando in generale fedeli alla destra conservatrice. Ma i feudi dei partiti perdono constatemente significato, anzi sono diventati terre nelle quali le forze politiche devono lottare contro la perdita di elettori.
Michael Hermann spiega il cambiamento dell’atteggiamento politico nelle agglomerazioni: “Sono gli spazi che sono cambiati maggiormente e sono diventati una specie di spazio intermedio”. Le persone arrivate dalle zone rurali hanno portato con sé la loro impronta politica e provocato un “lento avvicinamento” tra campagna e città. Le grandi città però non partecipano a questo accostamento politico e restano isolate con lo spettro politico posizionato ancora a sinistra, rappresentato da persone impegnate nei settori socio-culturali e creativi, ma che nello stesso tempo hanno un pensiero più liberale. Se le città votano rosso-verde e le zone rurali tendenzialmente UDC e PPD, le agglomerazioni (una volta feudo del PLR) non hanno più un profilo proprio, ma sono situate in mezzo dove sia la sinistra sia la destra hanno forte rappresentanza. L’esempio del PLR dimostra come siano attaccabili i partiti nei loro feudi: dal 1971 al 2011 i liberali sono scesi dal 35% al 20% di elettori, mentre nei comuni rurali le perdite sono state minime.
Un altro dato interessante dello studio riguarda la crescita dell’affluenza alle urne per le elezioni federali nel corso degli ultimi 30 anni. Sorprendente nonostante le ripetute denunce negli ultimi anni di un disinteresse per le attività politiche. I motivi sono molteplici. In confronto al passato l’interesse per i temi politici nazionali e per i rappresentanti politici nazionali è aumentato, le candidature alle federali sono più popolari di quelle locali e infine è stata l’UDC con i suoi successi negli anni 90’ a rendere più avvincenti le elezioni grazie alle sue campagne elettorali cariche di emozioni e provocazioni.
Gaetano Scopelliti