Lanciata l’iniziativa “Per un divieto di dissimulazione del viso negli spazi pubblici”
“Nessuno può dissimulare o nascondere il proprio viso nelle vie pubbliche e nei luoghi aperti al pubblico (ad eccezione dei luoghi di culto) o destinati a offrire un servizio pubblico. Nessuno può obbligare una persona a dissimulare il viso in ragione del suo sesso”, questo è quanto chiede l’iniziativa popolare lanciata la scorsa settimana dal cosiddetto comitato Egerkingen intorno al Consigliere nazionale Walter Wobmann. Il testo dell’iniziativa corrisponde al testo dell’iniziativa approvata dai ticinesi nel 2013 sul divieto di indossare il burqa e niqab nei luoghi pubblici. A marzo di quest’anno la modifica ha ricevuto la garanzia federale, così il Ticino è il primo cantone in Svizzera che ha adottato una tale misura. Il divieto riguarda sia il velo integrale per motivi religiosi, sia il mascheramento del volto durante le manifestazioni. La modifica costituzionale si ispira a una legge francese che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto compatibile con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).
Il comitato Egerkingen si è ispirato proprio all’iniziativa approvata in Ticino nel 2013 e la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale CIP-N ha accolto l’iniziativa parlamentare con 11 voti contro 10 e 2 astensioni e ritiene che introdurre a livello nazionale un divieto di dissimulare il proprio viso, da applicare nei confronti sia di dimostranti inclini alla violenza sia di persone mosse da dettami religiosi fondamentalistici, contribuisca a tutelare la sicurezza pubblica in Svizzera. Secondo la CIP-N uno dei tratti fondamentali della cultura europea è proprio quello di presentarsi nella società a viso scoperto.
La CIP-N constata che l’iniziativa parlamentare persegue lo stesso scopo della modifica della Costituzione del Cantone Ticino, che le Camere federali hanno giudicato conforme alla Costituzione federale nella sessione primaverile 2015.
Le critiche
La minoranza della Commissione rifiuta l’introduzione di siffatto divieto, poiché lo considera un’ingerenza eccessiva nella libertà personale. La dissimulazione del viso dettata da motivi religiosi è un fenomeno assai raro in Svizzera, per cui il relativo divieto è sproporzionato. Inoltre emanare un divieto di dissimulazione del viso in occasione di dimostrazioni e manifestazioni sportive non spetta alla Confederazione bensì ai Cantoni.
In generale anche nei partiti stessi questo divieto sembra difficile che trovi l’approvazione unitaria. Diversi politici e rappresentanti di enti turistici inoltre sostengono che per il turismo questo divieto potrebbe avere un’influenza negativa. Dato che turisti provenienti da paesi arabi hanno sempre più importanza per il turismo svizzero, con un divieto di questo genere si teme che i turisti scelgano un’altra meta. Nel caso dell’approvazione del divieto in Ticino, Amnesty International Svizzera aveva espresso già le proprie preoccupazioni dichiarandosi contraria ad un’imposizione di un divieto di questo genere. “Credere che tutte le donne che indossano il velo integrale siano oppresse è un errore”, aveva dichiarato Sarah Rusconi, portavoce di Amnesty International nella Svizzera italiana, “Come è pure sbagliato affermare che (togliere-vietare) il burqa contribuisce alla loro liberazione. I meccanismi di discriminazione e di oppressione nei confronti delle donne, nella religione musulmana come in altre religioni, sono più complessi”.
Amnesty International ritiene che il diritto alla libertà di movimento delle donne che indossano il niqab o il burqa – pochissime in Svizzera e in Ticino – debba essere tutelato. La proibizione del velo integrale potrebbe avere come effetto diretto la marginalizzazione, la stigmatizzazione e l’isolamento di queste donne, che si vedrebbero costrette in casa.
Comitato di Egerkingen
Fondato da due rappresentanti dell’Unione democratica di centro (UDC), il consigliere nazionale solettese Walter Wobmann e l’ex consigliere nazionale zurighese Ulrich Schlüer, il Comitato di Egerkingen è già all’origine dell’iniziativa sul divieto dei minareti, accolta da popolo e Cantoni nel 2009. Con la nuova iniziativa popolare contro il burqa, i membri di questo gruppo chiedono che in futuro sia vietato dissimulare o nascondere il proprio viso nelle vie pubbliche e nei luoghi aperti al pubblico (ad eccezione dei luoghi di culto). In base al testo, nessuno ha inoltre diritto di costringere un’altra persona a nascondere il proprio viso per questioni religiose. Questa proposta riprende in buona parte il tenore dell’iniziativa sul divieto di burqa e niqab, approvato nel 2013 dal 65,4% degli elettori del canton Ticino. Nel novembre 2014, il governo svizzero ha giudicato la modifica costituzionale ticinese inopportuna, sebbene conforme al diritto federale.
Swissinfo