Come un fiume in piena non si arresta il crescendo di numeri che coinvolge le auto prodotte dal gruppo Volkswagen che hanno “gabbato” i controlli antinquinamento
In vista il richiamo di circa 11 milioni di autovetture: 5 milioni quelli a marchio Volkswagen, 2,1 milioni di Audi, poi 1,2 milioni di Skoda e 700mila Seat. A questi numeri vanno aggiunti i veicoli commerciali. Un portavoce del Gruppo automobilistico tedesco la scorsa settimana ha aggiunto nuovi dettagli sulla saga del “software” in grado di alterare, in maniera favorevole, i test anti-smog sulle vetture. Tra gli 11 milioni di vetture del Gruppo che hanno superato i test farlocchi ci sono anche “1,8 milioni di veicoli commerciali”, ha detto un portavoce della casa tedesca.
Il governo tedesco ha dato alla Volkswagen tempo fino all’8 di ottobre per presentare un piano in grado di risolvere una crisi di prodotto e di immagine che ha già bruciato, in soli 10 giorni, ben 29 miliardi di euro del valore di Borsa del colosso di Wolfsbug. Il nuovo Ceo della casa tedesca, Matthias Mueller, ha definito lo scandalo “la più severa prova mai affrontata” dal Gruppo. Poi, passando dalla prosa, ha detto che “una soluzione tecnica verrà presentata alle autorità”, e una volta approvata “informeremo i nostri clienti e fisseremo gli appuntamenti necessari” per riportare le vetture in regola. L’impatto reale che lo scandalo avrà su tutto il settore è ancora indefinito nella sua dimensione ma solleva crescenti preoccupazioni, anche tra le massime autorità bancarie. Le incertezze dello “scandalo” Volkswagen si sono aggiunte a quelle dei mercati globali ed è difficile al momento valutarne gli effetti, ha detto il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Def. Non c’è solo “l’incertezza sui mercati globali” con il “significativo indebolimento dell’attività economica in Cina” e nelle “altre economie emergenti” (che pur “non” avendo sinora avuto un effetto “rilevante” sulle “economie avanzate” costituisce un “elemento di incertezza per il futuro”). Ora, “si è aggiunta negli ultimi giorni” l’incertezza “connessa con le possibili ripercussioni, difficili da quantificare, del grave scandalo Volkswagen sul settore dell’auto e sulle aspettative degli investitori e dei consumatori”, ha detto Signorini.
Un immagine a pezzi
Più che i miliardi bruciati in borsa, più che i risarcimenti già messi a bilancio potrebbero essere i danni di immagine ad affossare la casa automobilistica tedesca. È quanto emerge dall’analisi, realizzata tra il 21 ed il 24 di settembre di IlSocialPolitico.it, primo “social magazine” che indaga sull’attività 2.0 di politica, istituzioni, influencer e fenomeni sociali.
I dati rilevati evidenziano come l’immagine della Volkswagen esca a pezzi da questa vicenda. Mai la rete si era interessata così tanto alla casa automobilistica tedesca come in queste settimane. Utilizzando Google trend si vede come nei giorni dello scandalo le ricerche su “Volkswagen” siano state circa il doppio rispetto all’ultimo anno. In una scala che va da 0 a 100 rileviamo come nei giorni in cui è uscita la notizia il volume di ricerche su “Volkswagen” era al massimo livello, pari a 100, contro una media di circa 50 nell’ultimo anno. I termini di ricerca più correlati alla parola “Volkswagen” sono stati scandalo e borsa. Quest’ultima parola fa riferimento ovviamente alla preoccupazione degli investitori per le performance da brivido effettuate dalla Volkswagen sui listini mondiali.
Come ci si poteva poi immaginare, è su Twitter che si è riversato vero un fiume in piena di messaggi contro il noto marchio tedesco. Il 21 settembre in Italia si è avuto il picco di tweet sull’argomento #Volkswagen che è rimasto nella classifica degli argomenti più discussi per circa 8 ore, risultando così il secondo topic trend. In Germania l’argomento è stato ancora più discusso, visti i tanti hashtag dedicati alla vicenda. Il 23 settembre “Abgaswerte” (Valori dei gas di scarico) è stato il secondo argomento più discusso nella twitter-sfera tedesca. Il giorno prima invece è stato #dieselgate a manipolare l’attenzione degli utenti tedeschi come principale argomento su Twitter. I termini più correlati alla parola Volkswagen sono stati scandalo, emissioni e ambiente. Il personaggio più citato e criticato sull’argomento è stato il ceo di Volkswagen, Martin Winterkorn.
Su Facebook il monitoraggio si è rivolto agli account aperti dalla Volkswagen per vedere la reazione degli utenti dopo il dieselgate. Il profilo facebook di Volkswagen nei giorni della bufera ha postato un solo messaggio nel quale è stato pubblicato un comunicato con cui la casa tedesca provava a rassicurare i suoi clienti. Questo post è stato apprezzato dagli utenti che hanno rilasciato 700 commenti, molti dei quali di sostegno all’azienda automobilistica. Il post in questione ha ottenuto 2918 mi piace e 1110 condivisioni, riuscendo così ad arginare, almeno in parte, il crollo d’immagine.
Askanews