Visita del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon a Montecitorio
L’importanza e la gravità dei mutamenti climatici, “una questione morale, una delle principali sfide per l’umanità” definisce durante la visita a Montecitorio per il sessantesimo anniversario dell’adesione dell’Italia all’Onu il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.
“Apprezzo l’impegno del governo italiano per il contributo nazionale presentato all’Unione Europea in tal senso, ma chiedo all’Italia di essere ancora più ambiziosa per realizzare un’economia a basso tenore di carbonio”, ha detto Ban Ki-moon. Il segretario generale delle Nazioni unite ha tenuto a ringraziare il presidente del Consiglio Renzi che “ha lavorato su questa questione anche quando era sindaco di Firenze e lo ringrazio per il suo ruolo di guida. Essendo stato sindaco di Firenze, comprende quanto siano necessarie azioni a livello locale per avere risultati globali”. “Ringrazio l’Italia – ha infine detto Ban Ki-moon – per aver stanziato oltre 344 milioni di dollari per il Fondo climatico verde ed è importante adesso dare attuazione a questo impegno prima della Conferenza sul cambiamento climatico di Parigi in programma a dicembre, che rappresenterà una tappa fondamentale nel percorso verso un futuro sostenibile”.
La questione dei rifugiati
Le Nazioni Unite devono essere grate all’Italia per tutti i sacrifici che ha compiuto per affrontare “la più grande crisi migratoria dei rifugiati dalla fine della Seconda guerra mondiale”. Ha detto Ban Ki-moon, nella chiusura della cerimonia. L’Italia, ha detto un applauditissimo Ban, “è da sempre un ponte tra culture e continenti e oggi avete saputo attingere da questa esperienza per dare una risposta forte, coraggiosa e profondamente umana alla più grande crisi migratoria dei rifugiati dalla fine della seconda guerra mondiale. Rendo omaggio agli uomini e alle donne che hanno salvato decine di migliaia di vite, ringrazio l’Italia per tutto quello che ha fatto, per tutti i sacrifici che ha compiuto”.
“Non dimenticheremo mai nel 1961 i 13 caduti italiani massacrati in un’operazione di pace in Congo e ricordo tutti gli italiani che hanno sacrificato la vita alla causa della pace e della stabilità”, ha aggiunto, “Ringraziamo le migliaia di figli e figlie d’Italia che hanno servito sotto la bandiera dei caschi blu delle Nazioni Unite nel tempo. Oggi l’Italia è il primo Paese occidentale per quanto riguarda il contributo di truppe alle missioni di pace dell’Onu. Il sostegno italiano è stato preziosissimo in particolare per la missione dell’Onu in Libano, messo sotto grande pressione dalla guerra in Siria e l’Onu sta facendo tutto il possibile per aiutare con il fondamentale sostegno italiano”. “Da decenni Roma”, ha sottolineato Ban, “è la base della lotta globale contro la fame, Roma come sede delle agenzie come la Fao, fondi e programmi (Pam e Ifad)”.
Le parole di Renzi
“Se l’Italia ha bisogno dell’Onu, ed è vero, le Nazioni unite hanno bisogno dell’Italia, del suo cuore e della sua passione”. Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha concluso il suo intervento. Rivolto a Ban Ki-moon, Renzi ha sottolineato: “L’accoglie l’Italia intera, per ciò che lei rappresenta. L’Italia dei militari impegnati in vari scenari del mondo, in alcuni casi direttamente con la guida delle Nazioni unite: penso al Libano, al Kosovo, ai tanti uomini e donne che lavorano perché la pace non sia solo un concetto astratto. L’Italia dei volontari, cui per la prima volta dopo anni torniamo ad aumentare con la legge di stabilità i fondi per la cooperazione internazionale. L’Italia degli ufficiali che diventano infermieri per far nascere una bambina a bordo di una nave della Marina Militare. L’Italia che si occupa di piccole isole e grandi continenti”. Ma Renzi ha anche ricordato un momento buio della storia dell’Onu. Citando le parole di Antonio Segni, presidente del Consiglio al momento dell’adesione, sull’Onu come Parlamento di popolo ‘dove aspiriamo a vedere rispettati i diritti dei piccoli Paesi e delle grandi potenze’ e dove si riesca a garantire la pace e i diritti per tutti, il premier ha aggiunto: “Sono parole che a volte l’Onu non è stata in grado di far rispettare: non posso non ricordare il fallimento di 20 anni fa a Srebrenica, per impegnarci affinché queste cose non accadano mai più”.
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