La firma dell’intesa sulle questioni fiscali tra l’Italia e la Svizzera, è un passo nella giusta direzione e di forte interesse per la comunità italiana in Svizzera, che ha sviluppato, nel tempo, un rapporto sociale e umano tale da superare i pregiudizi e gli steccati imposti, in passato, dai rispettivi confini nazionali. Andavano superate le divisioni, le polemiche, le resistenze, l’insieme di incomprensioni che avevano in parte avvelenato il clima dei rapporti tra le due nazioni amiche.
In primis, la presenza della Svizzera nelle liste nere (Black liste) a causa dei capitali, in centinaia di miliardi, illegalmente detenuti dai cittadini italiani in conti svizzeri grazie al segreto bancario. Il voto referendario del febbraio 14 sulla limitazione della libera circolazione, prevista dagli accordi bilaterali tra la confederazione, l’Unione Europea e i suoi stati membri, approvato a stretta maggioranza (ca. ventimila voti di scarto) dal popolo svizzero – ma con un voto quasi plebiscitario degli elettori del cantone Ticino – fu un momento di forte tensione tra la Svizzera, l’Italia e l’Unione.
Per quanto riguarda il cantone Ticino, è persino inutile rimarcare lo straordinario contributo della Lombardia e del Piemonte al suo sviluppo. I tecnici e i lavoratori di ogni professione che hanno trovato in Ticino, nei Grigioni e nel Vallese la possibilità di espletare con successo la loro attività, hanno contribuito allo sviluppo dei cantoni e delle regioni italiane limitrofe nel corso di molti decenni. Ecco il perché dell’intesa che, una volta completata sul piano politico e tecnico, può aprire un nuovo capitolo nei rapporti tra le due nazioni. Il 19 dicembre 2014, la Svizzera e l’Italia hanno parafato un protocollo di modifica alla convenzione doppia imposizione che prevede lo scambio automatico di informazioni su domanda delle due parti. Il protocollo di modifica è applicabile dal giorno della firma vale a dire dal 23 febbraio 2015.
Il capitolo più importante dell’accordo riguarda i contribuenti italiani che detengono, illegalmente, un conto in Svizzera e che possono partecipare alla dichiarazione volontaria del capitale posseduto alle stesse condizioni di quelle applicate a paesi che non figurano nella lista nera italiana. Entrambi gli stati possono agire per identificare le persone che intendono dissimulare valori patrimoniali non dichiarati. Per quanto riguarda i lavoratori frontalieri, operanti nei cantoni confinanti con l’Italia (ca. 75.000), essi sono attualmente soggetti alla imposizione in Svizzera. I cantoni interessati versano all’Italia il 38,8% del gettito fiscale destinato ai comuni di residenza.
In futuro, i frontalieri saranno assoggettati a una doppia imposizione: nel cantone svizzero in cui esercitano la loro attività e nello stato di residenza, rispettivamente del 70 e del 30 per cento. Su tale problema sono previste delle fasi in progress anche per rispondere, visto il differenziale impositivo tra i due paesi (quello svizzero è molto inferiore all’italiano), alle preoccupazioni dei lavoratori frontalieri e degli stessi comuni di confine. Con l’entra in vigore del protocollo di modifica della Convenzione doppia imposizione la Svizzera sarà tolta dalla lista nera.
In conclusione, dopo anni di controversie, l’accordo tra la Svizzera e l’Italia pone le basi per il superamento delle frizioni del recente passato e per il rafforzamento della cooperazione tra i due paesi in ogni campo. E permetterà ai cantoni di confine di affrontare in positivo i problemi dei rapporti tra le due comunità legati alla presenza dei lavoratori frontalieri che sono stati, pur tuttavia e in tutti questi anni, gli attori protagonisti dello sviluppo.
Considerati a torto portatori di concorrenza (dumping sociale), non è a loro che si può chiedere il rispetto della normativa e dei contratti aziendali, ma alle forze politiche e sociali del Ticino, dei Grigioni e del Vallese, anche in stretta collaborazione con le forze politiche e sociali delle regioni italiane interessate, perché sia valorizzato appieno il loro lavoro, la loro professionalità, il sacrificio e l’impegno con cui hanno operato, oltre allo spirito aperto e solidale con cui si sono rapportati alla popolazione locale. Se ciò avverrà avremo aperto una nuova pagina dei rapporti italo – svizzeri nel segno della vicinanza e della collaborazione nell’interesse delle due nazioni amiche.
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