Francesco e il giubileo della misericordia
Il Papa, fautore di un nuovo cattolicesimo, ha aperto il giubileo della misericordia a Roma. Misericordia, un sentimento che esprime solidarietà verso la miseria, morale e spirituale, altrui.
Misericordia verso il sud del mondo per aiutarli a non commettere, nel loro sviluppo, gli stessi errori dell’occidente. Errori – visto l’insensato aumento della temperatura prodotto dai combustibili fossili – che stanno mettendo in pericolo l’esistenza di milioni di viventi sul nostro pianeta.
Credo, in ogni sua forma, e libero mercato si possono incontrare per costruire le società del secolo ventunesimo. Da alcune settimane, Mark Zuckerberg, il giovane di 31 anni, fondatore di Facebook, è padre di una piccola i cui genitori hanno voluto si chiamasse Maxima. Il giorno stesso della nascita della piccola, dal nome promettente, lui ha fatto lo storico annuncio: ho deciso di donare progressivamente il 99% della mia fortuna- all’incirca 45 miliardi di dollari- per opere di assistenza e beneficenza. Zuckerberg, grande ammiratore di Bill Gates, il fondatore della Microsoft, ha dunque deciso di utilizzare le sue ricchezze per il bene dell’umanità che soffre. Pierre Dac, l’umorista, cantante e attore francese, grande figura della resistenza contro l’occupazione nazista della Francia, aveva della beneficenza una opinione molto netta. Egli usava dire: donare ostentando il buon cuore, non è bello, ma non donare, nel silenzio dell’indifferenza, non è sicuramente meglio.
Nel corso degli ultimi dieci anni i possessori delle tre più grandi fortune americane hanno deciso di consacrare l’essenziale della lor ricchezza a delle cause meritevoli. Warren Buffett, il secondo americano più ricco, annunciò nel 2008 di donare l’essenziale delle sue azioni alla fondazione del suo amico Bill Gates, il compagno delle leggendarie sfide a bridge. Nel contempo nasceva e si sviluppava “giving pledge”, ( più o meno: cedere in pegno )un movimento di ampiezza internazionale composto da alcune centinaia di miliardari planetari impegnati a donare una parte importante dei loro beni per cause umanitarie.
Gli americani sono stati i precursori della nouvelle vague, solidale e filantropica. E ciò è, in parte, spiegabile. Il capitalismo americano è di una durezza inossidabile allo stato d’animo. E grazie a questo processo, che i sociologi chiamano “distruzione creativa”, ha prodotto, dall’avvento della civiltà industriale, il suo grande sviluppo.
E ciò che avviene, similmente, oggi, nell’altra parte del globo, in Cina. E d’altronde, esiste presso molti capitani d’industria, non solo americani, una volontà di redenzione che si sviluppa sul cammino di una generosità non comune. Esiste più di una via per arrivare al paradiso, ha commentato Warren Buffett, il giorno del suo preventivo testamento ereditario. Il lavacro redento è, tuttavia, il più eccitante. Peraltro, il fisco americano, detassando le donazioni, favorisce largamente la tradizione. La seconda ragione si situa nello spirito pioneristico americano. Naturalmente, i parenti dei benefattori avranno quantomeno diritto, ciascuno di loro, a una consistente eredità. E la piccola Maxima Zuckerberg potrà conservare per se stessa la sommetta di 450 milioni di dollari.
E poi ognuno avrà, a suo modo, la possibilità di fare fortuna grazie alla sua volontà e intelligenza creative. Oltre atlantico, d’altronde, negli Stati Uniti, il denaro guadagnato non ha il medesimo valore di quello ereditato. A differenza dei paesi europei, di quelli latini in particolare, Italia e Francia incluse, ove la ricchezza ereditata non soffre di alcuna contestazione morale. Esiste, infine, una terza ragione che giustifica e spiega l’attitudine filantropica.
Sta nell’assunto: rendo molto alla società perché mi ha dato grandi possibilità di riuscita. Il principio di base che animò a suo tempo i Rockefeller, i Carnegie e i Getty. Proviene in forma diretta dalla “parabola dei talenti” tanto cara ai protestanti di ogni latitudine, calvinisti o luterani, newyorchesi, ginevrini o amburghesi. Lo spirito largamente analizzato da Max Weber nella sua opera maggiore “L‘ etica protestante e lo spirito del capitalismo.” In Europa esistono migliaia di fondazioni umanitarie a testimonianza di un nuovo stato d’animo. Evidenziano, forse, un cambiamento culturale e l’avvento di un capitalismo dal volto umano.
Come dice molto bene l’adagio: “Chi dona ai poveri presta a Dio”
E così sia.