Il Consiglio federale ritiene un approccio inadeguato l’iniziativa contro la speculazione sulle derrate alimentari e nuocerebbe anche all’economia svizzera
“Con un sì all’iniziativa si eviterebbe una crescita dei prezzi sulle derrate alimentari, su cui soffrirebbero i più poveri nel mondo”. Il presidente dei Giovani socialisti (GISO), Fabian Molina, illustra l’obiettivo dell’iniziativa popolare “Contro la speculazione sulle derrate alimentari” che sarà in votazione il 28 febbraio. La fame e la mancanza di cibo nel mondo sono un tema importante e la realtà è drammatica: circa 800 milioni di persone nel mondo soffrono la fame. Le cause sono la siccità e le inondazioni, ma secondo i promotori dell’iniziativa (PS, GISO e organizzazioni umanitarie) anche le speculazioni finanziarie sugli alimenti di basi, come il granoturco, il mais o il riso. L’oggetto in votazione chiede di combattere le speculazioni, vietando agli istituti finanziari le operazioni speculative con i derivati agricoli, stabilizzando i prezzi. Il divieto permetterebbe di lottare in maniera più incisiva contro la fame nei paesi più poveri, evitando un’impennata dei prezzi inaccessibili a questi paesi.
Ma per il Consiglio federale, che condivide l’obiettivo dell’iniziativa di combattere la fame nel mondo, questo non è lo strumento corretto. Per il presidente della Confederazione, Johann Schneider-Ammann, è chiaro: “La speculazione sugli alimenti di base non è il motivo per la fame e la povertà nel mondo”. Lo strumento giusto è l’aiuto allo sviluppo, dove la Svizzera investe ogni anno 3 miliardi di franchi in progetti di sviluppo. Inoltre il divieto sarebbe un problema per la piazza economica della Svizzera e pregiudicherebbe il benessere economico della popolazione. Schneider-Ammann si basa su diversi studi che dimostrano come l’impennata dei prezzi sugli alimenti di base sia in maggioranza imputabile a fattori climatici, a interventi statali dei paesi che bloccano in parte le esportazioni. In Svizzera non esistono, secondo Schneider-Ammann, piazze commerciali per le derrate alimentari e “un divieto delle speculazioni in Svizzera non avrebbe alcun effetto su quanto accade nei mercati internazionali”.
Argomenti che sono ribattuti dai favorevoli all’iniziativa. Per la consigliera di stato, Pascal Bruderer (PS), del comitato d’iniziativa “la Svizzera è un punto nevralgico del commercio con i generi alimentari e dei prezzi”, ma nonostante ciò “in confronto a Stati Uniti d’America e Ue si è indietro con la regolamentazione del commercio”. La Svizzera ha una grande responsabilità nel commercio mondiale e l’iniziativa è un passo nella giusta direzione. Caroline Morel, direttrice di Swissaid, è d’accordo sul clima “come importante aspetto del problema della fame”, ma aggiunge che la crisi che ha toccato gli alimentari dal 2007 al 2008 ha dimostrato che la speculazione ha avuto un enorme influsso. “I dati degli studi dell’ONU e della Banca mondiale, hanno evidenziato che il 60-70% delle impennate dei prezzi è da ricondurre a una speculazione nociva”.
Schneider-Ammann riconosce che altri paesi s’impegnano a ridurre la speculazione sugli alimentari, ma che nessuno ha attuato le misure in tal senso. Dunque un impegno della sola Svizzera è sbagliato e causerebbe “un enorme aumento della burocrazia e alcune imprese potrebbero valutare se restare o lasciare la Svizzera”. Le conseguenze saranno perdite di posti di lavoro, un aspetto che non preoccupa Molina: “Le grandi banche hanno pochi impiegati nella speculazione degli alimenti e sarebbero alcune centinaia i posti che andrebbero persi”. È dunque difficile per i cittadini sapere in che direzione muoversi e il voto potrebbe essere incerto fino all’ultimo.
.