Tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio il dialogo è pressoché inesistente da quando è stato bocciato dalla Corte Costituzionale il Lodo Alfano. Il premier, alla notizia della bocciatura, dichiarò che si sentiva “preso in giro” dal Capo dello Stato che a suo tempo aveva preteso modifiche al testo, sicuro che l’esame della Corte sarebbe stato superato e invece non è stato così.
Da allora il gelo non è mai stato sciolto, anzi, la settimana scorsa l’incomunicabilità è diventata ancora più marcata, con un botta e risposta che fa prevedere un clima di tensioni.
Da cosa è stata provocata questa escalation tra il Capo dello Stato e quello del governo? Dopo la bocciatura del Lodo Alfano varie Procure hanno cominciato a scaldare i muscoli per “accerchiare” il premier con accuse pesanti, anche se non trovano riscontro.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’ira di Berlusconi è stata l’utilizzazione impropria del pentito Gaspare Spatuzza, che in un processo a Torino a carico di Dell’Utri, ha fatto il nome del premier come di colui che avrebbe stretto un accordo con i boss Graviano. A parte il merito della questione – e cioè che è un’accusa inconsistente come prova in quanto si basa sul “sentito dire”, su una confusione di date e su un’ambigua provenienza (il “pentito” ha commesso 40 omicidi e sei-sette stragi e dunque è interessato a pentirsi per avere diritto ai benefici) – il premier si è sentito offeso perché una dichiarazione del genere, prima di essere data in pasto al mondo, va verificata, perché se è vera vorrebbe dire che l’Italia è governata non da una persona onesta, e se è falsa vuol dire che è una calunnia urbi et orbi, tanto più grave in quanto la notizia mette in cattiva luce l’intero Paese.
Qualche giorno dopo, la deposizione a Palermo del boss Graviano ha smentito Spatuzza. Tuttavia la conferma o la smentita, senza prove, obbediscono ad un uguale disegno, che è solo quello della mafia. All’indomani della dichiarazione, dunque, di Gaspare Spatuzza, l’inconsistenza dell’accusa era talmente evidente che il 70% degli italiani non ha creduto alle sue parole. Si comprende perciò che il premier, trovandosi a Bonn al congresso del Ppe, abbia accusato “il partito dei giudici”, la qualcosa non è piaciuta a Giorgio Napolitano che ha reagito dicendo, in sostanza, che si erano oltrepassati i toni e i modi di un corretto rapporto istituzionale, tanto più che le frasi del premier erano state pronunciate all’estero.
Il premier non solo non ha smentito o addolcito, ma ha attaccato il Capo dello Stato invitandolo ad occuparsi dei magistrati che fanno politica, alludendo al fatto che il Presidente della Repubblica è anche Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Questa reazione ha irrigidito anche il Presidente della Camera, che ha invitato il premier a chiarire, ma Berlusconi, ritenendo di essere vittima di un clima di odio incrociato, ha tirato per la sua strada, deciso al muro contro muro.
Tra Fini e Berlusconi, dunque, sono riprese le ostilità, al punto che Pierferdinando Casini, in un’intervista, ha fatto due dichiarazioni pesanti. La prima è che in caso di elezioni anticipate l’Udc farebbe “fronte comune con il Pd e l’Idv”, la seconda è che da parte di Fini potrebbe venir fuori “una sorpresa”.
In sostanza Casini ha fatto capire che il Presidente della Camera e cofondatore del Pdl è già passato dall’altra parte. Ovviamente ci sono state correzioni di tiro, ma sul messaggio nessuno ha ormai più alcun dubbio. Quanto al “fronte comune” con il resto dell’opposizione (Pd ma soprattutto Idv) con cui Casini ha sempre tenuto a marcare le distanze, la dice lunga sul clima politico che si è creato nel Paese, al punto che gli esponenti del Pdl hanno avuto facile gioco a far notare le contraddizioni di una simile alleanza che si reggerebbe solo sull’antiberlusconismo di vecchia memoria prodiana, con un’Unione che ha vinto nel 2006, seppur di poco, le elezioni ma che poi non è riuscita a governare per le differenze inconciliabili di programma. L’impressione è che il conflitto istituzionale sarà destinato a protrarsi fino a quando non sarà raggiunto un clima di correttezza tra avversari politici, ma questo nuovo clima lo si potrà ottenere solo a condizione che tutti abbiano il giusto senso di responsabilità.
La settimana politica ha fatto registrare la prima uscita del nuovo partito fondato da Rutelli, l’Alleanza per l’Italia (Api). Durante la Convention Rutelli ha detto che bisogna guardare al centro, sia perché tra il Pd e il Pdl si è innescato un conflitto che non porta da nessuna parte, sia perché il Pd, con il suo antiberlusconismo “datato” e inconcludente sembra andare alla deriva, sia perché il Pdl poggia su un Berlusconi ormai assediato e alla fine della sua parabola politica. Rutelli ha detto anche che il Pd e il Pdl sono dominati e succubi della loro parte estrema, la Lega e l’Idv, e che quindi urge ricostruire l’Italia con nuovi riferimenti moderati. Per ora l’Api sta erodendo in modo particolare il Pd in quanto sono sempre più numerosi coloro che lo lasciano dopo l’elezione a segretario di Bersani, accusato di guardare a sinistra, con la parte cattolica che si sente “ospite”, ma, quanto al voto elettorale, non ha molta presa se è vero che i sondaggi lo danno all’uno per cento.
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