Da qualche giorno non si fa altro che parlare di questa nuova epidemia diffusa perlopiù nell’America Latina. Ultimamente alcuni casi anche in Europa
Il virus Zika è stato isolato per la prima volta in Uganda nel 1947 ma con una presenza esigua. A cominciare dalla scorsa primavera però, Zika è ritornato in azione in Brasile dove sono stati rilevati migliaia di casi. Contro Zika, trasmesso dalla zanzara Aedes Aegypti, purtroppo non esiste ancora nessun vaccino e anche se provoca solo una lieve infezione con febbre e qualche sfogo cutaneo, nelle donne in stato di gravidanza sarebbe fortemente pericoloso poiché pare che possa portare a malformazioni del feto. Da aprile a oggi, infatti, le autorità di Brasilia hanno registrato oltre 3.500 nuovi casi di microcefalia nei neonati, una malformazione neurologica in cui le dimensioni del cranio non si sviluppano in modo corretto e rimangono al di sotto della media. Per ora Zika ha già contagiato 24 Paesi tra America Latina e Caraibi ma alcuni casi sono stati individuati in Gran Bretagna, Germania e Spagna, anche se si trattava sempre di persone di ritorno da qualche viaggio nei paesi più coinvolti. Anche se purtroppo non è impossibile che Zika si diffonda anche in Europa, come spiega l’infettivologo dell’Istituto Spallanzani di Roma, Emanuele Nicastri: “In questo momento non c’è pericolo di trasmissione secondaria da parte degli eventuali casi importati dai paesi epidemici ma in teoria durante la primavera e l’estate questo pericolo potrebbe esistere” per esempio il virus potrebbe essere trasportato attraverso la nostra zanzara tigre. La zanzara tigre, infatti, anche se è “un vettore meno efficiente ma comunque può trasmettere l’infezione”. Per l’infettivologo serve “un’attenzione importante nell’ identificazione precoce dei casi e nell’utilizzo di misure di bonifica delle zone dove l’eventuale paziente ha soggiornato dopo il ritorno dai paesi epidemici”.
Non è semplice, ma si può anche fare prevenzione prima di tutto evitare viaggi nei paesi dove è diffusa l’epidemia e poi è importante avvalersi di misure di protezione individuale contro le punture di zanzara al chiuso e all’aperto, soprattutto dall’alba al tramonto e questo è valido soprattutto per le donne in gravidanza. Inoltre se al ritorno di viaggi in zone coinvolte, e nei 21 giorni successivi si dovesse accusare sintomi compatibili con il virus Zika come febbricola, dolori articolari e muscolari, eruzioni cutanee, congiuntivite è importante rivolgersi prontamente al proprio medico curante per tutti gli accertamenti del caso.
Lo scorso 1 febbraio a Ginevra, Margaret Chan, direttrice generale dell’Oms, ha convocato per una riunione d’emergenza per studiare “misure per contrastare la propagazione ‘esplosiva’ del virus”. Quello che preoccupa “particolarmente” l’Oms è “la rapida evoluzione” della situazione e la diffusione del virus che in alcuni Paesi “è stata associata all’aumento di nascite con il cranio di dimensioni piccole in maniera anormale”. Visto che il veicolo di trasmissione è la zanzara Aedes Aegypti quello che molti esperti suggeriscono è di “concentrarsi sul controllo dei vettori dell’infezione”. Nel frattempo sembra che un vaccino dovrebbe essere pronto per i test in due anni, ma potrebbero passare 10 anni prima della sua messa in commercio.