Qualche mese fa chiedevo in un mio intervento alla Pagina di esprimersi sul valore del giornalismo libero. Non ho avuto risposte e non credendo a nessun servilismo di interessi da parte del giornale, nasce una domanda spontanea. Chi finanzia in Svizzera come in altri paesi la carta stampata, non sono coloro che hanno degli interessi affinché vengano scritte delle cose piuttosto che altre?
Rispettando il parere del Signor Petta che si esprime in modo alquanto preciso sul tema “La sovranità politica sta morendo”, amerei di più il titolo “la sovranità dei cittadini sta morendo”. Chi si impegna e aspira essenzialmente alla difesa della collettività e non alla propria poltrona, vede aldilà della politica. Citerei come modello di impegno civile del momento, Giulio Regeni il giovane ricercatore torturato e ucciso al Cairo. Si dirà che il ragazzo era in stretto contatto con il mondo sindacalista, e come attivista (peraltro straniero) faceva scomodo al governo militare di Al Sisi, che dal golpe del 2013 alimenta la repressione civile giustificandola con la guerra al terrorismo. Ecco credo che si dirà tutto questo di Regeni, riservandoli tutti gli onori con un funerale di stato alla presenza delle più alte autorità. In un lapsus di informazione libera, io accuserei apertamente l’Egitto che è in coda a tutta le classifiche mondiali per rispetto della libertà di stampa, della repressione messa in atto dopo il golpe, segnalando singoli casi e numeri alla mano parlerei delle condizioni delle donne e altre ingiustizie. Ma come per la visita del ministro Iracheno dallo zerbino Renzi, si tacerà ogni verità in nome degli affari in corso.
Le imprese italiane impegnate in Egitto sono oltre un centinaio. Operano in diversi settori: su tutti gli idrocarburi, poi ci sono le costruzioni, l’energia, il tessile, meccanica e anche il settore bancario. Non manca quasi nessuno dei big. C’è l’Eni, e poi Banca Intesa San Paolo, Italcementi. Oltre 5 miliardi di euro. Tanto vale l’interscambio commerciale fra l’Italia e l’Egitto.
Io non credo nella sovranità politica, non perché non la ritengo giusta, ma per le seguenti argomentazioni che seguono. La piccola Italietta (così come la stessa Germania) può ben poco da sola, di fronte alla crisi economica internazionale, la crisi del debito e il cortocircuito che si è creato tra debito bancario e debito pubblico. Sono tutti fenomeni internazionali e come tali necessitano soluzioni globali.
Mentre la nostra politica parla da anni sulla legge di stabilità, e le opposizioni di turno sono sempre contro tutte le proposte a secondo del tornaconto elettorale e della propria poltrona, e in Svizzera chi non è nei Comites o altre organizzazioni sputa veleno di ogni tipo, economia e finanza ragionano globalmente. Se i titoli di Stato di un Paese sono detenuti da un istituto di credito in un altro, o se una determinata realtà economica investe in un altro Paese, va da sé che la questione non è più strettamente nazionale.
Qualche anno fa leggevo sulla lungimirante della classe politica che dovrebbe indirizzare l’attenzione dei cittadini, invece che sulla difesa della propria sovranità nazionale, verso un rafforzato potere di controllo da parte del Parlamento europeo (eletto direttamente dai cittadini. Si ragionava su come attuare la protezione del principio di solidarietà comunitario nel caso di un Paese in difficoltà (vedasi Grecia), una maggior partecipazione popolare e tanto altro.
Cosa ci dicono gli eventi di questi ultimi anni? Esattamente ciò che viene detto oggi per raccogliere più voti nelle campagne elettorali di mezza Europa. Riappropriamoci della sovranità nazionale e della nostra moneta, chiudiamo le frontiere ai profughi, difendiamoci dagli stranieri criminali (vedi Svizzera). Secondo voi esiste una comunità unita e solidare di italiani in Svizzera? Magari ai tempi di Schwarzenbach c’era unione dettata dal degrado e dalle umiliazioni che dovevamo subire. Ma oggi tutto è cambiato e al di fuori delle generazioni di prima e seconda generazione o degli addetti ai lavori, a nessuno interessa il mondo delle associazioni e dei rappresentanti politici.
Leggo da anni sul vostro giornale, delle promesse in tempi di elezioni, di rivendicazioni e di lotte per pagare meno tasse sulle proprie proprietà, dibattendosi nei sempre meno frequenti incontri con il mondo dell’immigrazione, sulla chiusura dei consolati, sulla burocrazia inefficace, sui pagamenti in ritardo ecc. La vera forza di coraggio da parte di tutti noi, che ancora crediamo nella favola della sovranità e generosità dello stato italiano, sarebbe di unire tutte le forze per imporre i nostri diritti nel paese in cui viviamo, e di cui siamo cittadini di seconda categoria. Mobilitandoci per esempio, a respingere con slogan convincenti di votare contro “Iniziativa per l’attuazione”, che permetterebbe ad un giudice di espellere un cittadino privo di passaporto svizzero nel caso abbia commesso dei reati giudicati criminali.
Tutti i cittadini di uno Stato di diritto, inclusi gli stranieri hanno il diritto di essere sentiti prima che venga pronunciata una sanzione contro di loro. Se l’«iniziativa per l’attuazione» sarà adottata, questi diritti verranno meno e lo Stato di diritto sarà compromesso. Vi sembra poco come motivo almeno di discussione o dibattito? La verità è che tutto questo al di fuori del nostro mondo italico ci fa paura.
Ci hanno inculcato sin da bambini che dobbiamo essere efficienti e rispettosi sul lavoro, pagare regolarmente i conti a fine mese, e rimanere muti per quanto riguarda ogni discorso politico. Solo per il fatto di non possedere la nazionalità svizzera, anche i secondos ben integrati verrebbero allontanati dalla famiglia e dagli amici per un reato minore. Eppure ce la meniamo tra di noi per faccende italiche di minore risonanza nella nostra vita quotidiana. Bisogna tenere presente che la finanza, i poteri forti le banche e la dittatura eurocratica, agisce con astuzia, posizionando i loro uomini privi di ogni mandato democratico (Monti, Letta e Renzi), e dopo che hanno svolto il loro compito vengono abbandonati al loro destino.
Li chiamerei camerieri delle banche della finanza, in cui lo Stato che essi rappresentano, deve mettere il debito in balia dei mercati, pagare tassi di interessi astronomici perché non può indebitarsi direttamente con la BCE ad un tasso agevolato. È così che OGNI Stato europeo perde la sua sovranità. È così nata la dittatura europea guidata dalla finanza, dalle banche e dalle grandi corporazioni.
Pluchino Mario
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