Da 20 anni vige la legge sulla parità dei sessi (LPar), uno strumento essenziale per la parità fra uomo e donna e che dovrebbe proteggere dalla discriminazione nel mondo del lavoro. La legge ha avuto il merito di creare dinamiche per eliminare le disparità e di mettere a disposizione strumenti per fare valere i propri diritti a livello salariale. Ma dopo 45 anni del diritto di voto alle donne e con la LPar, la parità tra i sessi ha fatto alcuni passi, lontana comunque dall’obiettivo prefisso. Gli affetti auspicati mancano e le differenze tra i sessi restano sensibili: oggi nei posti di vertice nelle imprese le donne sono ancora sotto rappresentate e spesso non guadagnano quanto i loro colleghi. La differenza di salario nel 2012 era del 18.9% nell’economia privata e del 13.6% del settore pubblico, senza una spiegazione delle cause in quattro casi su dieci.
I limiti della LPar, ma anche i progressi, sono stati discussi un convegno nazionale a Neuchâtel. Sylvie Durrer, direttrice dell’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (UFU), ha dichiarato che “la legge ha avuto un effetto preventivo, ma che i casi portati in tribunali non sono stati numerosi”. Troppo il peso sulle vittime di “opporsi al datore di lavoro in Svizzera”. Per rendere più incisiva la lotta alla disparità c’è in consultazione un avamprogetto di legge federale, che prevede che i datori di lavoro che impiegano più di 50 persone siano obbligati a svolgere un’analisi dei salari ogni quattro anni. Molte imprese hanno dato la disponibilità a eseguire regolarmente un’analisi interna e far controllare i loro rapporti da un organo esterno. Le persone “discriminate” potranno appoggiarsi sul rapporto e reagire alle ingiustizie. “Un progetto timido, ma equilibrato”, spiega Sylvie Durrer, e un’ulteriore via affinché il principio del “salario uguale per un lavoro di uguale valore” diventi realtà.
Il tema della parità dei sessi è tutt’altro che risolto. Nel 2016 i giovani ne sono coscienti, ma il tema non ricopre un ruolo importante, come lo fu per la generazione dei genitori. Pensano che i ruoli tradizionali siano spariti, la parità venga accettata e che le donne abbiano le medesime possibilità se competenti. Ma conciliare le molte funzioni di una donna – lavoro, educare i figli, l’economia domestica – è ancora difficile e porta a situazioni di stress. Manca comunque ancora l’apporto degli uomini, lontani da una emancipazione efficiente, ma si riscontra una certa lotta per l’accettanza nella società come “persona di famiglia” e per il loro desiderio di lavorare meno, realtà ancora poco diffusa nel mondo del lavoro.
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